La Nuova Sardegna

La tragedia di Monte Pino: un carrozziere rimuove gratis le due auto

di Giandomenico Mele
La tragedia di Monte Pino: un carrozziere rimuove gratis le due auto

Vittorio Musselli con i suoi collaboratori le ha recuperate: "Ingiusto far pagare i familiari delle vittime"

29 novembre 2019
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OLBIA. Lamiere accartocciate che hanno portato via tre vite, ma ne hanno segnate tante altre. Due auto che sono diventate simbolo di una tragedia, che i meccanismi astrusi e ottusi della burocrazia rischiavano di trasformare in beffa. Ieri mattina, davanti al terreno di Monte Pino dove quelle auto erano sprofondate, hanno seguito il recupero Alessandro Fiore, figlio di Bruno Fiore e di Sebastiana Brundu, morti insieme alla suocera Maria Loriga nel crollo della strada nell’alluvione del 18 novembre 2013. C’era anche Veronica Gelsomino, unica sopravvissuta in quel drammatico volo, che ha assistito alla rimozione dell’auto dentro la quale si era miracolosamente salvata, mentre Vittorio Musselli portava via quel che restava di quelle vetture con i propri mezzi. Musselli è un carrozziere di Tempio, che ha mantenuto la sua promessa. Quella che fece sei anni fa dopo la tragedia. Portare via le auto, senza chiedere nulla. Un gesto apprezzato che ha sollevato la Gelsomino e Fiore dall’obbligo della rimozione a proprie spese. Una beffa protocollata dopo l’intervento dei finanzieri della sezione navale di Olbia, impegnati in un’attività di polizia ambientale a tutela del territorio.

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Le voci. «Stiamo dimostrando che noi non ci siamo mai tirati indietro davanti ai nostri doveri – spiega Alessandro Fiore -. Stiamo rimuovendo le auto come ci è stato chiesto. Io non ce l’ho con la Finanza, loro fanno il proprio dovere. Ci hanno chiamato, scusandosi. Lo stesso ha fatto l’Anas. Vorrei però che tutti facessero veramente il proprio dovere». Una frase che non dissimula un’amarezza profonda, di chi è rimasto segnato dal dolore, a cui si aggiunge il carico di una vicenda giudiziaria interminabile. «Oggi è stata risolta un’altra questione, non abbiamo più pendenze – dice Fiore -. Ma finché non verrà riconosciuta una responsabilità per quello che è accaduto, per noi non cambia nulla. Queste auto non erano qui per venirci in pellegrinaggio». «Oltre al danno, la beffa», lamentava Veronica Gelsomino quando ha appreso la notizia di dover rimuovere le auto a proprie spese. Ieri ha guardato quelle carcasse come l’ultima immagine di un ricordo che non potrà mai offuscarsi. Un dramma sempre vivo. «Basta con questi cimeli, finalmente le portano via. Io sono viva, sono qui per raccontare. Ma una di quelle auto ha visto tre persone morire. Dal primo momento ci sono stati atti di sciacallaggio su quelle vetture».

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La rimozione. Tre carri attrezzi che hanno spostato, trascinato, sollevato e caricato le carcasse dei veicoli testimoni di una tragedia. Vittorio Musselli, insieme ai propri collaboratori, ha trasportato le auto fino a Olbia, dove verranno rottamate. «Sei anni fa avevo preso un impegno, oggi sono riuscito a mantenerlo. Le auto sono state portate ad Olbia per procedere allo smaltimento – spiega Musselli -. La mia famiglia e la nostra azienda avevano un obbligo morale nei confronti di queste persone, abbiamo appurato attraverso le visure che le auto erano a posto, abbiamo contattato Finanza e Anas. Le vetture sono state dissequestrate e sono libere da vincoli. Oggi (ieri, ndr) si è chiusa una pagina di questa tragica vicenda». Un gesto di solidarietà che ha lenito in parte la delusione per una burocrazia cieca. «Vittorio Musselli mi ha chiamato e mi ha ribadito di voler portare via le auto, come promesso sei anni fa – racconta Alessandro Fiore -. Già nei momenti successivi alla tragedia si era offerto di farlo, ma all’epoca non si poteva arrivare fino al luogo dell’incidente, poi le auto erano state sequestrate».

La storia. L’Alfa 147 sulla quale Veronica Gelsomino viaggiava la sera dell’alluvione e la Land Rover a bordo della quale c’erano i genitori e la suocera di Alessandro Fiore erano state tirate su dalla voragine un anno fa, durante una cerimonia, in concomitanza con l’apertura del cantiere per il rifacimento della strada. Le carcasse ridotte a un ammasso di rottami erano state adagiate in un terreno vicino, di proprietà di un privato. Un’area nella disponibilità dell’Anas, che ha sistemato un cancello. Le lamiere della morte ieri hanno lasciato quel luogo tragico. Dopo sei lunghi anni. Senza che la strada sia stata riaperta. Senza che le colpe siano state ancora assegnate.
 

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