La Nuova Sardegna

Tajani lancia il programma ma manca il candidato

di Stefano Ambu
Tajani lancia il programma ma manca il candidato

Messaggio di Berlusconi: «La Sardegna è la mia seconda patria»

01 luglio 2018
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CAGLIARI. Indicazioni per le elezioni regionali sì, ma poche e con molta prudenza. A partire dall'invito all'unità del centrodestra che oggi, visto quello che succede a Roma, non è la cosa più ovvia e scontata del mondo. Soldi (al momento più sulla carta che di carta) e strategie per risollevare l'isola, invece, tanti. Magari facendo leva sull'Europa.

È un po' quello che è emerso a Selargius dalla convention azzurra-Ppe "Sardegna - La sfida dell'insularità e della competitività".

Padrone di casa l'euro parlamentare Salvatore Cicu, protagonista assoluto Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo e vicepresidente di Forza Italia.

Presente, con un messaggio, anche Silvio Berlusconi. «Isola mia seconda patria: il grande sogno di una Sardegna prospera – questo uno dei passaggi chiave – centrale nel Mediterraneo non solo geograficamente, ma dal punto di vista culturale ed economico si realizza solo come parte dell'Europa». Applausi.

Ma c'era anche tutto il mondo di Fi sardo: oltre Cicu, Emilio Floris, Ugo Cappellacci, Alessandra Zedda, Stefano Tunis, Settimo Nizzi, Pietro Pittalis e tanti altri. E la domanda, in vista delle regionali, anche di nascosto se la sono fatta tutti: il prossimo candidato governatore sarà uno di loro?

Tajani un identikit lo ha disegnato. Una traccia è l'Europa: «Ragioniamo su una dimensione di inclusione della Sardegna in un contesto nazionale ed europeo e non di isolamento territoriale da parte di Roma e di Bruxelles – ha detto – serve una persona in grado di guidare una Regione e soprattutto capace di dialogare ed essere credibile a Bruxelles».

Ma gli alleati? «Per vincere – ha concluso – il centrodestra deve essere unito e Forza Italia sarà naturalmente leader della coalizione. È l’unica forza nazionale: i nostri amici della Lega hanno avuto un buon risultato in Sardegna grazie ad un accordo con un partito sardo». Non c'è ancora il candidato ma una bozza di programma, o almeno qualche strada da seguire, c'è. I soldi? Per Tajani bisogna «inserire la Sardegna in un piano di crescita infrastrutturale che comprenda tutte le regioni insulari e del sud utilizzando i fondi comunitari non spesi per un pacchetto di una ventina di miliardi fino ad arrivare a 150 miliardi».

Lo scopo è quello di «realizzare infrastrutture: porti, aeroporti, autostrade del mare, collegamenti stradali e alta velocità». D'altra parte, si chiede, «i collegamenti non sono all'altezza di una regione moderna e competitiva? Dal punto di vista naturalistico quest'Isola è super competitiva, ma bisogna mettere i turisti nelle condizioni di conoscerla». Spuntano anche le due parole magiche zona franca: «Quando ero commissario abbiamo iniziato a lavorarci con Cicu e l'allora governatore Cappellacci. Dipende dal Governo italiano, è da Roma che deve partire la proposta perché a Bruxelles c'era la disponibilità». Lo stesso discorso, ha chiarito, vale per la fiscalità di vantaggio. Impossibile non allargare, dopo venerdì sera, lo sguardo ai migranti. «Il risultato del vertice di ieri (ndr venerdì) è stato in parte deludente e l'unità dell'Europa è a rischio- ha detto – l'unico elemento positivo – è che si è avuto un documento comune che però non dà risposte positive all'Italia, se non per il risultato ottenuto dal Parlamento europeo, quello cioè di far decidere dal Consiglio la riforma del diritto di asilo entro la fine dell'autunno. Siamo riusciti, cioè, a far inserire la riforma di Dublino sul diritto d'asilo una buona base di partenza che riesce a coniugare fermezza e solidarietà tra Stati». La strada da percorrere, secondo Tajani, è quella di «fermare i flussi migratori alla partenza, in Nord Africa, motivo per cui all'Europa abbiamo chiesto sei miliardi di euro, ma sono stati concessi 500 milioni, quindi un dodicesimo».

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