La Nuova Sardegna

Il Pd attacca: "Sardegna senza election day, buttati 9 milioni di euro"

di Alessandro Pirina
Il Pd attacca: "Sardegna senza election day,  buttati 9 milioni di euro"

La deputata Mura contro la giunta regionale sul rinvio delle amministrative a ottobre: «In autunno c’è il rischio di una nuova emergenza sanitaria, Solinas cambi idea»

07 luglio 2020
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SASSARI. Il 20 e 21 settembre l’Italia ritorna alle urne dopo lo stop forzato per il coronavirus. In un’unica tornata si voterà per il referendum sul taglio dei parlamentari, per l’elezione di sei consigli regionali e di centinaia di comuni. Così in tutta Italia, fatta eccezione per la Sardegna. Sì, perché nell’isola - che in quella stessa data andrà alle urne anche per le suppletive del Senato del collegio di Sassari - le amministrative si terranno a ottobre. Principale sostenitore di questo rinvio ad autunno inoltrato è l’assessore Quirico Sanna, che si fa forte delle indicazioni di Anci e Cal, ma soprattutto di una leggina votata a maggio - all’unanimità - dal Consiglio regionale che fissa la data delle amministrative in una domenica compresa tra il 24 ottobre e il 29 novembre. Ma la leggina ovviamente può essere modificata. Ed è quello che chiede la deputata del Pd, Romina Mura, schierata a favore di un election day che metta insieme referendum, comunali e supletive. «Il Consiglio regionale deve cambiare la legge e utilizzare la finestra dell’election day – attacca la parlamentare –. Inaccettabile sprecare 9 milioni di euro che potrebbero essere usati dai Comuni per altri interventi. A partire dalla scuola».

I motivi del no. La deputata del Pd boccia la posizione dell’assessore Sanna su tutta la linea. «Non è solo una questione di risparmio. Io non capisco perché non dobbiamo uniformarci a una decisione nazionale. Senza contare che a fine ottobre - io spero di no ma tutti gli esperti dicono il contrario - potremmo avere ulteriori problemi dal punto di vista sanitario. In questi mesi siamo stati rigidi nel chiudere la Sardegna per tutelarla e ora mettiamo a rischio la popolazione aprendo le urne due volte nel giro di un mese. Tra l’altro, le scuole apriranno il 14 settembre, chiuderanno il 20 per il referendum e poi di nuovo a ottobre. E nei comuni con oltre 15mila abitanti anche 15 giorni dopo per il ballottaggio. Un danno per gli studenti, senza contare che ogni scuola avrà bisogno della sanificazione». C’è i un altro aspetto che Romina Mura, che è anche sindaca di Sadali ma ha già annunciato che non si ripresenterà. «Noi siamo in deroga, in questa fase siamo come commissari e prima si va al voto e prima si ristabilisce l’equilibrio democratico – dice –. Non vorrei che qualcuno sperasse che a ottobre non si possano tenere le elezioni per rinviarle direttamente al 2021. Ecco perché faccio appello al buonsenso del presidente della Regione, Christian Solinas. È una questione di democrazia».

I comuni al voto. In Sardegna sono 160 i comuni che andranno alle urne. Quattro sono oltre i 15mila abitanti: Nuoro, Porto Torres, Quartu e Sestu. E dunque se al primo turno nessun candidato raggiungerà il 50 per cento dei voti più uno sarà necessario un ballottaggio dopo due settimane. Degli altri 156 comuni in cui si dovranno rinnovare i sindaci 41 sono in provincia di Sassari. Tra gli altri: Tempio, La Maddalena, Ittiri, Ossi, Santa Teresa, Ploaghe, San Teodoro, Usini, Valledoria, Buddusò, Oschiri, Pattada, Osilo e Thiesi. Nel Nuorese, oltre il capoluogo, al voto altri 31 comuni, tra cui Torpè, Posada, Gavoi, Mamoiada, Arzana, Desulo, Ottana, Ilbono e Tonara. 41 i comuni di Oristano (tra cui Santa Giusta, Ghilarza, Arborea, Mogoro, Abbasanta, San Nicolò d’Arcidano, San Vero Milis, Santu Lussurgiu), altrettanti nella Provincia del Sud (tra cui Guspini, Dolianova, Sanluri, Gonnosfanadiga, Arbus, Muravera e Monastir) e 6 nella Città metropolitana di Cagliari (oltre Quartu e Sestu anche Uta, Maracalagonis, Settimo San Pietro e Villa San Pietro).

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