La Nuova Sardegna

Conad non torna indietro: in Sardegna cassa integrazione per 435 dipendenti

Silvia Sanna
Conad non torna indietro: in Sardegna cassa integrazione per 435 dipendenti

In tutta Italia il provvedimento toccherebbe 5.300 dipendenti. Il gruppo emiliano: «Misura necessaria per salvare i posti di lavoro». I sindacati non ci stanno: «I numeri sono allarmanti, intervenga il Ministro»

16 febbraio 2020
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SASSARI. La sensazione, fastidiosa, è quella di andare a sbattere ogni volta contro un muro di gomma. Perché Conad-La Margherita, dall’inizio di questa complicatissima vertenza, non si è mossa di un millimetro dalle sue posizioni. E tra lunghi silenzi, domande rimaste senza risposta e piani industriali parziali, ha detto e ribadito sin dall’inizio la necessità di ridurre gli organici. Tagli massicci «per risanare la rete commerciale e salvaguardare il numero più alto possibile di posti di lavoro»: questo il mantra ripetuto da settimane dai vertici del colosso emiliano. Anche ieri, in occasione dell’incontro con i sindacati a Roma, 24 ore dopo l’annuncio choc della cassa integrazione per il 60% dei dipendenti, 5300 in totale, 435 solo in Sardegna. Numeri confermati, nonostante l’opposizione dei sindacati. «È stata una giornata persa – commenta Cristiano Ardau, segretario regionale Uil Tucs – perché Conad non torna indietro. Ha confermato la Cigs per 12 mesi, un periodo cuscinetto nel quale saranno incentivati esodi volontari e ricollocazione del personale». Troppo poco, nonostante il gruppo Conad abbia rassicurato sul fatto che per il 2020 non ci saranno licenziamenti. Ma anche sugli incentivi per le uscite, i sindacati denunciano un’offerta eccessivamente al ribasso: solo 12 mensilità, «una cifra inferiore a quelle annunciate inizialmente alcuni mesi fa – dice Marco Marroni, segretario nazionale della UilTucs – e meno male che non le avevamo diffuse. I vertici Conad si dimostrano ancora una volta inaffidabili anche su questo punto».

«Abbiamo ripreso il confronto oggi dopo due scioperi. Ci rimettiamo al tavolo. L'impresa ha dato qualche segno di dialogo ma ancora non ci sono i contenuti per dire che si è riaperta la trattativa vera e propria», dice al termine del confronto il segretario nazionale della Filcams Cgil, Alessio Di Labio, sottolineando come questo sia stato «il primo incontro sulla procedura della mobilità, degli esuberi e delle sedi, che sono più di 800». Le organizzazioni sindacali hanno sollecitato nuovamente ministero del Lavoro e Mise a riconvocare le parti, ma il prossimo incontro con l’azienda è stato fissato per il 22 a Bologna, quando si cercherà di entrare nel merito delle procedure. Il segretario nazionale della Fisascat Cisl, Vincenzo Dell'Orefice, sposta il focus sui ricollocamenti: «Più e prima dell'incentivo all'esodo, noi siamo fermamente interessati a porre la questione della ricollocazione dei lavoratori».

Intanto resta da capire come saranno individuati i lavoratori da inserire nella cassa integrazione straordinaria. Al momento è stata fornita solo la percentuale, 60%, ma è chiaro che si ragionerà sulle singole realtà sia per quanto riguarda le sedi sia per quanto riguarda il personale dei punti vendita. In Sardegna il clima si fa incandescente. «Denunciamo la poca chiarezza sull’operazione complessiva e la comunicazione improvvisa della cassa integrazione desta molta preoccupazione – dice la segretaria regionale Filcams Cgil Nella Milazzo – anche se oggi al tavolo l’azienda ha spiegato che la scelta è propedeutica agli interventi di ristrutturazione che tutti i punti vendita dovranno affrontare». «Restiamo in attesa del giudizio dell’antitrust – aggiunge il segretario Fisascat Cisl Giuseppe Atzori - con l’obiettivo, il prima possibile, di entrare nel merito della negoziazione che riguarda la nostra regione, per dare risposte ai lavoratori da mesi incerti sul futuro». Quello è l’obiettivo, ribadisce Cristiano Ardau, UilTucs: «Fare ragionamenti sul nostro territorio, attraverso un confronto diretto con l’azienda». Prima possibile, perché la paura è che con il passare del tempo e il tracollo dei ricavi, il numero di esuberi aumenti.
 

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