La Nuova Sardegna

Compravano le ragazze all’asta e le obbligavano a prostituirsi

di Kety Sanna
Compravano le ragazze all’asta e le obbligavano a prostituirsi

Nuoro. Arrestati Salvatore Cualbu, fonnese residente a Olbia, e la compagna ungherese Alcune vittime segregate in una casupola accanto a un canile nel capoluogo gallurese

22 luglio 2016
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NUORO. Comprate e usate come merce e strumento di piacere. Era questo il destino di alcune ragazze ungheresi che appena giunte in Italia, venivano segregate e costrette a prostituirsi. Il loro incubo però, è finito ieri mattina quando gli agenti della squadra mobile di Nuoro, coordinati dal vice questore aggiunto Paolo Guiso, hanno bussato alla porta di una villetta di Olbia e sottoposto a fermo, su decreti emessi dalla Direzione distrettuale antimafia, Salvatore Cualbu 37enne originario di Fonni ma residente nella cittadina gallurese e la compagna, Erzsebet Holecsko che di anni ne ha 36. I due sono accusati di tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione. Stando alle indagini svolte dalla questura barbaricina, la coppia faceva arrivare le ragazze straniere in Italia utilizzando una rete di amicizie che la fidanzata di Cualbu aveva Oltralpe ma anche attraverso l’aiuto di un’organizzazione criminale.

Il sistema. Le giovani, non ancora trentenni, venivano letteralmente “acquistate” alla somma di 250mila fiorini, l’equivalente di circa mille euro. Una volta giunte in Sardegna venivano poi costrette a prostituirsi in alcuni appartamenti presi in affitto a Nuoro, dove il via vai di clienti era continuo, a tutte le ore del giorno e della notte. Ed è per questo che circa cinque mesi fa le ragazze erano state trasferite a Olbia, nella casa del custode di un canile, in una zona periferica della città, da allora diventata la loro nuova prigione. Pochi ambienti, fatiscenti e malsani, con materassi e indumenti sparsi sul pavimento. Vivevano lì, rinchiuse, sotto lo sguardo attento di un sistema di video sorveglianza che Salvatore Cualbu poteva controllare. Le uscite per loro erano limitatissime e quelle poche volte, potevano farlo solo se in compagnia di amici fidati dei loro aguzzini che invece, vivevano in una villetta accogliente, a circa 500 metri di distanza dal canile-prigione.

Le indagini. «Sono partite due anni fa – ha detto il capo della squadra mobile nel corso della conferenza stampa alla quale ha preso parte anche il questore Massimo Colucci – grazie anche alle segnalazioni di alcuni cittadini nuoresi. Ma è attraverso l’utilizzo delle intercettazioni che siamo venuti a conoscenza del fatto che alcuni appartamenti in città erano stati trasformati in alloggi a luci rosse, dove i proprietari erano a conoscenza di ciò che avveniva all’interno. Ed ecco perché, anche loro, sono finiti nei guai e sono stati indagati a piede libero per favoreggiamento. I clienti, spesso uomini facoltosi ma anche professionisti insospettabili, pagavano le prestazioni da un minimo di 80 fino a 400 euro. Il prezzo – ha aggiunto il dirigente della questura – variava a seconda del tipo di richiesta e in base alla durata. All’interno dei locali abbiamo trovato anche una sorta di registro in cui venivano annotati i movimenti sulle prestazioni effettuate». Ovviamente di quelle somme le ragazze potevano trattenere ben poco. Ai due indagati (per il fisco nullatenenti), la polizia ha sequestrato due auto: una Mercedes Mg da oltre 100mila euro e un potente fuoristrada, un Nissan cabinato. Ma non solo: all’interno della loro abitazione è stata trovata e sequestrata della cocaina e diverse quantità di viagra.

Il traffico. «Quando ieri abbiamo liberato queste ragazze – ha aggiunto Guiso – all’interno della pensione ce n’era un’altra, appena giunta da Sassari con la figlia minorenne, che non escludiamo potesse essere destinata allo stesso mercato di prostituzione. Tutte le giovani hanno ora trovato ospitalità in alcune case di accoglienza e associazioni di volontariato. Intanto – ha concluso Paolo Guiso – l’indagine non è chiusa ma proseguirà nel tentativo di scovare i collaboratori di Cualbu e Holecsko, quei punti di riferimento in Ungheria, attraverso i quali la coppia riusciva ad organizzare la “tratta delle schiave del sesso” per la Sardegna. Noi abbiamo individuato quattro donne ma non escludiamo ce ne siano tante altre nella stessa situazione. Abbiamo dovuto accelerare l’attività d’indagine perché la coppia di sfruttatori stava preparando la fuga per allontanarsi dal territorio nazionale».

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