Cantina di Dolianova, numeri record
Due 40enni ai vertici della coop che produce 4 milioni di bottiglie l’anno, con un fatturato di 10 milioni
DOLIANOVA. Il ricambio generazionale in agricoltura passa anche per i quadri dirigenti del settore. Con 350 soci, 1.200 ettari di vigneti , 4 milioni di bottiglie prodotte all’anno e 10 milioni di fatturato, la Cantina di Dolianova, aderente a Coldiretti e Confcooperative, è la più grande realtà cooperativa del comparto vitivinicolo in Sardegna. Al vertice di un’azienda che compie 65 anni, due quarantenni, il presidente Sandro Murgia, 42 anni, e il vice Francesco Loy, 41 anni.
«Il ritorno all’agricoltura – dice il presidente Sandro Murgia – è un processo di cambiamento che ha trasformato il vecchio contadino in imprenditore. Con il passaggio di generazione, favorito dai contributi europei per il primo insediamento, le aziende hanno scelto l’innovazione e la qualità. La nostra cantina ha cercato di dare risposte al passo con i tempi e rivolte al futuro. Una volta le cooperative erano viste come ministeri, lente, più interessate alla quantità che alla qualità. Oggi la situazione si è completamente invertita. Puntiamo tutto sulla qualità del prodotto. I nostri soci, da chi ha un ettaro a chi ne ha cinquanta, sposano i disciplinari interni per raggiungere il massimo livello qualitativo di produzione. La Cantina di Dolianova è un’azienda che investe continuamente in tecnologia, in conoscenza, in studi di mercato, con l’attenzione sempre rivolta alle produzioni sarde. Non importiamo, da fuori, un chicco d’uva. Tutte le uve conferite in cantina sono coltivate nel Parteolla. Le indagini di mercato ci dicono che i consumatori vogliono un vino ricco di profumi, che racconti il territorio. Noi vogliamo raccontare i grandi doc della Sardegna, i nostri profumi e la nostra terra».
La nuova strada intrapresa dalla Cantina di Dolianova, parte dai preziosi vini barricati, dai moscati delle colline, dagli spumanti, prodotti in collaborazione con il consorzio di Valdobbiadene: «Ormai non c’è più il consorzio regionale di frutticoltura di Villacidro che “spumantizzava” le nostre uve», si rammarica Francesco Loy. Una strategia che guarda ai mercati internazionali, dalla Cina all’Australia, agli Stati Uniti con una filosofia “glocal”. «Al centro della nostra attività – sottolinea Sandro Murgia – c’è sempre il territorio. Vogliamo farlo conoscere esportando i nostri vini, ma anche portando qui i turisti. In collaborazione con la Copar, l’azienda sorella che produce olio e olive da mensa, attraverso l’azione dei tour operator, abbiamo avuto, in questi ultimi anni, la presenza di centinaia di enoturisti, in particolare dalla Russia ma anche da altri paesi europei. Siamo convinti che il vino sia anche espressione della cultura di chi lo produce e che il nostro vino possa far conoscere la Sardegna nel mondo ».(f.t.)