La Nuova Sardegna

Suona l’allarme nei siti culturali della Sardegna: «Persa la metà dei visitatori»

Claudio Zoccheddu
Suona l’allarme nei siti culturali della Sardegna: «Persa la metà dei visitatori»

La pandemia ha danneggiato anche i monumenti più conosciuti. Ma a luglio c’è una timida ripresa. Da Barumini al Compendio Garibaldino, le attrazioni costrette a fare i conti con il crollo delle presenze

28 luglio 2020
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SASSARI. I più fortunati hanno perso la metà degli incassi. A chi è andata peggio, i mancati guadagni si attestano intorno all'80 per cento di quanto registrato nel mese di giugno del 2019. La crisi del turismo causata dalla pandemia ha portato con se alcuni effetti collaterali facilmente intuibili, ma difficilmente quantificabili. I siti culturali e quelli archeologici sono in affanno, escono da un giugno terribile e solo adesso iniziano a vedere una fioca luce in fondo al tunnel. Perché a metà luglio, qualcosa inizia a muoversi e davanti ai cancelli dei siti archeologici o dei musei inizia ad affacciarsi qualche visitatore che rinuncia alla tintarella. I turisti che sembravano estinti sono ricomparsi, perlopiù italiani, e la speranza generale è che ad agosto si possa perlomeno ripetere quanto registrato prima che il Covid-19 sconvolgesse la vita di milioni di persone.La situazione. Innanzi tutto, i siti culturali più conosciuti sono aperti. Un fatto che, a maggio, non era scontato. C'è chi ha aperto prima e chi dopo ma tutti sono nuovamente visitabili. Ci sono differenza dettate dalle norme di sicurezza, chi visita la Casa Museo di Garibaldi deve sottostare a misure di sicurezza più stringenti di chi passeggia all'aperto all'ombra della reggia nuragica di Barumini. Ma la barca sembra la stessa per tutti.

Tra gli ottimisti c'è Maria Grazia Gambella, che si occupa del nuraghe Santu Antine: «Usciamo da un momento di grande difficoltà - spiega -. Ammetto di essermi spaventata perché l'anno scorso, a giugno, avevamo registrato 7mila presenze contro le mille di quest'anno. Per fortuna i numeri di luglio sembrano perlomeno in scia con quelli dell'anno scorso, speriamo bene». Da nuraghe a nuraghe, il discorso non cambia: «Lo scorso anno entrava una media di 300/400 persone al giorno - spiega Lorena Medda dalla reggia nuragica di Barumini -, ora siamo tra i 150 e i 180 ingressi giornalieri. Il calo è evidente e molto preoccupante. Per fortuna negli ultimi giorni sono comparsi alcuni turisti, anche stranieri, quasi tutti francesi. È una piccola ripresa ma i numeri degli scorsi anni sono lontanissimi».

Il tour dei nuraghi comprende anche il Palmavera, ad Alghero, forse meno conosciuto ma molto più vicino a una meta che ha il turismo nel Dna. Eppure, anche nella riviera del corallo i numeri sono preoccupanti: «Vendiamo pochissimi biglietti, sia al Palmavera sia all'Anghelu Ruju. Talmente pochi che non siamo ancora riusciti ad ampliare l'orario delle visite - dice Giovanna Tanda -. Per spiegare la situazione dico che a giugno abbiamo registrato lo stesso numero di ingressi effettuati a febbraio. In effetti in questi giorni sembra che ci siano più turisti ma restiamo comunque bassissimi. E gli stranieri sono pochissimi». L'archeologia nuragica stenta anche quando si parla di monumenti differente. Il pozzo sacro di Santa Cristina, nel comune di Paulilatino, ha perso moltissimi visitatori: «Abbiamo investito tantissimo nella promozione e non ci siamo mai fermati - spiega Massimo Muscas -, nonostante questo, a giugno del 2019 entravano in media 195 persone, nel 2020 la media era 68. A luglio sale un po', almeno per il momento, ma il calo è sensibile».

All'altare di Monte d'Accoddi ci sono buone prospettive per il futuro: «L'80 per cento delle telefonate che riceviamo sono per Monte d'Accoddi e le prenotazioni sono in aumento - spiegano dall'ufficio turistico del Comune di Sassari -, anche per i mesi di settembre e ottobre, quando arriverà una comitiva di archeologi dal ravennate». Chi ha subito maggiormente le restrizioni dovute all'emergenza sanitaria è il Compendio Garibaldino di Caprera: «Gli accessi sono contingentati - spiega Gianluca Moro, coordinatore della Casa Museo -. Possiamo fare accedere gruppi limitati di persone e l'assenza dei turisti stranieri si fa sentire, anche se negli ultimi giorni sembra che il movimento sia aumentato».

Nelle rovine delle antiche città dell'isola la situazione è simile. L'esempio è Nora: «Mediamente gli anni scorsi, a luglio, arrivavano ogni giorno tra le 300 e le 400 persone, ora il massimo per una giornata è di circa 180 accessi - dice Michela Fais -. Ci sono molti meno turisti, questo è vero, ma è anche vero che i numeri sembrano in aumento». A Tharros lo scotto del lockdown è costato circa il 50 per cento delle presenze: «Più o meno i numeri sono questi - spiega Roberto Carrus - e sembra di essere all'anno zero del turismo. Però gli ultimi giorno sono stati positivi e abbiamo avuto anche alcuni gruppi. Speriamo continui così».

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