Andrea Valeri, il funambolo della chitarra
Sassari, il giovane virtuoso toscano ha incantato il pubblico nel secondo appuntamento dei Concerti in Sala Siglienti
SASSARI. Quella chitarra la fa diventarestrumento da percuotere e basso, oltre che naturalmente chitarra solista. E che chitarra. Chi ha visto lo scorso anno l’esibizione di Andrea Valeri, quest’anno è ritornato per applaudirlo: stesso luogo (la Sala Siglienti del palazzo che ospita la direzione generale del Banco di Sardegna, in viale Umberto a Sassari), stessa rassegna (quella che da qualche anno, a maggio, organizza il maestro Stefano Garau con Maria Grazia Cadoni).
Valeri è un personaggio di grande simpatia e di straordinario talento: toscano di Pontedera, classe 1991, ha imparato a suonare quando aveva dieci anni. I critici e gli appassionati di chitarra di mezzo mondo lo conoscono bene da tempo per il suo virtuosismo.
Tiene concerti in tutto il mondo, da Mosca a Dubai, dal Sud Africa allo Zimbabwe, collabora con giganti Michael Fix, uno degli astri più luminosi della chitarra acustica contemporanea, e altri personaggi del calibro di come Tommy Emmanuel, Sam Shepard e Tephen Bennett. Insomma un talento così straordinario che, fosse nato duecento anni fa, avrebbe girato nelle corti europee per allietare con buona musica le serate di principi e reali.
A Sassari, l’altra sera, di fronte a un pubblico attento ed entusiasta ha presentato i brani del suo ultimo Cd,( “Race against the world”, il quinto), e suonando tutto quello che gli passa nella testa in quel momento, dalle sigle di programmi tv ( come quella di Walker Texas Ranger) a quelle dei film di 007.
Eh già. Valeri è fatto così: si diverte e diverte, dimostrando una familarietà con lo strumento davvero sbalorditiva. E in un brano intitolato “La lettera”, che racconta come un giovane soldato in guerra muoia sotto il fuoco nemico mentre legge l’ultima missiva spedita dalla madre, Andrea ricrea, come se fossimo alla radio, col suo strumento, tutta la colonna sonora del caso: il suono della mitragliatrice e quella dei mortai lontani.
Il pubblico in sala lo segue, lo applaude e si fa trascinare a cantare nei cori che Valeri propone (come in “African song”), o nelle cover che suona con sorgiva irruenza e funambolica destrezza, stregando il variegato pubblico in sala.
Nel programma eseguito l’altra sera ritroviamo una sorta di biografia di Andrea: per ogni continente visitato c’è un brano, una suggestione, un ricordo musicale. Così è con “Stop in Dubai” o con “White night in St Peterbourg”. Nulla è scontato. Neppure nella interpretazioni di brani celebri come il “Sultans of Swing” dei Dire Straits.
Lo strumento usato è una semplice (seppur preziosa) chitarra acustica amplificata che con sapienza coniugaa il cosiddetto fingerstyle (lo stile pizzicato con le singole dita) con il thumbpicking (l'utilizzo di un piccolo dispositivo inserito nel pollice destro). Ma non solo.
Il risultato è una ipnotica polifonia strumentale, che mixa basso, armonia, base ritmica e melodia e che abbaglia la platea per la pulizia del suono e la raffinatezza musicale.
E con tanta esibizione di una tecnica così prodigiosa ,a Valeri non rimane che sguazzare con giovanile entusiasmo tra i meritatissimi applausi.