La Nuova Sardegna

Lacrime di rabbia e disperazione: «Non torneremo più»

di Serena Lullia
Lacrime di rabbia e disperazione: «Non torneremo più»

Tra i passeggeri rimasti a terra c’è chi è rimasto senza soldi E chi scopre al porto che non partirà: «Peggio dei profughi»

29 agosto 2014
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OLBIA. Gli occhi gonfi di lacrime, lo sguardo disorientato, di chi sta vivendo dentro un incubo. «Non verrò più in Sardegna per paura di non riuscire a ritornare a casa». Roberta Vedana, 40 anni, milanese, tiene in braccio la sua piccola di 18 mesi, per mano l’altra figlia di 5 anni. Con il marito Lucio Colzani sono venuti in ferie nell’isola a bordo di GoinSardinia. Auto più caravan. Biglietti prenotati a febbraio. Una vacanza sudata in un anno di lavoro. Sono arrivati all’ultimo giorno con il portafoglio prosciugato. «Noi abbiamo già pagato, ecco qua il biglietto – dice mostrando la carta di imbarco di GoinSardinia –. 540 euro andata e ritorno. Non abbiamo i soldi per ripartire. Le altre compagnie ci stanno chiedendo anche 800 euro per tornare a casa». Lucio e Roberta fanno la fila per avere almeno un posto in cui riposare questa notte. La generosità degli albergatori della Gallura (Federalberghi e Confcommercio) è l’unico balsamo sulla loro disperazione. A fine serata saranno 214 i passeggeri sistemati in hotel.

Attendono il turno anche le famiglie di Ignazio Fontana e Stefano Arrias, entrambi di Monza. Vittime anche loro del tracollo di GoinSardinia. «Noi eravamo in vacanza a Villasimius – spiega Arrias –. Oggi è impossibile partire. Non c’è più posto. Abbiamo prenotato a febbraio, 450 euro andata e ritorno per due adulti, un bambino e un auto. Siamo venuti altre volte in Sardegna. Abbiamo provato questa compagnia perché era conveniente. Tirrenia ci chiede 441 euro per Civitavecchia».

Alla stazione marittima dell’Isola Bianca in serata viene rafforzato il servizio d’ordine. Carabinieri, polizia, guardia costiera, garantiscono la sicurezza. Spesso la tensione degenera in rabbia. Una signora di Prato, 45 anni, comincia a urlare. Lacrime e disperazione. Nelle mani una denuncia. Qualche ore prima a Palau le hanno rubato il portafoglio con i contanti e la carte di credito. Ora non ha nulla. Doveva imbarcarsi sulla nave delle 23. «Mi sento un profugo, non so come fare». Si scioglie in un pianto disperato. La polizia la accompagna nel suo ufficio. È sconvolta. Ma ogni passeggero ha la sua storia disperata da raccontare. Una coppia di sessantenni arriva al porto alle 19. GoinSardinia non le ha inviato nessun avviso. Marito e moglie scoprono tre ore prima della partenza che la compagnia a cui hanno pagato il rientro a casa non esiste più. Risucchiata dai debiti. Paola Bozzano parla a nome del gruppo di 11 persone, tra cui 6 bambini, con cui rientra dalle vacanze. «Ci hanno trattato peggio degli extra comunitari. Loro almeno li hanno rimandati a casa in aereo e gratuitamente».

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