In piazza per riavere la reggia: «Violato lo statuto speciale della Sardegna»
Associazione, ex assessori regionali, ex sindaci, consiglieri regionali e cittadini vogliono che il palazzo torni alla città: «Sì al recupero, no alla nuova prefettura»
Oristano I fatti sono scritti negli atti e nelle leggi: c’è lo Statuto della Regione, all’articolo 14, che vale come legge costituzionale, dal quale consegue che la reggia giudicale, già carcere di piazza Manno, appartiene alla Regione stessa. E ben dieci anni fa, la giunta comunale di Guido Tendas aveva già avviato un elaborato progetto e trattative affinché il bene passasse dal Demanio alla Regione e da questa al Comune; e le ragioni dei fitti passivi, che oggi stanno a monte del progetto che vorrebbe trasformare l’ex carcere nella nuova casa della Prefettura, confluissero in un nuovo edificio, che diventasse un polo per tutti gli uffici dello Stato in città. Di fatto, l’eredità identitaria di quella che fu la casa degli Arborea non può che tornare alla città, che potrà in una sua ristrutturazione oculata e orientata al recupero storico ritrovare le proprie radici.
È con un’istanza di opposizione e contestazione per violazioni statutarie di cui all’articolo 14 della legge costituzionale numero 3 dello Statuto speciale per la Sardegna, che si cerca di bloccare la procedura per la ristrutturazione avviata dal Demanio. I promotori dell’iniziativa hanno inviato il documento a tutti gli uffici della Regione, passando per la presidenza, gli assessorati e l’avvocatura. Tra i destinatari ci sono poi il Comune di Oristano e le procure regionali della Corte Costituzionale. Ieri sera in piazza Manno sono state presentate le ragioni sottese alla riacquisizione al patrimonio regionale dell’ex carcere di piazza Manno, storico edificio nato su quelli che gli archeologi ritengono i resti della reggia giudicale d’Arborea. «Ci stiamo battendo da dieci anni affinché vengano ripristinate le norme statutarie e per restituire la Reggia ai cittadini, siamo quantomeno perplessi di fronte al lancio di questo concorso di idee. Qualsiasi modifica strutturale o utilizzo che non rispetti la storia della reggia è tombare la storia della casata degli Arborea, un valore identitario per Oristano che supera tutte le altre questioni e interpretazioni. La ristrutturazione vorrebbe aprire un passo carrabile nelle mura del Trecento, tanto per dirne una, sono posizioni inaccettabili», ha denunciato il presidente dell’associazione Oristano Nascosta, Marco Piras, che ha promosso l’iniziativa dal titolo “La reggia giudicale di Oristano: tra identità, memoria e diritti”.
Davanti alle porte dell’ex carcere, l’istanza ha trovato il sostegno del presidente di Consorzio Uno ed ex consigliere e assessore regionale all’Urbanistica ed Enti locali, Gianvalerio Sanna, e dei due ex primi cittadini di centro sinistra Pietro Arca, che è anche presidente dell’Associazione culturale “Senatore Lucio Abis”, e Guido Tendas. «La Regione può pretendere questo bene, le norme lo prevedono, quindi si faccia promotore e contesti al Demanio questa iniziativa – ha spiegato Gianvalerio Sanna, che tante volte in consiglio regionale si è battuto per la riacquisizione della Reggia al patrimonio cittadino –. È un atto preliminare ad altre iniziative in altre sedi». «Il centro di Oristano è in una posizione qualificata e la reggia va integrata in un progetto di valorizzazione – ha argomentato Pietro Arca –. Il palazzo è lo scrigno della profonda identità, rifiutarne il cambio strutturale vuol dire difendere la sua funzionalità storica e artistica, preservarla da un falso storico». Ha poi ricordato che la prima istanza per la riacquisizione è datata 1987, quando sindaco era Giorgio Gaviano e lo stesso Pietro Arca assessore ai Lavori pubblici: «Basta riprendere l’iter, è un atto di programmazione che ci darebbe opportunità straordinarie, anche di accesso a bandi per fondi europei». Guido Tendas, che ha ripercorso le fasi delle trattative avviate con il Demanio durante la sua consiliatura da sindaco, si è posto importanti interrogativi: «Il Demanio ci deve dire anzitutto perché l’iter si è arenato e non ha mai risposto al Comune, a prescindere dai cambi di guardia. In secondo luogo, anche questa amministrazione deve prendere posizione netta: se è vero che il sindaco Massimiliano Sanna ha riconosciuto il valore storico della reggia, cosa intende fare per difenderla?»