La Nuova Sardegna

Il dna su un guanto ha inchiodato gli assassini

di Gian Carlo Bulla
Il dna su un guanto ha inchiodato gli assassini

Dolianova, domani l’autopsia sui corpi dei fratelli calabresi ritrovati in campagna 

05 aprile 2020
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DOLIANOVA. Domani mattina nell’istituto di medicina legale del policlinico di Monserrato, l’anatomopatologo Roberto Demontis, nominato dal pm Gaetano Porcu, eseguirà l’autopsia sui corpi di Massimiliano e Davide Mirabello, i fratelli di 35 e 40 anni originari di San Gregorio di Ippona in provincia di Vibo Valentia, scomparsi il 9 febbraio. In avanzato stato di decomposizione e straziati dagli animali selvatici, sono stati rinvenuti venerdì nelle campagne del paese, occultati in un fitto cespuglio. Il ritrovamento è stato reso possibile dalle indicazioni fornite al pm Gaetano Porcu da uno dei due arrestati, Joselito Marras, allevatore 52ennne di Dolianova, reo confesso, difeso dall’avvocato Maria Grazia Monni. L’uomo conduceva al pascolo il gregge di pecore in un terreno quasi confinante con l’abitazione dei due fratelli, con i quali da diverso tempo aveva dei pessimi rapporti a causa di futili motivi. L’allevatore, nel corso dell’interrogatorio da lui stesso richiesto e svoltosi per via telematica, ha riferito di essere stato aggredito dai Mirabello e di essere stato costretto a difendersi. Ha scagionato il figlio 27enne Michael, difeso dagli avvocati Patrizio Rovelli e Fabrizio Rubiu, che come lui dal 20 marzo è in carcere a Uta, escludendo in modo categorico ogni sua partecipazione al fatto.

«In seguito alle indicazioni generiche rilasciate da Joselito Marras – spiega il tenente colonnello Michele Lastella, comandante del nucleo investigativo carabinieri del comando provinciale di Cagliari – abbiamo esteso le ricerche a 4-5 chilometri dal luogo dell’omicidio. Qui abbiamo ritrovato i corpi tra la vegetazione, in avanzato stato di decomposizione. Le ricerche sono durate alcune ore».

«Le nostre indagini sono state estremamente complesse – dice il tenente colonnello Cesare Vecchio, comandante del Ris di Cagliari – e suddivise in tre fasi:«abbiamo isolato il Dna dei due fratelli scomparsi, quindi ispezionato i mezzi e i reperti con il rinvenimento di numerose tracce di carattere ignoto. In particolare una di sangue sulla portiera dell’auto sequestrata (una Panda) risultato appartenere a uno dei fratelli; e una su dei guanti rinvenuti in prossimità di una autovettura bruciata (una Polo) attribuibile all’altro fratello. Fondamentale è stato avere rinvenuto all’interno del guanto un Dna ignoto, che a seguito delle comparazioni è stato attribuito a uno dei due indagati».

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