La Nuova Sardegna

La tour operator sui controlli sanitari: è un bene il marchio Covid-checked

La tour operator sui controlli sanitari: è un bene il marchio Covid-checked

Elena Torresani lavora con il mercato inglese

24 maggio 2020
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SASSARI. Basterà l’annuncio dell’obbligo di “certificato sanitario” per dare certezze agli operatori del settore turistico? I dubbi rimangono: «Io lavoro per un tour operator inglese e “vendo” l’Italia a turisti stranieri, prevalentemente provenienti da Regno unito e Stati Uniti, nel segmento luxury - dice Elena Torresani di Savannah travel -. I nostri clienti, ad oggi, hanno posticipato tutti i loro soggiorni previsti da aprile a luglio al 2021. Quelli prenotati da agosto in poi stanno aspettando di capire meglio cosa succederà. L'incertezza è la nemica peggiore, sia per i clienti che per gli operatori. Quindi prima le decisioni vengono prese dai governi e meglio è per tutti. La mancanza di un coordinamento europeo sicuramente non aiuta».

Elena Torresani vede anche un altro punto debole, preesistente alla pandemia, ma aggravato da questo: «Quello dei vettori: per la Sardegna era un punto critico già prima del Covid. Ora lo è per tutti. Non si sa chi volerà o navigherà e come. Le policy di rimborso, che abbiamo visto essere nota dolente delle prenotazioni, non sono ancora sufficientemente flessibili per permettere ai turisti di prenotare con fiducia senza preoccuparsi di un altro eventuale cambio di scenario».

Cosa si può fare? «Serve un livello di grande flessibilità da parte di tutti, e un ancor più alto livello di certezze per quanto riguarda passaporti sanitari e affini».

La soluzione di richiedere un certificato medico per poter avere accesso all’isola, secondo Elena Torresani, «può essere una noia per i turisti, ma anche un incentivo per rassicurarli sul fatto che l’isola sia “covid checked”. Può non essere è una vera garanzia, ma uno strumento di comunicazione importante se usato bene. Anche dal punto di vista motivazionale».

Il mercato però è globale e le scelte vegnono influenzate da tanti fattori: «I cittadini britannici - conclude la Torresani - sono fortemente scoraggiati dall’andare in vacanza all’estero. E, se decidessero di farlo comunque a dispetto delle disposizioni governative, al rientro dovrebbero mettersi in quarantena fiduciaria. Sono stati previsti controlli a campione e multe pecuniarie per chi trasgredisce».



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