La Nuova Sardegna

Una nuorese ha tradotto in sardo “Cuore” di De Amicis

di Valeria Gianoglio
Una nuorese ha tradotto in sardo “Cuore” di De Amicis

Maria Antonietta Piga: «Sei mesi di lavoro, una pazzia. Mi dicevano di non farlo perché è un libro nazionalista»

28 dicembre 2012
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NUORO. Il celebre Garrone e il suo cuore d’oro sono accompagnati dall’epiteto tutto nuorese “s’impurpìu”, ovvero il grassoccio, quello pieno di polpa. Il muratorino, invece, l’alunno descritto con il muso di lepre, diventa “su maestreddu ’e muru”. Per non dimenticare poi gli indimenticabili racconti mensili che hanno fatto commuovere migliaia di mamme e pargoli anche nelle loro numerose e strappalacrime trasposizioni televisive: “Dae sos Appenninos a sas Andas” e “Su tamburinu sardu”.

Ci sono voluti sei mesi di lavoro sudato, con un vocabolario Treccani e altri due di sardo sempre vicini alla scrivania, e un continuo confronto-scontro con l’italiano della seconda metà dell’Ottocento – tutto un pullulare di espressioni ormai dimenticate – ma in queste ore il capoluogo barbaricino sforna la prima versione assoluta del libro “Cuore” in nuorese. Anche se la norma grafica seguita è quella della Lsc, la “limba sarda comuna”. Il volume, dal titolo semplicissimo di “Coro”, finanziato dalla Regione, è opera, idea, e sudore di una giovane studiosa nuorese del sardo, Maria Antonietta Piga. Responsabile de s’Ufitziu de sa limba sarda e figlia d’arte, visto che il padre, Giovanni Piga, è un noto compositore di versi dialettali e cultore della stessa lingua. «Una pazzia, è stata una pazzia»: Maria Antonietta Piga non lo nasconde a chi le chiede come le sia venuto in mente di cimentarsi in una traduzione del genere.

«Ma il fatto – spiega – è che quel libro ha accompagnato la mia infanzia, come credo quella di tanti. All’inizio, quando ho cominciato a dire cosa avevo in mente, in molti, soprattutto quelli più attaccati alle radici, mi hanno detto che non l’avrei dovuto fare, ché stavo traducendo un libro populista e nazionalista. Ma io ho risposto che al di là di come la si pensi, quel libro resta una pietra miliare della nostra letteratura e racconta tanto, tra l’altro, di una fase importante della storia d’Italia, visto che è stato scritto da Edmondo De Amicis dopo l’unità d’Italia». Il lavoro che è venuto fuori, dopo sei mesi, è un libro che la stessa giovane autrice non esita a definire «quasi un’altra opera, rispetto allo stesso libro Cuore. Mentre traducevo aiutata da ben tre vocabolari, uno d’italiano e due di sardo, mi sono resa conto che quella che si stava ricomponendo era in un certo senso una nuova opera rispetto a quella del grande De Amicis. E questo perché il sardo le dà una veste nuova, una musicalità diversa. Ho scelto molti vocaboli nuoresi perché io sono nuorese, e il lessico in gran parte è quello di Nuoro anche se la trascrizione grafica è quella della Lsc. Questo è stato il mio primo lavoro di traduzione di un libro e tradurre mi è servito anche per riscoprire molto della bellezza della nostra lingua». Il volume verrà presentato oggi alle 17.30, per la prima volta, in uno scenario d’eccezione, l’acquario di Cala Gonone, nel corso di un evento promosso dal consorzio Sebastiano Satta, guidato dal commissario straordinario Vannina Mulas, in collaborazione con S’Ufitziu de sa limba sarda, il Comune e la biblioteca di Dorgali. Saranno gli alunni della scuola elementare di Cala Gonone a presentarlo agli ospiti. Ma i progetti della giovane traduttrice a quanto pare, non si fermano qui. Presto, infatti, darà alle stampe altre due celeberrime opere letterarie dell’infanzia: “Il corsaro nero” e “Le tigri di Mompracem” di Emilio Salgari.

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