La Nuova Sardegna

Femminicidio a Sorso, un paese in lacrime per l’ultimo saluto a Zdenka

di Salvatore Santoni
Femminicidio a Sorso, un paese in lacrime per l’ultimo saluto a Zdenka

Grande commozione per l'addio alla madre uccisa. Il feretro verrà trasferito nella Repubblica Ceca

21 febbraio 2020
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SORSO. A due metri dalla bara, sotto alla cupola di San Pantaleo, c’è un omone di 56 anni dal cuore tenero che non riesce a darsi pace. Si chiama Giovanni Cossu e probabilmente è l’unico compagno dal quale Zdenka Krejcikova abbia mai ricevuto amore e sostegno. Lui fissa il vuoto, ogni tanto si aggrappa a un fazzoletto e asciuga le lacrime. Di fianco c’è la sorella Miranda, che come lui porta dentro un vuoto inaspettato. Sono trascorsi tanti anni da quando hanno accolto la ragazza ceca a braccia aperte in una seconda famiglia, aiutandola anche quando la storia d’amore è finita. Non si sono mai dimenticati di lei. Nemmeno ieri, quando l’hanno accompagnata per l’ultima volta in una chiesa gremita da un migliaio di anime.

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Nei primi banchi ci sono anche gli amici e le amiche della vittima del brutale assassinio consumato sabato scorso, e ci sono la vicesindaca Rita Pisano con la fascia tricolore, una delegazione di amministratori di Sorso, i vigili urbani e i carabinieri, gli alunni delle scuole con i fiori bianchi tra le mani. A dare l’ultimo saluto alla 40enne è arrivato a Sorso anche un gruppo di connazionali che da anni è stabilito a Sassari. Quando don Luca Collu comincia a parlare fa vibrare l’aria. La sua non è la solita omelia, è una lettera a Zdenka scritta col cuore in mano.

«Tu sei una figlia portata via a tua madre, e una madre portata via alle sue figlie – dice il parroco –. Violata nel corpo e nello spirito di chi diceva di amarti, pugnalata dalla stessa mano che forse nei giorni che sono stati felici ha stretta la tua cercando il calore». Il sacerdote parla di amore tossico, cinico. Quello che ingenuamente viene chiamato amore e invece si tramuta in vero possesso. «La tua morte – continua la lettera – ha aperto uno squarcio nelle nostre coscienze facendo cadere la convinzione che certi fatti non ci riguardano».

E ancora: «Quando il clamore mediatico si placherà, quando la quotidianità riprenderà il sopravvento, aiutaci a ricordare che la violenza in qualsiasi forma si presenti non può mai essere accettata». Poi un pensiero rivolto alle figlie: «Impegniamoci tutti affinché sappiano che la loro mamma non è morta invano». Don Luca parla anche del presunto omicida della donna ceca: «Non ho parole Zdenka per l’uomo che ti ha rubato la vita, se la pancia in questo momento lo definirebbe eufemisticamente una belva, il cuore di prete riconosce in lui i tratti per quanti sfigurati di figlio di Dio come lo siamo tutti noi. Invito ognuno di voi a pregare per Francesco, perché il tempo che Dio vorrà concedergli sia occasione per scontare il male arrecato». Poi la chiesa si riempie di incenso e il corteo funebre si muove verso la cappella del cimitero comunale, dove il feretro di Zdenka Krejcikova resterà fino alla partenza verso la sua prima casa, in Repubblica Ceca.
 

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