La Nuova Sardegna

Accusato di terrorismo, può tornare a casa

Accusato di terrorismo, può tornare a casa

Il giudice ha stabilito che il palestinese possa rientrare a Macomer dalla moglie e dai figli 

26 febbraio 2020
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MACOMER. Amin Ahmad Alhaj, 39 anni, profugo palestinese di origine saudita e passaporto libanese, è libero di tornare a casa, a Macomer, dalla moglie e i quattro figli della coppia. Lo ha deciso ieri a Roma il giudice di pace chiamato a occuparsi della convalida del suo trattenimento nel centro per rimpatri di Roma, dove si trovava da qualche giorno, anticamera dell’espulsione dall’Italia e del rientro coatto in patria.

L’udienza pone fine, almeno per il momento, al caso che vede sballottato Amin Ahmad Alhaj dopo la scarcerazione dei giorni scorsi da parte della Corte d’assise di Cagliari, dove è comunque ancora sotto processo con l’accusa di terrorismo. Dopo questo provvedimento l’uomo aveva lasciato il carcere di Bancali ma subito dopo era stato fermato, trattenuto nella questura di Sassari, e poi inviato al Cpr di Roma con un provvedimento di espulsione emesso dalla prefettura. A nulla erano valse le proteste dell’avvocato Aluise Barria che aveva chiesto quantomeno il “trattenimento” al Cpr di Macomer, così che i suoi familiari potessero visitarlo. Ieri a Roma, nell’udienza di convalida prevista dalle normative che regolano i centri per rimpatri, la decisione del giudice di pace di rimetterlo in libertà.

Alhaj è a processo perché ritenuto parte dell’associazione terroristica Daesh. Secondo le accuse iniziali, poi ridimensionate, era intenzionato a provocare una strage, avvelenando con aflatossina B1 e metomil un non meglio precisato serbatoio idrico a Macomer. Questo riteneva la Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo che il 23 novembre 2018 aveva ottenuto, attraverso i pubblici ministeri Danilo Tronci e Guido Pani, l’emissione di un ordine di arresto dal Gip de Cagliari. Il 28 novembre 2018 Alhaj era stato arrestato in pieno centro di Macomer – dove vive dal 2012 con moglie e quattro bambini – con un blitz degli agenti dei Nocs. In seguito le accuse nei suoi confronti sono state ridimensionate. Delle sostanze con le quali avrebbe dovuto mettere in atto i piani non è mai stata trovata traccia. Il 28 gennaio scorso, a Beirut, il suo accusatore, il cugino Mohammad Alhaj, interrogato alla presenza dei due pm Tronci e Pani, aveva ritrattato le accuse «poste a fondamento del generale quadro indiziario», scrive la Corte d’assise nell’ordinanza di revoca della carcerazione. Questo cambio di passo ha così inciso «sul complessivo quadro indiziario attenuandolo e determinando il venir meno della gravità degli indizi richiesta per l’applicazione di ogni misura cautelare».

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