Nomi depennati e simboli spariti all’ultimo
di Alessandro Pirina
I Riformatori non si presentano, l’Upc si sfila dalla Civica di Lorenzin, i civatiani mollano Liberi e uguali
31 gennaio 2018
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SASSARI. Due coalizioni, 17 liste e quasi 250 candidati. Ma ai nastri di partenza sarebbero potuti essere molti di più. Diversi aspiranti parlamentari sono spariti dalle liste all’ultimo momento: qualche rinuncia e molte esclusioni, anche eccellenti. Ma nella scheda mancheranno anche simboli di partiti pronti a scendere in campo che all’ultimo hanno dovuto rimettere nel cassetto santini e manifesti.
A destra. I casi più clamorosi nel centrodestra. La Quarta gamba che a livello nazionale raccoglie Fitto e Cesa, in Sardegna poteva contare sull’Udc e sui Riformatori. Ma la distribuzione dei collegi uninominali ha fatto saltare il tavolo e nella lista Noi per l’Italia resta solo l’Udc. I Riformatori hanno preferito sfilarsi e rinunciare alla competizione elettorale. Pronto ad affrontare la corsa per le politiche era anche il gruppo di Energie per l’Italia, prima con il centrodestra, dopo la rottura con Forza Italia da solo. Il leader sardo Tore Piana aveva già preparato le liste, ma il leader nazionale Stefano Parisi ha siglato la pace col centrodestra ed è stato scelto come candidato a governatore del Lazio. A quel punto il partito si è ritirato dalle elezioni del 4 marzo. Ovviamente anche in Sardegna.
A sinistra. Nel centrosinistra, invece, nelle ultime ore si è registrata la defezione dell’Upc. Il suo segretario Antonio Satta aveva partecipato a Roma al battesimo della lista Civica popolare guidata da Beatrice Lorenzin. Il suo nome, tra l’altro, era in pole position per guidare la lista proporzionale nel nord dell’isola e per il collegio uninominale di Olbia, ma alla fine Satta si è tirato fuori e nella lista restano solo i centristi di Casini. Non sono mancate frizioni nemmeno in Liberi e uguali. Anzi, il deputato uscente Michele Piras e il leader di Possibile, Thomas Castangia, hanno mal digerito la candidatura dell’emiliano Claudio Grassi e hanno ritirato le candidature.
Indipendentisti. Della alleanza del Psd’Az con la Lega si è detto tutto. Ma l’accordo con Salvini ha fatto saltare quello che i sardisti avevano siglato con la Base e Fortza Paris. I due movimenti hanno sconfessato l’intesa con la camice verdi. A quel punto la Base ha stretto un accordo con Forza Italia, il suo leader Efisio Arbau aveva annunciato la sua candidatura nel collegio di Nuoro alla Camera, ma improvvisamente tutto è saltato. E anche la Base osserverà dall’esterno queste elezioni. Come anche il Partito dei sardi, che aveva provato a mettere su un’intesa col Pd, era intervenuto l’ambasciatore Piero Fassino, e si era pensato a un posto al Senato nel Nuorese per Paolo Maninchedda, ma il matrimonio non è stato siglato.
Esclusi eccellenti. Non mancano poi gli esclusi eccellenti, cancellati dalle liste all’ultimo momento per fare posto ad altri. Il Pd ha tagliato gli uscenti Gian Piero Scanu e Luigi Manconi, autori di molte battaglie in Parlamento, mentre Forza Italia ha depennato il consigliere Marco Tedde, fino all’ultimo certissimo, mentre la collega Alessandra Zedda, spostata dalla Camera al Senato, ha preferito rinunciare. C’è infine il caso di Roberto Cotti, il senatore del M5s, cancellato dalle liste delle parlamentarie.
A destra. I casi più clamorosi nel centrodestra. La Quarta gamba che a livello nazionale raccoglie Fitto e Cesa, in Sardegna poteva contare sull’Udc e sui Riformatori. Ma la distribuzione dei collegi uninominali ha fatto saltare il tavolo e nella lista Noi per l’Italia resta solo l’Udc. I Riformatori hanno preferito sfilarsi e rinunciare alla competizione elettorale. Pronto ad affrontare la corsa per le politiche era anche il gruppo di Energie per l’Italia, prima con il centrodestra, dopo la rottura con Forza Italia da solo. Il leader sardo Tore Piana aveva già preparato le liste, ma il leader nazionale Stefano Parisi ha siglato la pace col centrodestra ed è stato scelto come candidato a governatore del Lazio. A quel punto il partito si è ritirato dalle elezioni del 4 marzo. Ovviamente anche in Sardegna.
A sinistra. Nel centrosinistra, invece, nelle ultime ore si è registrata la defezione dell’Upc. Il suo segretario Antonio Satta aveva partecipato a Roma al battesimo della lista Civica popolare guidata da Beatrice Lorenzin. Il suo nome, tra l’altro, era in pole position per guidare la lista proporzionale nel nord dell’isola e per il collegio uninominale di Olbia, ma alla fine Satta si è tirato fuori e nella lista restano solo i centristi di Casini. Non sono mancate frizioni nemmeno in Liberi e uguali. Anzi, il deputato uscente Michele Piras e il leader di Possibile, Thomas Castangia, hanno mal digerito la candidatura dell’emiliano Claudio Grassi e hanno ritirato le candidature.
Indipendentisti. Della alleanza del Psd’Az con la Lega si è detto tutto. Ma l’accordo con Salvini ha fatto saltare quello che i sardisti avevano siglato con la Base e Fortza Paris. I due movimenti hanno sconfessato l’intesa con la camice verdi. A quel punto la Base ha stretto un accordo con Forza Italia, il suo leader Efisio Arbau aveva annunciato la sua candidatura nel collegio di Nuoro alla Camera, ma improvvisamente tutto è saltato. E anche la Base osserverà dall’esterno queste elezioni. Come anche il Partito dei sardi, che aveva provato a mettere su un’intesa col Pd, era intervenuto l’ambasciatore Piero Fassino, e si era pensato a un posto al Senato nel Nuorese per Paolo Maninchedda, ma il matrimonio non è stato siglato.
Esclusi eccellenti. Non mancano poi gli esclusi eccellenti, cancellati dalle liste all’ultimo momento per fare posto ad altri. Il Pd ha tagliato gli uscenti Gian Piero Scanu e Luigi Manconi, autori di molte battaglie in Parlamento, mentre Forza Italia ha depennato il consigliere Marco Tedde, fino all’ultimo certissimo, mentre la collega Alessandra Zedda, spostata dalla Camera al Senato, ha preferito rinunciare. C’è infine il caso di Roberto Cotti, il senatore del M5s, cancellato dalle liste delle parlamentarie.