Frac e papillon invece del costume sardo, la piazza si divide sul vestito della pariglia del componidori
Sartiglia dei contadini, Angelo Porta e Pietro Putzulu spiegano la scelta dell’ inusuale abbigliamento
Oristano «La scelta è partita dalle nostre cavalcature: tre cavalli così maestosi e affascinanti, con un’andatura di tale portanza e portamento, trasmettono eleganza a ogni passo. Così, non potevamo che rendergli omaggio con dei costumi che dessero un completamento al quadro complessivo, e che valorizzassero la storia di questa magnifica manifestazione, che ho avuto l’onore di guidare». Così domenica, per la prima volta a memoria di cronista, sono comparsi al fianco del capocorsa e dei tradizionali nastri rossi del gremio dei contadini, su segundu Angelo Porta e su terzu Pietro Putzulu in frac: un costume che risale alle tradizioni della giostra del 1800. «Allora la Sartiglia di Oristano la facevano i nobili, era un qualcosa solo per benestanti, e non veniva corsa nemmeno ogni anno – ricorda Diego Pinna –. Si organizzava la giostra equestre solo per occasioni speciali della nobiltà locale, come i matrimoni o feste particolari. E per distinguersi dal popolo indossavano abiti elegantissimi, alla moda di allora».
Giacche grigie dalle spalle abbondanti, una sorta di bombetta per copricapo e il papillon a completamento «perché allora la cravatta ancora non esisteva» riprende il componidori di San Giovanni. Più di qualcuno ha storto il naso tra il pubblico in tribuna di via Duomo, dove il colpo d’occhio era evidente, fino a dire che avrebbe preferito il costume tradizionale di Oristano. Ma tant’è che la pariglia va oltre le critiche con serenità, perché «sono scelte che abbiamo fatto ragionando sul taglio che volevamo dare alla nostra partecipazione a questa giostra e sulla mia personalità. E io volevo che fosse l’aspetto storico essere valorizzato più di ogni cosa».