La Nuova Sardegna

Allarme cimice asiatica in Sardegna, agricoltura in ginocchio

Allarme cimice asiatica in Sardegna, agricoltura in ginocchio

Raccolti compromessi, richiesto alla Regione di prendere provvedimenti urgenti. Il presidente della Cia: «Servono risorse per aiutare le aziende in difficoltà»

08 novembre 2019
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SASSARI. Un nuovo nemico si profila all’orizzonte per l’agricoltura sarda. Anzi, per Cia Agricoltori Sardegna la cimice asiatica ha già cominciato la propria opera distruttrice anche in Sardegna dopo aver messo in ginocchio il nord Italia. «L’insetto sta mettendo in difficoltà le produzioni orticole e frutticole» dice l’organizzazione agricola, che ha inviato una lettera al presidente della Regione, Christian Solinas, affinché si faccia portavoce presso il governo nazionale della situazione e delle preoccupazioni del comparto agricolo. Obiettivo: chiedere alle istituzioni soluzioni immediate, sia per contrastare il nuovo flagello delle campagne, sia per aiutare economicamente le aziende colpite. Secondo la Cia «occorre definire misure eccezionali per un settore che rischia di perdere rapidamente una parte consistente della produzione». E l’associazione nelle regioni settentrionali le ha già chieste alla ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova, che ha annunciato la disponibilità di 80 milioni di euro nel triennio per la guerra alla Halyomorpha halys.

Già gravi danni. Secondo gli studiosi dell’università di Sassari l’invasione nell’isola è solo agli esordi ma per il presidente regionale Cia, Francesco Erbì «anche in Sardegna la cimice asiatica sta causando danni alle produzioni agricole in entità tale da mettere a rischio la sopravvivenza di numerose aziende, oltre a creare notevoli problemi all’intera filiera a valle della produzione». Occorre definire un sostegno finanziario adeguato e modificare le normative necessarie per fronteggiare il problema. «Pur apprezzando l’annuncio dello stanziamento da parte del Mipaaf, si ritiene tale importo inadeguato e del tutto insufficiente – dice Erbì – Occorre che il Governo si faccia carico della gravità del problema e agisca coerentemente». Ma secondo la Cia, «occorre anche dotare delle risorse necessarie la ricerca chiamata a fornire, in tempi possibilmente rapidi, risposte all’esigenza di contenere questo nuovo flagello, evitandone la dispersione e creando un coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti».

Suggerimenti pratici. Quelli per dare una mano alle aziende consistono «nell’immediata sospensione dei mutui; nell’istituzione di un fondo di rotazione per fornire le garanzie necessarie a chi necessita di risorse finanziarie per proseguire l’attività; nell’adozione di misure che evitino la segnalazione dei soggetti coinvolti alla Crif (Centrale rischi, ndr); una norma, anche transitoria, che eviti l’emissione di Durc negativi per coloro che non sono nelle condizioni oggettive di far fronte al pagamento degli oneri contributivi». Ma non solo. L’organizzazione agricola chiede al governo di fare pressing nei confronti dell’Ue per confermare l’utilizzo per l’anno prossimo della sostanza chimica Metile, «l’unica che allo stato assicura un parziale controllo della cimice» afferma ancora Erbì. Un’altra misura richiesta riguarda la lotta biologica, «rendendo possibile l’immissione in pieno campo già dall’inizio della prossima primavera dell’antagonista, noto come vespa samurai».

Misure europee e controlli. Consigli anche per l’Europa: sono necessarie – dice Cia Sardegna – le modifiche ai regolamenti comunitari mirate a all’aumento dell’aliquota di sostegno dal 50 all’80% per gli investimenti, tipo l’approntamento delle reti di protezione; l’aumento della clausola di salvaguardia per le organizzazioni di produttori sino all’80% per evitare che queste, a causa della riduzione dei conferimenti, perdano i requisiti del riconoscimento; la modifica degli orientamenti per gli aiuti di Stato per permettere che la prevista soglia di danno del 30% possa contenere più calamità succedutesi nel corso dell’anno; l’attivazione dell’articolo 221 del Regolamento Ue 1308/2013 per ristorare i danni, evidenziando che la calamità ha assunto ormai un carattere sovra regionale e deve essere affrontata con la dovuta risolutezza.

Erbì sottolinea che «vista la carenza di prodotto nazionale sul mercato, è necessario aumentare i controlli sulla filiera per assicurare che l’origine dei prodotti sia garantita, allo scopo di evitare fraudolente indicazioni che sarebbero una ulteriore beffa oltre al danno». (a.palm.)

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