La Nuova Sardegna

Una nigeriana accusa in aula don Usai

Don Giovanni Usai gestiva la comunità Il Samaritano di Arborea
Don Giovanni Usai gestiva la comunità Il Samaritano di Arborea

«Mi prostituivo nella comunità per 30 euro, anche lui ci provava»

04 febbraio 2012
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 ORISTANO. Don Giovanni Usai scuote la testa. Accusa e difesa continuano la loro disputa processuale. Il presidente del collegio Modestino Villani sospende l'udienza più volte. Intanto dalla sedia dei testimoni volano parole pesantissime contro il sacerdote: «Mi prostituivo per trenta euro». Le dice una ragazza nigeriana che fu ospite della comunità Il Samaritano di Arborea  È sulla sua credibilità che si gioca una parte del processo che vede sul banco degli imputati il sacerdote che la gestiva sino al dicembre del 2010 e che ora è accusato di favoreggiamento della prostituzione e di aver commesso un abuso sessuale ai danni di una ragazza nigeriana che era ospite della struttura. Assieme al sacerdote sono imputati i nigeriani Alphonsus Eze e Gabriel Imasidou Osarhewinda, i quali avrebbero gestito il presunto giro di prostituzione che secondo l'accusa avrebbe avuto come punto di riferimento Il Samaritano.  Blessing Ogenowo racconta della sua breve esperienza nella comunità che ospitava ex detenuti in regime alternativo al carcere. Ha difficoltà con l'italiano, ma, seppure in mezzo alle contestazioni della difesa, dice di ricordare benissimo che don Usai le aveva chiesto più volte di avere rapporti sessuali con lei.  Alla domanda del perché non avesse da subito parlato di questo fatto con i carabinieri la risposta è stata chiara: «Avevo paura». Il timore era quello di un ricatto, perché c'era sempre dietro l'angolo la possibilità che i carabinieri avrebbero creduto a don Giovanni e non alla ragazza, così da mettere in rischio il suo regime di pena alternativo al carcere.  E poi la ragazza nigeriana parla di episodi di prostituzione che avevano avuto come protagonista lei e una sua amica. Di fronte a oltre cento fotografie, riconosce alcuni dei clienti - alcuni erano ospiti della comunità - che per trenta euro venivano ospitati nelle stanze delle ragazze, mentre una di loro faceva da palo. «Don Giovanni sapeva e ci provava - ha proseguito Blessing Ogenowo - ma io non sono mai andata con lui».  Il pubblico ministero Diana Lecca ha poi chiesto se vi fossero anche amici di don Giovanni Usai che avevano libero accesso alla struttura di accoglienza e la testimone ha spiegato che più d'uno avrebbe partecipato a feste che vi venivano organizzate, non dimenticando di dispensare qualche carezza di troppo alle ragazze.  Ha poi ricordato come, dopo alcuni mesi, avesse deciso di lasciare Il Samaritano perché non le piaceva come la struttura venisse gestita di fronte al ripetersi di episodi di prostituzione e alle condizioni di ubriachezza in cui versavano alcuni degli ospiti.  Insomma, alcol e sesso. Fatto sta che la difesa di fronte a dichiarazioni simili ha subissato di domande la testimone, come in precedenza aveva fatto con il maresciallo dei carabinieri della stazione di Arborea, Ilario De Padova, il quale però ha riferito solamente dell'attività di controllo che i militari svolgevano sulla comunità.  Gli avvocati difensori Anna Maria Uras e Carlo Figus, più che l'avvocato Daniela Schirru, hanno insisito su quelle che ritengono palesi contraddizioni che sarebbero emerse sin dal momento in cui furono stilati i verbali d'interrogatorio durante le indagini. È stato evidenziato come la ragazza nigeriana dopo aver scontato la condanna ebbe altri guai giudiziari per una storia di droga. Ulteriore fatto che ne minerebbe la credibilità che per la difesa è già bassissima visto che la comprensione dell'italiano è tuttora assai scarsa e al momento della firma del verbale lo era ancora di più.  Poche le domande dell'avvocato di parte civile, Tiziana Meloni, che assiste la ragazza nigeriana che avrebbe subito l'abuso. Decisamente più animato lo scontro tra il pubblico ministero Diana Lecca e l'avvocato difensore Anna Maria Uras, che ha costretto il presidente Modestino Villani (giudici a latere sono Francesco Mameli e Riccardo Ariu) a sospendere l'udienza per alcuni minuti.  E per la prossima, come nelle precedenti, si prevedono nuove scintille. In aula si torna il 23 marzo. (e.c.)

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