La Nuova Sardegna

Il latitante Cubeddu protetto dalla banda

Il latitante Cubeddu protetto dalla banda

Il super ricercato di Arzana e il bittese Pasquale Scanu aiutati per un periodo dal gruppo di Olianas

20 marzo 2016
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NUORO. E dalle carte della monumentale inchiesta, portata avanti dalla questura nuorese in collaborazione con la guardia di finanza di Nuoro e con l’ausilio della mobile di Cagliari, emergono anche particolari sconcertanti relative al livello di pericolosità dei componenti della banda, alle loro frequentazioni e alle loro ambizioni. Ma soprattutto, emerge un nome che il tempo non è mai riuscito a cancellare e che neppure le tante false “soffiate”fatte trapelare ad arte so no riuscite a far dimenticare e considerare ormai chissà dove oltre Oceano o addirittura sottoterra, morto: Attilio Cubeddu. Il latitante ogliastrino scomparso nel 1997 dopo non essere rientrato nel carcere dell’Asinara dopo un permesso premio. Il bandito stava scontando una condanna per sequestri di persona e aveva già ottenuto diverse licenze fino a quella data fatidica quando aveva fatto perdere definitivamente le sue tracce.

Il nome di Attilio Cubeddu era tornato alla ribalta durante un sequestro di persona in Toscana: lui e il suo compare Salvatore Farina avevano fatto perdere le loro tracce sui monti della Calvana in Toscana. Farina era poi stato arrestato in Australia, di Cubeddu non si è più saputo niente fino a oggi.

«Cubeddu era stato prudente, avvertito che non devi vedere nessuno e basta» aveva ricordato Giovanni Olianas in una conversazione con un amico per sottolineare il comportamento del latitante quando era stato assistito da loro. E stavano facendo il confronto con Pasquale Scanu, l’ex latitante di Bitti catturato a Olbia dagli agenti delle squadre mobili di Nuoro e Cagliari il 25 aprile 2015 con una banconota segnata proveniente dalla rapina al caveau della Vigilanza Sardegna.

Durante la sua latitanza a Olbia, Scanu aveva intrecciato una relazione con una ragazza, parente dell’amico che gli aveva dato ospitalità. L’arresto aveva impedito il trasferimento di Pasquale Scanu in Ogliastra dove probabilmente la banda avrebbe voluto utilizzarlo come custode di un sequestrato. Ma il suo comportamento non era piaciuto e quando era finito in carcere era stata grande la paura che potesse “cantarsela”. «Gli ammazzo il babbo e la mamma» questo era stato il tenore rabbioso di una telefonata intercettata. Ma poi il capo era stato tranquillizzato. E adesso che cosa succederà? (plp)

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