Ultime ore per l’accordo
Qatar pronto allo strappo. Media il governo, senza firma 955 licenziamenti
OLBIA. Akbar Al Baker, è questo il nome di chi ha in mano il futuro di Meridiana, dei suoi attuali 1400 dipendenti. È lui, il capo assoluto di Qatar Airways, il manager che a Doha conta come un ministro, che sceglierà - oggi, alle 8,30 - se salvare la compagnia aerea di Olbia, prendendone il 49% e tenendo dentro almeno 1200 lavoratori, oppure lasciarla interamente all’Aga Khan, la cui unica soluzione sarà il licenziamento di 955 dipendenti ora, e la chiusura successivamente, per poi puntare (forse) sulla seconda compagnia, Air Italy.
I passi in avanti. Non c’è molto che ormai possano fare né l’Aga Khan né il Governo né i sindacati. Il primo, Meridiana, l’ha tenuta in vita dal 2007, ultimo anno chiuso in attivo, mettendo nelle sue casse centinaia e centinaia di milioni.
Il secondo, l’esecutivo di Renzi, ha trovato proprio il socio forte, Qatar Airways, e gli ha chiesto di non ritirarsi dalla trattativa all’ultimo momento.
Il terzo, il sindacato, proprio ieri - con Cgil, Cisl, Uil e Ugl - ha detto di essere pronto a firmare l’accordo per permettere l’arrivo di Qatar Airways nel capitale di Meridiana, accettando le condizioni di Doha: un nuovo contratto di lavoro (molto meno costoso di quello attuale) e un certo numero di licenziamenti (da minimo 220 a massimo 400).
La svolta sindacale. Quello del sindacato - con il suo no alle nuove condizioni di lavoro in alcuni casi giudicate inique - era l’ultimo ostacolo per l’intesa fra Qatar Airways e Aga Khan. Al Baker l’aveva del resto detto alla stampa internazionale, parlando a Dublino ai primi di giugno: il negoziato con Meridiana è frenato - aveva spiegato all’agenzia Bloomberg - per l’opposizione sindacale sul nuovo contratto.
Una posizione che ieri ha confermato il ministro dei Trasporti Graziano Delrio (Pd): «Hanno chiesto una rapida chiusura della trattativa sindacale che per loro, i qatarioti, non era però soddisfacente».
La conferma indiretta che la prima bozza d’accordo - inviata a Doha dal Governo nella notte del 21 giugno - non è stata apprezzata da Qatar Airways. Lì c’era la mediazione tra Governo e sindacati, con questi ultimi che avevano chiesto zero licenziamenti sia per i dipendenti amministrativi che per i tecnici dell’hangar; i lavoratori più deboli, e con meno possibilità di trovare un’altra occupazione a Olbia e in Gallura, aree non più economicamente brillantissime.
Avevano chiesto, i sindacati, anche maggiore attenzione di equità per i piloti e uno sforzo straordinario per salvare quanti più assistenti di volo possibile, ovvero la categoria più a rischio perché troppi per i pochi aerei in flotta di Meridiana ora e per i prossimi anni.
Un nuovo accordo. Servirà dunque un’altra bozza d’accordo. Quella finale, inappellabile. Quella che metterà nero su bianco proprio Al Baker, manager abituato a trattare con molta determinazione. Come sarà, questa nuova ipotesi d’intesa? I contenuti non si conoscono (e potrebbero essere più duri di quelli finora conosciuti), i tempi per l’accettazione sì. Entro oggi.
Perché entro oggi Meridiana, per legge, deve chiudere la procedura sui licenziamenti e avviare le carte che li faranno diventare da virtuali a reali.
Se ci sarà l’accordo societario con Qatar Airways, con il via libera dei sindacati ad Al Baker, i licenziamenti saranno intorno ai 300, forse anche un po’ meno (va considerato che oltre 200 lavoratori hanno già lasciato volontariamente l’azienda abbattendo così il numero degli esuberi).
Se l’intesa non ci sarà, i licenziamenti saranno invece 955. Spazi di mediazione ulteriore, visti i tempi tecnici, non sembrano essercene.
I due piani B. Ma in questa clima di altissima incertezza - Qatar Airways potrebbe ritirarsi, come in parte ha fatto capire di voler fare, per poi essere richiamata dentro dall’impegno del Governo - Meridiana si prepara all’ipotesi B. Anzi, alla doppia ipotesi B.
Il suo management - escluso ufficialmente dal negoziato perché definito «incompetente e inadeguato» dal viceministro allo Sviluppo Teresa Bellanova (Pd) in quella che l’Usb ha definito una «farsa» accusando l’esecutivo Renzi di aver sempre «tollerato i dirigenti nonostante le nostre denunce» - stanno preparando le lettere di licenziamento che poterebbero la compagnia ad avere appena tre aerei.
E - scenario seccamente smentito dall’azienda, ma raccolto in più ambienti - a puntare tutto su Air Italy. L’Aga Khan, per bocca del suo manager principale, il presidente Marco Rigotti, ha detto che senza l’intesa con Qatar Airways lui non finanzierà più Meridiana. Al Baker, quando ha parlato con la stampa estera, ha spiegato che l’Aga Khan dopo giugno non metterà più soldi.
Questo vuole dire che, dopo l’estate, perché i sindacati credono che gli aerei non saranno messi a terra durante la stagione più redditizia, Meridiana potrebbe chiudere (altra soluzione a cui soprattutto i dipendenti non credono).
E a quel punto l’Aga Khan, forse proprio con Qatar Airways, punterebbero tutto su Air Italy.
Per gli arabi, perché ha comunque la licenza di volo europea, il lasciapassare per collegare liberamente Asia con Europa e America. Per gli arabi e l’Aga Khan perché - in base a quello che hanno sempre detto - costa meno di Meridiana e rende di più.
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