Giustizia e ambiente Una nuova via per uscire dalla crisi
Questo pomeriggio all’Accademia di Belle Arti di Sassari dibattito sul saggio dell’economista Giuseppe De Marzo
Serviva un libro politico sulle scelte ambientali e lo sviluppo sostenibile. L'ultimo libro di Giuseppe De Marzo, “Anatomia di una rivoluzione”(edito da Castelvecchi con la prefazione di Maurizio Landini e l'introduzione di Marco Revelli) parla di questi argomenti con passione e competenza. Il sottotitolo è espressivo del ragionamento sviluppato: “Giustizia, ambiente e lavoro per invertire la rotta e battere la crisi”.
L’autore inizia discutendo radicalmente la separazione temporale operata dal liberismo: prima si mette in moto l'economia, poi (più o meno automaticamente) si pensa a risolvere i problemi del reddito pro-capite e delle condizioni ambientali, che, dopo un peggioramento iniziale, tenderanno a migliorare. Così la curva di Kuznets (grafico rappresentativo della relazione fra crescita economica e distribuzione della ricchezza), su cui il responsabile Usa del Wto e il presidente della Banca mondiale (nonché precedente direttore della potente Goldman Sachs) basarono dichiarazioni e scelte politiche. Peccato che non sia successo così. E sembra di essere a un vicolo cieco.
Questa politica dei due tempi (il primo assai concreto, il secondo in buona parte illusorio) la conosciamo assai bene: se il Novecento, con lo sviluppo frenetico degli anni Cinquanta e Sessanta, a cui cercarono risposta le rivendicazioni sociali, consegnò a un dissesto ambientale senza pari il Bel Paese (cementificazione, inquinamento, dissesto idrogeologico), tanto da trasformare la molto idealista normativa sulle “bellezze naturali” del 1939 nella ben più materiale “Legge Galasso” del 1985, la situazione odierna ne eredita la lezione incattivendo, per la difficoltà dello stesso sistema, le prassi. Le dinamiche delle normative ambientali rappresentano, anche a colpi di referendum, una spia della centralità di quel tema “giustizia” che l'autore mette al centro e che coniuga e sviluppa con forte senso sociale.
Ne sappiamo qualcosa anche in Sardegna, terra di conquista per avvelenatori, produttori di bustine per la spesa, nuovi padroni del vento e del sole. Ad essi stanno rispondendo democraticamente le nostre comunità, i nostri giovani. La richiesta di danni miliardari per non aver potuto costruire su terreni non propri (come Energo Green a Cossoine) dà il segno dell'arroganza e dello smarrimento della ragione, di un antiquariato colonialista che cerca di dominare i paesaggi meridionali e delle isole tingendosi di un verde molto artificiale. L'assenza di nuove politiche basate sui frutti della terra, sulla cultura e sul paesaggio pesa drammaticamente. Le comunità hanno avuto una grande crescita di coscienza in tutto il mondo, anche in Italia. Crescita assai poco percepita dal quadro politico.
De Marzo dà luce alla relazione stretta fra distruzione dell'ambiente e aumento della povertà (non a caso titolo di un fondamentale capitolo del lavoro), la chiave del “razzismo ambientale”. Fotografa inquietanti siti americani come Cancer Alley, aree sudamericane, europee, asiatiche.Di lavoro si muore, come è noto, per mancanza di sicurezza. Ma nel parametro della sicurezza dovremo far rientrare le morti per le produzioni inquinanti, che si stanno ampliando come un vero e proprio genocidio.
Il sistema liberista non funziona, sostiene, secondo me a ragione, l'autore: la giustizia ambientale, il lavoro, la sfera biologica sono violate in modo sempre più pesante, e la crisi che noi chiamiamo 'globale' parla di un pianeta Terra gravemente ammalato. E' necessario cambiare paradigma, dice De Marzo. Riconvertire la struttura produttiva ed energetica, partire dalla sostenibilità ambientale comunità per comunità. Legare i beni comuni alle stesse comunità, in un modello biologicamente sostenibile (la sostenibilità, aggiungo, è un termine non sempre limpido, visto che lo usano anche nei loro 'promo' multinazionali dell'energia e dell'alimentazione non proprio virtuose dal punto di vista ambientale).
Giuseppe De Marzo, studioso e militante, coglie il momento delicato che la Sardegna, proprio su questi temi, sta attraversando, e, ne sono certo, anche una sua possibile centralità. Ieri è stato a Porto Torres, al Pangea, domani incontra gli studenti del Liceo Scientifico dopo le 11. E noi siamo lieti di ospitare Giuseppe De Marzo nell'Aula Magna della nostra Accademia di Belle Arti oggi pomeriggio alle 17, assieme a colleghi, studenti e cittadini appassionati di questi temi. Sono convinto che si potrà discutere con 'profitto'.
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