La Nuova Sardegna

Il governo impugna la legge sulle Province

Il governo impugna la legge sulle Province

Deriu, Pd: «Era scontato. L’avevamo già anticipato in aula. Riforma ed elezioni mai attuati»

30 dicembre 2019
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SASSARI. Il destino delle Province è sempre più un mosaico incomprensibile. Dimezzate, cancellate, resuscitate, commissariate, rilanciate, moltiplicate. Tutto fatto sulla carta, mentre le casse di questi enti sono state svuotate. Niente più trasferimenti e un futuro poco chiaro. La giunta Solinas ha deciso di rilanciarle, con l’elezione diretta dei consiglieri. In teoria dovrebbero essere i sindaci a decidere chi saranno i rappresentanti. Ma la giunta di centrodestra voleva un ritorno dello schema precedente. Almeno nei programmi annunciati dal governatore e dall’assessore agli Enti locali Quirico Sanna. La difficoltà è varare la legge elettorale, che deve avere preventivamente deciso quante saranno le Province.

Nel frattempo la Regione ha con una legge deciso di nominare degli amministratori straordinari. E il governo ha impugnato la legge.

«Era scontato – spiega il consigliere regionale del Pd Roberto Deriu –. Lo abbiamo detto più volte in commissione e in aula. Le elezioni delle Province nel resto dell’Italia si sono tenute già due volte. In Sardegna mai. Il governo dice in modo chiaro che la Regione non può tenere in ostaggio enti che non sono suoi. E quella legge è incostituzionale perché lede il diritto elettorale dei cittadini».

Deriu spiega il percorso che ha portato fino all’impugnazione. «Dal 2016 la Sardegna aveva la sua legge per gli enti locali, ma il fallimento del referendum costituzionale del 2016 di fatto ha rafforzato l’esistenza delle Province. In questi anni si doveva provvedere a fare una nuova legge di riordino, in cui si prevedevano anche le elezioni. Ma nulla è stato fatto. È andata piano la precedente legislatura, ma in questa il passo è anche peggiorato. Perché l’esecutivo Solinas non solo ha fatto una legge incostituzionale, ma non ha attuato neanche quello che era previsto. Perché entro 15 giorni doveva nominare gli amministratori straordinari. Ma non lo ha fatto».

Deriu spiega anche la genesi di questa figura. «Gli amministratori straordinari erano nati quando si era convinti che le Province sarebbero dovute sparire, soppiantate dalle unioni delle Unioni di Comuni. La storia è andata da un’altra parte. Ma l’amministratore straordinario doveva essere una sorta di traghettatore. Non un commissario, proprio per motivi istituzionali. La Regione non può commissariare le Province che sono enti previsti dalla Costituzione. E credo che questo sia il vulnus principale che porti a un errore di base nell’impostazione di questa riforma».

Ma gli attuali amministratori delle Province non corrono rischi. Al contrario l’impugnazione della nuova legge per la nomina di diversi amministratori straordinari rafforza la loro posizione.



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