La Nuova Sardegna

«Premiata la voglia di stabilità»

Napolitano: un voto che impegna tutta la politica. La telefonata col premier

27 maggio 2014
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ROMA. Un voto che ha premiato non solo Matteo Renzi ma anche la voglia d’Europa, pur con tutti i suoi limiti e le cose da cambiare. Una tornata elettorale che ha confermato la voglia di stabilità e riforme dei cittadini e che impegna la politica tutta a seguire queste indicazioni. E che soprattutto riporta l’Italia al centro delle dinamiche europee alla vigilia dell’assunzione di una grande responsabilità come la presidenza di turno dell’Unione. Il presidente della Repubblica ha accolto con serenità e fiducia nel prossimo futuro la giornata elettorale, così come d’altronde aveva vissuto anche le ultime tesissime ore che hanno portato al voto. Tenendosi fuori dalla mischia ma senza rinunciare a proporre un appello al voto in nome dell’Europa e delle sue «straordinarie» conquiste, senza rinunciare a stigmatizzare «populismi e demagogie».

E ieri Giorgio Napolitano ha mostrato assoluta tranquillità confermando i suoi impegni istituzionali, pur dopo una lunga telefonata con il vincitore unico di queste elezioni con finale a sorpresa. È stato infatti Renzi a far capire le linee generali dell’azione di governo sulle quali si è concordato con il capo dello Stato. «Ho sentito il presidente della Repubblica» e «posso solo dire che la sua attenzione - e quella di tutti noi - è che nella fase che si apre (semestre di presidenza italiana Ue, riforme e le conseguenze tra il risultato delle elezioni e le vicende italiane) si dia centralità al Paese». Parole velate dalla riservatezza del colloquio ma che non è difficile decrittare e che ben spiegano la rinnovata energia che il presidente chiede oggi a governo e Parlamento. La stabilità istituzionale è stata infatti premiata prima dagli elettori e poi anche dai mercati. E per questa stabilità Napolitano ha sopportato in silenzio in queste settimane anche una serie di attacchi personali piovutigli addosso copiosi. Una stabilità che il Colle ha sempre ritenuto fondamentale per il Paese al punto di aver dovuto “sacrificare” al suo altare - solo tre mesi fa - Enrico Letta, con il quale aveva rapporti quasi filiali. Sulle riforme, sulla loro assoluta «ineludibiltà», Napolitano ha perso la voce in questi anni per ricollocare sulla terra una politica che faceva resistenza. E di questo, ha parlato ieri con il premier.

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