La Nuova Sardegna

Scoperta la fabbrica di penne-pistola

Antonello Deidda
Scoperta la fabbrica di penne-pistola

Arzanese e cagliaritano in manette a San Sperate: le armi sparano proiettili calibro 22

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CAGLIARI. Come nei film di James Bond o nei giornaletti di Diabolik. Volevano inondare il mercato del crimine di penne-pistola, all'apparenza innocui giocattoli da mettere sul comò di casa ma in realtà micidiali armi in grado di sparare pallottole vere e soprattutto di passare i controlli negli aeroporti. Ma i due artigiani-armaioli - Enrico Ferrai (70 anni, di Arzana, un passato con una condanna per sequestro di persona) e Marco Testa (61 anni, cagliaritano, piccoli precedenti per droga) - non avevano fatto i conti con una pattuglia dei carabinieri, impegnata sabato pomeriggio in un servizio di controllo nei pressi di un centro commerciale vicino a Cagliari. La Y10 era priva di assicurazione e di certificato di revisione: «Prego, volete seguirci in caserma?». In realtà il maresciallo aveva anche riconosciuto Ferrai. Così, dopo aver tentato una timida giustificazione, Ferrai e il presunto complice sono stati accompagnati in caserma a San Sperate. Ma nel tragitto sull'auto dei carabinieri hanno fatto un altro errore che avrebbero pagato a caro prezzo. Poco prima dell'arrivo in paese, Ferrai ha gettato un sacchetto dal finestrino. Sembrava la custodia di un normale telefonino ma dentro c'era un oggetto metallico tutto cromato, all'apparenza una semplice penna stilografica. Un controllo più approfondito ha permesso invece di scoprire che si trattava di un'arma. E che arma, pericolosissima: un cilindro di metallo assemblato con un meccanismo a scatto e una canna dove è possibile collocare un proiettile calibro 22. Roba pericolosa, in grado di sparare e di essere usata per rapine o incursioni criminali in genere. A quel punto i carabinieri di San Sperate, che hanno lavorato insieme ai colleghi di Iglesias e di Cagliari, hanno deciso di procedere ad una perquisizione domiciliare e sono saltate fuori altre sorprese. A casa di Marco Testa, c'era una santabarbara: 63 penne-pistola già confezionate e pronte per la vendita sul mercato clandestino, 22 in fase di assemblaggio e 200 parti per l'allestimento di almeno altre 40 armi. E poi un paio di pistole, oltre a centinaia di proiettili. La fabbrica di armi clandestine era stata realizzata in una casa di Is Mirrionis a Cagliari, dove i militari hanno sequestrato un tornio industriale e altre attrezzature usate per realizzare le penne-pistola. Per Enrico Ferrai e Marco Testa è scattato l'arresto e per l'arzanese sono di nuovo guai: indicato come uno dei responsabili del sequestro del radiologo cagliaritano Giuseppe Deriu nel 1967, era stato condannato a 18 anni di reclusione e di lui non si era più sentito parlare dopo aver scontato la condanna. I carabinieri non hanno nascosto la soddisfazione per una operazione iniziata come un normale controllo del fine settimana e terminata con la scoperta di armi molto pericolose di cui di rado si è parlato (non soltanto in Sardegna ma anche in Italia) e di cui pochi forse erano a conoscenza. Le penne-pistola sono comparse nei libri di spie o nei film d'azione. Ma esistono testimonianze in alcune operazioni dei servizi segreti: il Mossad israeliano le avrebbe usate nei momenti successivi alla strage delle olimpiadi di Monaco del 1974, nella caccia agli attentatori palestinesi. Di sicuro non si ha notizia di colpi messi a segno nell'isola con questo tipo di arma ma il fatto inquietante è un altro: le penne-pistola possono essere smontate e riposte in un normale bagaglio di passaggio in un aeroporto. Un'occasione per qualche terrorista? Forse. I carabinieri indagano sulle persone a cui Ferrai e Testa avevano promesso il carico.

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