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A Livorno l’impianto ancora non funziona Tutto ok a Rovigo

di Alessandro Pirina
A Livorno l’impianto ancora non funziona Tutto ok a Rovigo

SASSARI. Livorno ha dovuto attendere più di dieci anni perché il suo rigassificatore vedesse la luce. Dieci anni in cui favorevoli e contrari si sono combattuti in una guerra senza quartiere. Alla...

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SASSARI. Livorno ha dovuto attendere più di dieci anni perché il suo rigassificatore vedesse la luce. Dieci anni in cui favorevoli e contrari si sono combattuti in una guerra senza quartiere. Alla fine l'hanno spuntata i primi. Lo scorso 20 dicembre l'impianto ha ufficialmente iniziato a funzionare. O meglio è stato solo acceso. Perché, in realtà, a tutt’oggi il rigassificatore risulta ancora fermo. La Olt, la società titolare della megastruttura offshore, non ha finora stipulato neanche un contratto di fornitura per accogliere il gas liquido e poi trasformarlo allo stato gassoso. Più che di svolta energetica, dunque, bisogna parlare di flop, visto che anche il costo dell’opera dagli iniziali 400 milioni di euro è lievitato fino a quota 850. Proprietaria della struttura, capacità di rigassificazione pari a 3,75 miliardi di metri cubi annui, è la Olt Offshore Lng Toscana, un'alleanza tra alcune delle principali società industriali del mondo attive in campo energetico, come il gruppo E.On e l'italiano Gruppo Iren. Insieme detengono il 94 per cento dell'impianto, posizionato a circa 22 chilometri dalla costa tra Livorno e Pisa. Recentemente la società ha chiesto al ministero dello Sviluppo economico di inserire il rigassificatore tra le opere energetiche di interesse strategico nazionale. Un appello che dovrebbe essere accolto a giorni, suscitando le critiche non solo degli oppositori storici, gli "Offshore no grazie", ma anche di 5 Stelle e Legambiente, che accusano il Governo di voler aumentare le bollette per salvare dal fallimento l'impianto toscano. Va un po’ meglio a Porto Tolle, in provincia di Rovigo, dove nel 2008 fu inaugurata l'Adriatic Lng, la prima struttura offshore al mondo in cemento armato per la ricezione, lo stoccaggio e la rigassificazione di gas naturale liquefatto. L'impianto, costato 2 miliardi di euro, ha una capacità di rigassificazione di 8 miliardi di metri cubi annui, che corrispondono a circa il 10% del fabbisogno nazionale di gas naturale. Attualmente la struttura, che si trova a circa 15 km dalla costa, è utilizzata all'80 per cento, pari a 6 miliardi di metri cubi all’anno. Fino al 2008 in Italia l'unico rigassificatore esistente era a Panigallia, tra La Spezia e Porto Venere, realizzato nel '70 e ancora in funzione, ma a differenza degli altri due situato sulla terraferma.

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