La Nuova Sardegna

Casa Frigeri ai raggi X, si muove la difesa

di Giampiero Cocco
Casa Frigeri ai raggi X, si muove la difesa

Perquisita dai carabinieri l’abitazione dell’artigiano. Il suo legale chiede l’incidente probatorio su cellulari e filmati

27 maggio 2014
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TEMPIO. Dopo aver recuperato la Golf Gti nera, i pantaloni sporchi di sangue e i filmati di cinque telecamere che riprendono il peregrinare per la città di Angelo Frigeri, gli investigatori ieri mattina sono entrati nell’abitazione del presunto autore della strage di Tempio. Una perquisizione minuziosa, quella effettuata dagli uomini della squadra di investigazioni scientifiche dei carabinieri, alla ricerca di ulteriori elementi che possano contribuire a sciogliere i restanti dubbi sulla tremenda mattanza che ha portato nella tomba Giovanni Azzena, sua moglie Giulia Zanzani e il loro figlioletto Pietro, di appena 12 anni. Ieri mattina il difensore di fiducia che assiste Angelo Frigeri, l’avvocato nuorese Giovanni Colli, ha presenziato alla perquisizione della casa di Angelo Frigeri, in una traversa di via Rossini, una villetta monofamiliare con giardinetto e barbecue all’aperto di proprietà del padre del presunto autore della strage. Il genitore, sabato scorso, era stato costretto a lasciare l’abitazione su disposizione del magistrato inquirente, che aveva sottoposto a sequestro probatorio la villetta, in attesa che fossero completate le ispezioni di legge. Sempre ieri il legale di Angelo Frigeri ha chiesto un incidente probatorio sui dieversi accertamenti già disposti dal pm inquirente, Angelo Beccu, sui diversi elementi acquisiti nel corso delle indagini, ed in particolare sui cellulari in uso alle tre vittime (Giovanni Azzena, la moglie Giulia e il figlioletto Pietro) e quello trovato nelle tasche di Angelo Frigeri.

La prima lettura dei tabulati ha lasciato intravvedere decine di contatti giornalieri tra il presunto assassino e la coppia con cui aveva intrecciato da oltre due anni rapporti di amicizia e di affari. Non viene escluso che Angelo Frigeri possa aver avuto una certa intimità con Giulia, mentre l’elemento che avrebbe scatenato la mattanza resta il rapporto di fiducia che si era ormai irrimediabilmente rovinato tra Angelo Frigeri e Giovanni Azzena. Il commerciante di scarpe, una decine di giorni prima del delitto, aveva preteso la restituzione della Yaris che Frigeri utilizzava in cambio della Golf. L’essere rimasto appiedato aveva mandato in tilt il giovane tuttofare, che in un crescendo di rabbia e rancore sollecitava la restituzione della sua Golf, rimasta nella mani della coppia. Il magistrato inquirente ha affidato l’incarico peritale a due consulenti d’ufficio i quali dovranno analizzare il traffico telefonico degli ultimi 7 giorni e leggere gli sms che si sono scambiati, in questi tre anni di assidua e quotidiana frequentazione, Giulia Zanzani, Giovanni Azzena e il loro presunto carnefice. I periti dovranno anche ricostruire i percorsi cittadini (attraverso i filmati di decine di telecamere già acquisiti) effettuati dal giovane (e con chi) il giorno della strage. Angelo Frigeri resta in isolamento nel nuovo carcere di Bancali, a Sassari, dopo aver reso una serie di contrastanti versioni su quanto sarebbe avvenuto sabato 17 maggio dentro l’abitazione degli Azzena, casa a cui avrebbe dovuto dare fuoco a notte fonda per cancellare ogni traccia del triplice delitto.

Il giovane da diversi giorni si è trincerato dietro il silenzio dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip Marco Contu, il quale ha firmato nei suoi confronti una ordinanza di custodia cautelare per concorso in omicidio plurimo aggravato dalla crudeltà. Gli investigatori sono convinti che l’intera mattanza, e tutte le azioni successive, abbiamo visto come unico autore il solo Angelo Frigeri, il quale ha lasciato (oltre ad una confessione) una serie inequivocabile di tracce dentro l’appartamento degli orrori, non ultimo il jeans sporco di sangue sino al cavallo che avrebbe gettato dentro il cesto della roba sporca dopo essersi cambiato ed aver indossato un paio di pantaloni di Giovanni, la sua seconda vittima.

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