Serracchiani: «Sardegna al sicuro»
Presidentessa del Friuli e vicesegretaria pd, esalta le Regioni a Statuto speciale
CAGLIARI. Debora Serracchiani ha il doppio incarico come Matteo Renzi: è presidentessa del Friuli Venezia Giulia, regione a Statuto speciale, e vicesegretaria del Pd. Però rispetto alla bulimia del premier, sa districarsi con molta più leggerezza in una, anche per lei, pericolosa doppia sfida. Gli esempi non mancano, c’è un’altalena continua fra l’esito del referendum di dicembre e il futuro del Paese, oppure fra quanto accadrà al Pd dopo il voto prenatalizio e un eventuale prossimo capo del Governo. Non c’è un solo panno verde su cui deve giocare le carte, i tavoli sono almeno quattro e paralleli. Eppure Debora Serracchiani, in tour per sostenere è ovvio il Sì, lo dice subito: «Sono solo quelli del No a far confusione e a mischiare i problemi. Fra pochi giorni gli italiani voteranno per rendere l’Italia più o meno competitiva, semplice ed efficiente. Se invece qualcuno vuol far credere che voteremo sì o no al Governo, sì o no al Pd, lancia solo bufale e sbaglia anche di molto». Così, con a fianco il governatore della Sardegna Francesco Pigliaru, anche lui ultraconvinto portavoce del Sì, eccola aggiungere subito un concetto per lei forte e interessato: «Con la riforma costituzionale, diciamolo una volta per tutte, non cambierà proprio nulla per la Sardegna, il Friuli, Trento e Bolzano. Resteremo quello che siamo: regioni a statuto speciale. Anzi, se vinciamo noi, sarà riconosciuta, in Costituzione, la nostra specificità e solo attraverso un accordo lo Stato potrà mettere in discussione le nostre competenze». Per ribadire lo stesso concesso anche così: «Sapete perché gran parte degli altri governatori sono per il No? Perché non sopportano questa nostra più che motivata diversità e non vogliono neanche accettare la sfida che le Regioni dovranno ritornare a essere virtuose per conquistarsi questa o quella competenza». Chiuso questo capitolo, Debora Serracchiani passa a un altro dei tavoli su cui non vorrebbe giocare, ma comunque c’è. «Se dovessero vincere gli altri – sottolinea – il Pd non sarebbe disponibile a governicchi o governi tecnici. Ogni decisione, a quel punto, sarebbe solo nelle mani del presidente della Repubblica e non certo dei partiti». Poi Debora Serracchiani non si nasconde neanche sul futuro del Pd. «Noi, dopo qualche errore iniziale, siamo statigli unici ad aver tenuto la discussione sul merito del referendum. Di questo abbiamo parlato e continueremo a farlo, con tutti gli elettori». Per smentire infine l’ultima notizia che circola da giorni: le dimissioni di Renzi alla vigilia del voto. «È un’altra bufala, ormai ho perso il conto. In queste settimane, ho sentito di tutto su possibili piani e sottotraccia: non esistono. Noi abbiamo un solo obiettivo dichiarato: vincere il referendum e avere la conferma che la maggioranza degli italiani vuole cambiare l’Italia». (ua)