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Diego Loi: «Sanità e viabilità legati a doppia mandata per il rilancio della provincia di Oristano»

di Enrico Carta

	Il consigliere regionale Diego Loi
Il consigliere regionale Diego Loi

Le interviste ai consiglieri regionali eletti nel nostro territorio. Focus anche sulle regole per le energie rinnovabili, l’ambiente e i beni culturali

15 maggio 2024
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Oristano Consolidato il consenso che l’ha portato ad avere 1.151 voti, oltre 400 in più di quelli che gli avevano garantito la prima elezione in consiglio regionale, Diego Loi ha chiare le strategie su cui concentrare la propria azione per la nuova legislatura. Consigliere per l’Alleanza Verdi Sinistra siede tra i banchi della maggioranza e da qui spera di avere la forza di incidere in maniera più netta rispetto a quanto non gli sia stato possibile durante i precedenti cinque anni, passati sui banchi della minoranza.

Sindaco di Santu Lussurgiu e presidente dell’Unione dei Comuni del Montiferru e Alto Campidano, indica due priorità sulle quali poi si innestano le altre. Sono aspetti collegati inscindibilmente l’uno all’altro e rispondono al nome di sanità e infrastrutture viarie. Guai a separare l’una dalle altre perché riflettono entrambe quegli aspetti con cui si riassume al meglio la situazione dell’Oristanese. «Sono problemi strutturali e come tali vanno affrontati. La sanità deve essere territoriale e ciò si può fare solo rafforzando il sistema della distribuzione dei servizi sul territorio. Il discorso non cambia se affrontiamo la questione delle infrastrutture viarie, perché sono due diritti imprescindibili che devono essere garantiti ai cittadini – esordisce Diego Loi –. Faccio un esempio: nei giorni scorsi, la protezione civile del paese che amministro ha aiutato la Provincia per pulire la strada e le pertinenze della strada che porta da Bonarcado a Santu Lussurgiu. Senza infrastrutture degne di tal nome e senza una sanità presente non solo nei poli principali sardi, possiamo dare dignità ai territori?»

Non c’è bisogno di una risposta perché è sottintesa ed è il motivo per cui, più che cercare di tamponare le emergenze, Diego Loi ritiene sia «necessario un piano straordinario su entrambi gli aspetti. C’è, la Legge sulla montagna in discussione nel governo che riguarda anche la nostra provincia. È anch’essa utile per calibrare le politiche in base alle specificità territoriali. La scuole e la sanità, ma anche altri servizi vanno considerati sulla base dell’accessibilità territoriale». La sua è tra l’altro un’area che, dopo l’incendio del luglio 2021, porta i segni evidenti della ferita ambientale che non poteva essere risanata in poco tempo, «ma che è stata curata dalla Regione nella maniera sbagliata. La parte in carico ai Comuni, con la questione dei ristori ai privati e la gestione dell’immediata emergenza, è stata completata – prosegue Diego Loi –. È andato male invece ciò che avevamo chiesto che si facesse. I Comuni non sono stati chiamati a lavorare e a confrontarsi sulla pianificazione della rinascita assieme alla Regione. C’erano svariati elementi da mettere insieme, immaginando il ripristino del bosco perduto e la contemporanea valorizzazione del Montiferru. Al momento manca ancora un piano che rafforzi la protezione del territorio».

Se poi a ciò si aggiunge che «con una leggerezza disarmante» si è concessa a Enel Green Power la possibilità di realizzare un parco eolico ad appena un mese e mezzo dal rogo nelle terre percorse dall’incendio, «si capisce quanto poco si sia pensato al territorio in maniera organica». Ora la speranza è che le prime mosse della giunta Todde servano a fermare la macchina delle rinnovabili già in moto, ma senza un ordine. «Sgombriamo il campo da equivoci – prosegue Diego Loi –, sono favorevole al 100% alle rinnovabili, però stiamo assistendo a un fenomeno incontrollato con un proliferare di progetti che non sono inquadrati in un discorso più generale. Non ne faccio una questione di campanile, ma è indispensabile che la Regione, che durante la precedente legislatura ha dormito esponendo le comunità a guerre fratricide per evitare di avere sul proprio territorio gli impianti, faccia un’analisi oggettiva sui fabbisogni energetici, sul senso del piano energetico nazionale e sulle ricadute che avrà sui cittadini tutti, non solo quelli sardi. Invece sta accadendo che ciascuno stia immaginando un percorso di comunità energetica che va molto oltre il fabbisogno sardo. È qui che mi interrogo sul valore del paesaggio che possiede, in alcune zone più che in altre, specificità alle quali non possiamo rinunciare ospitando ovunque parchi eolici e impianti fotovoltaici. Per questi ultimi c’è una miriade di tetti a disposizione».

A proposito di incastri, a tutto questo discorso si collega quello dei beni culturali «realtà consolidata per il territorio. Il discorso è simile ad altri – conclude Diego Loi –. Servono una pianificazione territoriale e una visione di avanguardia che portino le comunità a formare un sistema».

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