La Nuova Sardegna

Mazzette e favori sessuali: per Puddu chiesti sei anni

di Mauro Lissia
Mazzette e favori sessuali: per Puddu chiesti sei anni

Per il pm Caria l’ex sindaco di Portoscuso è colpevole di sette reati gravissimi «Colpisce l’uso estorsivo del potere e la capacità intimidatoria dell’imputato»

26 gennaio 2016
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CAGLIARI. Quello che colpisce in questa vicenda è l’uso estorsivo del potere di sindaco, la capacità intimidatoria e il contenuto agghiacciante delle conversazioni intercettate tra l’imputato e le giovani donne, persone non libere finite alla mercé di un individuo pericoloso: l’ha detto il pm Daniele Caria nella sua requisitoria davanti al tribunale presieduto da Mauro Grandesso, prima di chiedere la condanna a sei anni di carcere per Adriano Puddu, l’ex sindaco di Portoscuso che il magistrato dell’accusa ritiene colpevole di concussione, concussione sessuale, corruzione, tentato peculato, abuso d’ufficio, violenza sessuale e voto di scambio a conclusione di un giudizio immediato che «ha confermato pienamente l’impianto accusatorio originario» costruito sull’inchiesta del Nucleo investigativo del Corpo Forestale diretto da Ugo Calledda. Rispetto al capo d’imputazione firmato a maggio 2012 dal gip Giorgio Altieri il quadro risulta solo leggermente attenuato: un’accusa di concussione cambia in abuso d’ufficio e quindi si avvicina alla prescrizione, mentre il peculato si trasforma in tentato peculato. Caria ha parlato per quattro ore mettendo insieme documenti, intercettazioni e testimonianze rese in fase istruttoria e al dibattimento. Uno sterminato materiale d’indagine che disegna la figura di un sindaco occupato a gestire i fatti propri e non quelli del paese, su tutti l’affare legato alla cessione dell’area pubblica ex Sardinvest alla Portoscuso srl per realizzarvi un parco eolico al servizio dello stabilimento metallurgico. Con Puddu che sorrideva apparentemente sereno, rivolgendosi ai difensori Ivano Iai e Giuseppe Andreozzi, il pubblico ministero ha ripercorso i passaggi essenziali del «rapporto clandestino» tra l’ex sindaco e la Glencore, proprietaria della Portovesme srl: un’area gravata da usi civici che doveva passare di mano, con un pesante tornaconto personale a base di tangenti a favore del primo cittadino di Portoscuso. Caria ha ricordato l’episodio della mazzetta per la quale il manager Carlo Lolliri è stato assolto definitivamente nel giudizio abbreviato, un fatto che al dibattimento pubblico ha però ritrovato smalto quando il perito del tribunale ha confermato come in quella mattina del ..., in base alle celle telefoniche, Puddu si trovasse davvero nei pressi dello stabilimento della Portovesme srl. Secondo l’accusa per ricevere i 9050 euro, la ricompensa per l’impegno speso a favore dell’affare eolico. Un impegno manifestato anche quando il sindaco va a Roma allo studio dell’avvocato Romita, legale della Glencore, per sovrintendere alla trattativa di compravendita cui sarebbe dovuto essere estraneo: «Puddu spuntò da sotto un tavolo, il suo era un ruolo clandestino perché non aveva alcun titolo a partecipare» ha insistito il pm Caria. Ma allora perché era là, a che cosa era agganciato il suo interesse per quell’operazione il cui vantaggio poteva ricadere legalmente solo sull’attività della Portoscuso srl? Puddu è rimasto in silenzio per l’intero dibattimento, all’esame di garanzia seguito all’arresto parlò di normale attività istituzionale. Invece qui - per il pm - starebbe la corruzione. Sempre qui, attorno a questi rapporti impropri, Puddu avrebbe costruito un meccanismo di scambi, tra assunzioni e incarichi, utile a raccogliere consensi per i candidati amici nelle elezioni locali. Ma l’accusa delle accuse («il reato più grave, quello su cui far partire il calcolo della pena») è per il pm la concussione sessuale nei confronti della giovanissima Valentina Cuccu: è qui - secondo il pm - che Puddu ha dato il peggio di sè, ancorando la concessione dei sussidi di povertà a prestazioni sessuali. È stata questa l’accusa che ha fatto precipitare l’immagine pubblica di Puddu, che a giudizio del pm Caria «condizionava l’assessore ai servizi sociali Selena Galizia, imponendole di indirizzare l’assistenza pubblica solo sulle persone indicate da lui». Sempre amichette giovani e disponibili, pronte a tutto pur di sbarcare il lunario. Poi c’è anche il sindaco-boss, che offre denaro a un giovane di Portoscuso perché ammazzasse un compaesano che l’aveva offeso. Per fortuna incassa solo un rifiuto.

Alle richieste del pm Caria si è associato l’avvocato Toto Casula, che patrocina il Comune di Portoscuso per il quale ha chiesto un risarcimento. Il 14 marzo la discussione si chiude con gli interventi della difesa e se resterà tempo la sentenza.

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