La Nuova Sardegna

Turismo in Sardegna, gli albergatori cercano di salvare luglio e agosto

Turismo in Sardegna, gli albergatori cercano di salvare luglio e agosto

Da qualche giorno segnali di ripresa delle prenotazioni. Ma si lavora per arrivare alla metà delle presenze del 2019

25 maggio 2020
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SASSARI. La speranza è il filo conduttore che guida chi fa dell’accoglienza la propria professione. Ma dai singoli proprietari alle grandi catene di hotel a regnare è l’incertezza. Non si capisce quanto sarà pesante l’impatto del Covid sui flussi turistici, anche quando partirà la stagione. La doppia data, dal 15 giugno via ai voli nazionali, dal 25 quelli internazionali, di fatto scandisce l’accensione della fabbrica dell’accoglienza. E tutti puntano su una stagione in crescendo. Da luglio in poi. Nessuno lo dice in modo esplicito, ma è stato fissato anche un obiettivo, arrivare al 50 per cento delle presenze del 2019. Un obiettivo ottimistico, ammettono per primi. Ma è complicato far partire una stagione in cui neanche le regole sono ancora definite nei dettagli.

A spiegare come i grandi gruppi si stanno muovendo è il general manager dell’Iti hotel, Stefano Lai. «La stagione è ancora indefinita – spiega –, perché c’è troppa incertezza. Dobbiamo avere garanzie sui protocolli. Mi sarei aspettato un maggiore sostegno al comparto. Apprezzo il tentativo di infondere ottimismo, ma servono maggiori certezze. Noi abbiamo bisogno di direttive per riuscire ad aprire in tempi rapidi a giugno. Perché ci sono dei tempi tecnici». Lai dà anche qualche informazione sull’andamento delle prenotazioni. «Qualche segnale lo si avverte da quando è stato allentato il lockdown – continua –. C’è qualche richiesta di prenotazione, ma da luglio in poi. A maggio e giugno abbiamo avuto solo cancellazioni. Per ora si viaggia al 50 per cento rispetto agli altri anni. Ma settembre ci dà speranza. C’è molto movimento. È chiaro che questa stagione condizionerà molto anche l’indotto. Per noi resta fondamentale aprire. Non sarà una stagione che darà profitti, non si può cancellare la destinazione per un anno. Sarebbe deleterio proprio per il futuro». Ma anche il settore del lusso risentirà di questo lockdown. «In questo caso si deve combattere contro la paura di viaggiare che potrà prendere anche chi ha le capacità economiche per farlo. E proprio sull’aspetto psicologico che si deve lavorare». Anche chi gestisce singoli hotel non nasconde la propria preoccupazione. Ilaria Delle Nogare è la proprietaria dell’Hotel Resort & Spa Baja Caddinas. Lei è pronta ad aprire. «Ma serve chiarezza e la possibilità di arrivare in Sardegna – spiega –. Tra le altre cose aspetto di capire quando i turisti stranieri potranno arrivare in Sardegna e con quali prescrizioni. Ho sentito che si parla del 25 giugno. Per noi è troppo tardi. Ho diversi clienti internazionali che sono pronti a venire anche da metà giugno. Ne ho 100 dal 20 al 27 giugno. E per noi è importante. Perché dal lockdown in poi la situazione si è cristallizzata. È rimasta sospesa. Abbiamo perso tutta la prima parte di stagione che va da maggio e in cui avevamo buoni segnali. Luglio e agosto ci danno qualche speranza, ma credo che molto avverrà sottodata. Ora la Regione dia certezze. Eravamo pronti ad aprire il 30 aprile, ma ci hanno fermato. Abbiamo dovuto rinviare le assunzioni dei lavoratori e non sappiamo quanti ne potremo prendere. L’idea di creare una Sardegna zona covid free con barriere all’ingresso la vedo interessante. Ma si deve fare presto». Un po’ più di ottimismo arriva da Alghero. Francesco Masia, gestore dell’hotel Punta Negra spiega come da qualche giorno inizino ad arrivare le conferme per le prenotazioni. «Parliamo di luglio e agosto – precisa –, il resto della stagione è già andata. Ma è chiaro che questi segnali per noi sono importanti. Perché il lockdown non solo aveva azzerato le presenze da aprile a inizio giugno, ma aveva intaccato anche le certezze che avevamo per luglio e agosto. L’assenza di certezza sulle regole e sulle aperture degli aeroporti ci stava penalizzando in modo forte. E all’inizio anche la procedura legata al passaporto sanitario. Ora mi sembra di capire che i turisti siano pronti a fare il test, a patto di avere la sicurezza di arrivare davvero in un’isola covid free, in cui il rischio contagio sia pari a zero. È chiaro che lavoriamo con numeri dimezzati rispetto allo scorso anno, per tutti sarà un successo arrivare al 50 per cento di quello che avevamo fatto nel 2019». (lroj)

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