Antiche mura dimenticate di Oristano, Marcoli: «Mappatura delle rovine, poi il rilancio»
La minoranza in Consiglio sollecita la giunta per un recupero storico e culturale
Oristano Un censimento aggiornato dei resti delle antiche mura medievali: è la richiesta avanzata dal consigliere di minoranza Umberto Marcoli (Alternativa Democratica Progetto Sardegna), che assieme all’intero centrosinistra ha presentato un’interrogazione a sindaco e assessore. L’iniziativa nasce dopo il recente stanziamento di 345mila euro da parte della Regione per il restauro e la valorizzazione di un tratto delle mura storiche, intervento considerato «un traguardo politico e culturale per la città». Nell’interrogazione si sottolinea: «Numerosi resti delle mura, castelletti e strutture murarie sono ancora visibili lungo via Cagliari, via Garibaldi e via Diego Contini, in alcuni casi all’interno di giardini o proprietà private».
Per questo Umberto Marcoli chiede se sia stato avviato un censimento completo e se i dati siano stati trasmessi alla Sovrintendenza e agli uffici competenti. L’interrogazione punta anche a capire se l’amministrazione intenda estendere il progetto di restauro ad altri tratti non inclusi nel finanziamento attuale, promuovendo ulteriori richieste di fondi e collaborazioni istituzionali. Infine, il consigliere sollecita azioni concrete per «garantire la conservazione, la valorizzazione e l’inserimento di questi beni in percorsi culturali e turistici», in linea con la visione di Oristano come centro della cultura medievale sarda.
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, la gran parte dei consistenti resti delle antiche mura nate nel medioevo per proteggere la città dagli assalti di truppe di eserciti nemici, fu spazzata via. Il tempo le aveva rese per gran parte pericolanti e così fu deciso di abbatterle. C’era poi la tendenza urbanistica che ne promuoveva la cancellazione per far posto a nuove costruzioni ritenendo quelle vestigia di scarso valore architettonico, un evento che oggi viene considerato come una grave perdita storica.
In quel periodo si scelse di privilegiare l’urbanizzazione e le nuove costruzioni rispetto alla conservazione delle fortificazioni dell’epoca giudicale. Colpi decisivi che mutarono per sempre l’aspetto di Oristano furono dati in particolare vicino alla torre di Mariano in quella che oggi si chiama piazza Roma e alla Porta a mari nell’attuale piazza Manno. Altri tratti dell’antica cinta muraria che segnavano il limitare dell’ingresso all’antica agglomerato medievale erano andati persi col passare degli anni o perché crollati o perché volontariamente distrutti o perché inglobati direttamente in nuove costruzioni per lo più private.
Oggi, piccole porzioni di esse si possono ancora notare in alcuni giardini o muri di case, ma possono goderne solo i proprietari e, solo in occasione di manifestazioni come Monumenti Aperti, anche i visitatori. È però un’occasione particolare e circoscritta. Qualche anno fa, durante i mesi di esordio dell’amministrazione guidata da Andrea Lutzu ci fu un tentativo poi tramontato di evidenziare almeno lungo le vie pubbliche il percorso che l’antica cinta muraria seguiva. Furono utilizzate delle scritte gialle lungo tutto il perimetro, ma ben presto la vernice si cancellò e in ogni caso non tanti ci fecero attenzione soprattutto tra gli oristanesi, mentre i turisti si chiedevano senza trovare risposte agevoli che cosa fossero quelle scritte sul terreno che calpestavano.
Ora l’attenzione su un patrimonio culturale perduto, edificato per lo più tra l’XI e il XIII secolo, si sta risvegliando assieme a un’attenzione generale per i beni culturali, frutto probabilmente dell’onda lunga generata dalla piena fertile e contagiosa dei ritrovamenti a Mont’e Prama e in tutto il Sinis. È anche prendendo spunto da quel che accade a un tiro di schioppo dal capoluogo che prende le mosse l’iniziativa di Umberto Marcoli.
