La Nuova Sardegna

Comuni sardi, tagli record «Scippati 2,6 miliardi» 

di Silvia Sanna
Comuni sardi, tagli record «Scippati 2,6 miliardi» 

Denuncia dell’Anci. Il presidente Deiana: «È questa la vera vertenza entrate» 

24 giugno 2017
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SASSARI. Viaggiare in ordine sparso è altamente sconsigliato: la storia insegna che l’unione fa la forza, soprattutto quando i numeri sono importanti. Come quelli denunciati dall’Anci, che ha ricostruito il complicato puzzle delle finanze degli enti locali, segnate da una emorragia costante di risorse. Ad Abbasanta il presidente dell’associazione dei Comuni Emiliano Deiana ha accompagnato l’illustrazione del documento con una serie di slide. Nelle quali il segno meno è ricorrente. «Complessivamente – la sintesi di Deiana – ai Comuni sardi mancano 2,6 miliardi. Un dato “pauroso” che dovrebbe far riflettere: il Patto per la Sardegna, firmato con tanta enfasi, vale 2,3 miliardi, trecento milioni in meno». E proprio trecento sono i milioni che ogni anno lo Stato ha tagliato ai Comuni sardi, per un totale di 1,2 miliardi. Che si aggiungono al tesoretto congelato di 1,4 miliardi: «Sono i soldi fermi per via della regola del bilancio armonizzato – dice Deiana – fondi utilizzabili sono in minima parte. Un meccanismo spietato e dannosissimo soprattutto per i centri meno indebitati che riscuotono le tasse». Secondo i dati ufficiali di Ifel, la fondazione di Anci per la finanza locale, la Sardegna è la Regione che più di tutte ha subìto le sforbiciate di Stato: -43 per cento dal 2010 al 2015, al secondo posto ben distanziata con -34 per cento c’è la Sicilia, poi la Calabria e la Campania. Distante anni luce con appena -10 per cento di trasferimenti, c’è la Lombardia. La Sardegna, che nel 2009 per il 2010 vantava risorse per quasi 412 milioni, nel 2015 si è dovuta accontentare di 107 e spiccioli. Significativo il dato delle due città più grandi dell’isola: Cagliari è passata da 49 a 10 milioni, Sassari da 31 a 6 milioni. «E pensare che i Comuni, così falcidiati, rappresentano appena il 7,6 per cento della spesa pubblica nazionale», aggiunge Emiliano Deiana. Invece verso gli enti locali negli anni c’è stato “un accanimento” crescente, al punto che la Corte Costituzionale ha bocciato un ulteriore taglio imposto nel 2013 dal governo Monti all’epoca della spending review. I giudici hanno contestato – di fronte alla riduzione massiccia di risorse – l’impossibilità per i Comuni di garantire servizi di base ed essenziali ai cittadini. Proprio da questo punto parte la protesta dell’Anci che punta a trasformare la questione «in una battaglia di popolo. Perché – spiega Deiana – la vera vertenza entrate in Sardegna è quella dei Comuni, visto che i 600 milioni di accantonamenti sollecitati dalla giunta Pigliaru sono appena un quarto delle risorse venute meno ai sindaci e alle loro amministrazioni». Ecco le mosse. Il dossier farcito di numeri sarà consegnato a tutti i Comuni isolani con l’invito ad approvarlo in consiglio comunale. Subito dopo inizierà la discussione con la Regione ma anche con i parlamentari isolani «perché presentino una proposta di modifica su avanzi di amministrazione e bilanci armonizzati. Alla giunta regionale – conclude il presidente Anci – chiediamo di approvare una norma che consenta di scongelare le risorse vincolandole a diritti fondamentali, come l’istruzione e i servizi sociali. È una battaglia per i diritti, da portare avanti uniti».

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