In cella accusato di tentato omicidio
Mancini deve rispondere di cinque reati. Verifiche sulle terapie mediche seguite
26 giugno 2020
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ORISTANO. Un non tanto breve passaggio all’ospedale per le cure dopo le leggere ferite e qualche contusione riportata nello scontro finale, poi Walter Mancini è stato accompagnato in una cella del carcere di Massama. È lì che attende l’interrogatorio per la convalida dell’arresto che con tutta probabilità avverrà lunedì mattina. La procura chiederà oggi al giudice per le indagini preliminari la misura di custodia cautelare per tre reati, anche se quelli che gli saranno contestati dovrebbero essere almeno cinque.
Il più grave è il tentato omicidio che avrebbe commesso ai danni del capitano Francesco Giola che è stato colpito dalla coltellata e salvato solo dal giubbotto antiproiettile e del sostituto commissario Roberto Sechi contro il quale ha provato a sferrare qualche fendente senza riuscire a centrare il bersaglio. C’è poi ovviamente il sequestro di persona commesso ai danni di Romano Tonello e di sua figlia e ancora la resistenza aggravata. A queste contestazioni dovrebbero poi aggiungersi il porto di coltello e la violazione di domicilio, ma non è certo ciò che a questo punto deve preoccupare Walter Mancini.
La procura sta inoltre verificando, assieme alla polizia a cui è affidata l’indagine, anche se Walter Mancini soffrisse di particolari patologie psichiche e se fosse attualmente in cura oppure se in passato avesse avuto modo di seguire qualche terapia farmacologica.
Nessuna conseguenza fisica hanno infine i due sequestrati, nei confronti dei quali pare che Walter Mancini non abbia usato alcuna forma di violenza né minacce con i coltelli. Sono bastate la sua presenza, le sue richieste e il predominio fisico per mettere sotto scacco padre e figlia per mezza giornata da incubo. (e.carta)
Il più grave è il tentato omicidio che avrebbe commesso ai danni del capitano Francesco Giola che è stato colpito dalla coltellata e salvato solo dal giubbotto antiproiettile e del sostituto commissario Roberto Sechi contro il quale ha provato a sferrare qualche fendente senza riuscire a centrare il bersaglio. C’è poi ovviamente il sequestro di persona commesso ai danni di Romano Tonello e di sua figlia e ancora la resistenza aggravata. A queste contestazioni dovrebbero poi aggiungersi il porto di coltello e la violazione di domicilio, ma non è certo ciò che a questo punto deve preoccupare Walter Mancini.
La procura sta inoltre verificando, assieme alla polizia a cui è affidata l’indagine, anche se Walter Mancini soffrisse di particolari patologie psichiche e se fosse attualmente in cura oppure se in passato avesse avuto modo di seguire qualche terapia farmacologica.
Nessuna conseguenza fisica hanno infine i due sequestrati, nei confronti dei quali pare che Walter Mancini non abbia usato alcuna forma di violenza né minacce con i coltelli. Sono bastate la sua presenza, le sue richieste e il predominio fisico per mettere sotto scacco padre e figlia per mezza giornata da incubo. (e.carta)