La Nuova Sardegna

Sardegna in agonia, persi altri 54mila posti

di Pier Giorgio Pinna
Sardegna in agonia, persi altri 54mila posti

Cresce la disoccupazione: 18,6% contro la media nazionale stabile al 12%. L’isola è tra le regioni più in difficoltà. Senza lavoro quattro giovani su dieci

31 agosto 2013
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SASSARI. Sardegna sempre più in agonia. Dagli ultimi dati resi noti dall’Istat emerge un quadro disastroso: sul fronte dei senza lavoro è sempre peggio. «Persi in un anno altri 54mila posti», denuncia la Cisl. Resta stabile la disoccupazione nel mese di luglio a livello nazionale, ferma al 12%, ma su scala regionale sale al 18,6% nel secondo trimestre 2013. Nell’isola il tasso era del 15% nello stesso periodo dell’anno scorso. La percentuale è comunque inferiore alla media del Mezzogiorno, pari al 19,8%. Ma a suscitare reazioni sempre più allarmate e ad alimentare il dibattito politico in chiave pessimistica è soprattutto il trend negativo che continua a segnare l’economia sarda. E non soltanto perché i ragazzi (sono senza lavoro quattro su dieci) devono essere mantenuti dai genitori e spesso sono costretti a emigrare a caccia di un’occupazione nel Nord Italia o all’estero. A far vedere nera la situazione agli imprenditori e ai sindacati contribuiscono un insieme di parametri estremamente sfavorevoli circa le possibilità di una ripresa a breve termine.

Le attese. Sempre stando ai più aggiornati numeri riferiti dall’Istituto nazionale di statistica, le persone in cerca di occupazione nell’isola sono passate dalle 107mila del secondo trimestre dell’anno scorso alle 127mila dello stesso periodo del 2013. Gli occupati risultano inveve 552mila. Più in generale, i dati rilevati dall’Istat indicano nel Paese una diminuzione tendenziale degli occupati: oggi 22 milioni e 509 mila. Una cifra che lascia il loro tetto sostanzialmente invariato rispetto al mese precedente e in diminuzione dell’1,9% su base annua (-433 mila).

I raffronti. A livello nazionale, il tasso di disoccupazione a luglio resta dunque invariato rispetto al mese precedente. Ma cresce di 1,3 punti percentuali nei dodici mesi. E se il numero di disoccupati, pari a 3 milioni e 76 mila, diminuisce dello 0,3% nel raffronto col mese precedente (-10 mila unità), aumenta invece dell’11,8% su base annua: +325 mila.

Generi. Sempre rispetto al mese precedente, la disoccupazione rimane invariata per la componente maschile.

Mentre si riduce dello 0,7% per quella femminile. In termini tendenziali il tasso dei senza lavoro sale sia per gli uomini (+16,6%) sia per le donne (+6,5%). E quello dei giovani tra 15 e 24 anni aumenta ancora, raggiungendo il 39,5%, con una crescita ulteriore di 0,4 punti rispetto al mese precedente e di 4,3 nel confronto tendenziale. Il tasso di occupazione è pari invece al 55,9%: rimane invariato in termini congiunturali e diminuisce dell’1% rispetto a un anno fa.

La Cisl. «Ecco perché in un anno la Sardegna ha perso 54mila posti di lavoro: gli occupati erano 606mila a giugno 2012, sono 552mila nel giugno di quest’anno», spiega la segretaria generale della Cisl regionale, Oriana Putzolu, commentando i dati Istat su occupati e disoccupati nel secondo trimestre 2013. Un’occasione per riflettere sul pessimo andamento dell’economia che spinge la dirigente sindacale a sosttolineare «l’inadeguatezza delle politiche attive per l’occupazione». «La priorità», avverte Putzolu, «dev’essere data tutto l’anno, estate compresa, a ogni attività utile per trovare modi - anche straordinari - in grado di dare risposte ai sardi».

Allarme. «L’emergenza viene confermata dal numero delle persone in cerca di occupazione nell’isola: 107mila nel secondo trimestre 2012, diventate 127mila nel secondo trimestre 2013», osserva la dirigente Cisl. Che non manca di rilevare come tutto questo si svolga in un contesto dove «la forza lavoro diminuisce: la percentuale di attività infatti cala di 2,5 punti». «Ed è semplicemente drammatico constatare che il tasso di occupazione nella popolazione tra i 15 e i 64 anni è pari al 48,3% – incalza – Perché ciò vuol dire qualcosa di estremamente inquietante: e cioè che in questa fascia d’età oggi in Sardegna lavora meno di un persona su due». E come rimarca lei stessa ci si trova di fronte a «un dato che non tiene conto dei lavoratori coperti da ammortizzatori sociali, quindi ancora a carico delle aziende ma di fatto sospesi, fuori da ogni processo produttivo, senza che sappiano quali siano realmente le possibilità di rientro». Uno spaccato sociale ancora più a tinte fosche se si pensa che in Sardegna il 20,4% degli occupati ha comunque un lavoro precario. «A completare il quadro decisamente negativo del sistema sardo», conclude la segretaria della Cisl, «c’è infine il tasso di disoccupazione, salito di oltre tre punti: dal 15% del secondo trimestre 2012 al 18,6% dello stesso periodo di quest’anno, con il raggiungimento di livelli che l’isola non conosceva da diversi anni».

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