La Nuova Sardegna

Uri, dal dolore alla solidarietà: «Marta guarita dal tumore e ora io aiuto la ricerca»

di Gianni Bazzoni
Uri, dal dolore alla solidarietà: «Marta guarita dal tumore e ora io aiuto la ricerca»

La mamma di una 14enne dona parte dei suoi guadagni a un’associazione

04 settembre 2020
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SASSARI. Neuroblastoma, solo a pronunciare la parola si prova fastidio. Ma la malattia è peggio: è un nemico subdolo che si presenta con i sintomi dell’influenza e intanto colpisce le cellule nervose lungo la colonna vertebrale o le ghiandole surrenali. Ogni anno in Italia colpisce 150 bambini in età prescolare. Marta aveva un anno quando le è stata diagnosticata e sua mamma Fabrizia Baracca in quel momento che il mondo le crollava addosso si è aggrappata alla ricerca, l’unica arma a disposizione per combattere alla pari contro il “mostro” dei bambini. Oggi Marta ha 14 anni, è guarita, grazie alle cure ricevute al Gaslini di Genova. Le statistiche la indicano come “lungo sopravvivente”, un termine tecnico che sta a significare che ce l’ha fatta, che si è scrollata di dosso quell’abbraccio freddo e terribile della malattia. E mamma Fabrizia ha deciso di fare una cosa semplice: ha scelto di donare una parte dei proventi della sua attività lavorativa all’associazione Neuroblastoma, e quindi alla ricerca.

La storia arriva da Uri dove Fabrizia Baracca, che però è usinese doc (e ci tiene a dirlo), gestisce un centro estetico. Una ditta individuale che non è certo una cosa per ricchi, ma chi si accontenta di ciò che ha è anche capace di fare grandi gesti.

«Mia figlia è guarita grazie alla ricerca – racconta la signora Fabrizia – e alle cure che ha ricevuto. Allora ho pensato che il minimo che potessi fare era contribuire per cercare di salvare altre vite. Volevo sdebitarmi e rendermi utile, perchè loro hanno fatto tanto per la mia famiglia. E così ho fatto, spero che altri seguano l’esempio».

Un contributo che l’associazione Neuroblastoma ha accolto con emozione, specie in questa fase perchè l’emergenza Covid-19 ha colpito duramente anche i gruppi di volontariato e condizionato l’attività delle associazioni che vivono di autofinanziamento e destinano il ricavato alla ricerca.

Una massa tumorale a livello addominale, quando Marta si è ammalata aveva appena un anno. In un attimo la vita di Fabrizia e della sua famiglia è stata completamente stravolta. «Dopo tre giorni dall’esito degli esami, io Marta e mio marito ci siamo dovuti recare a Genova, al Gaslini. Abbiamo lasciato l’altra nostra figlia dai nonni. Io ho mollato il lavoro. La priorità era stare vicino a Marta». Dopo il buio la luce: «L’operazione alla quale è stata sottoposta mia figlia è andata benissimo, le cure sono andate avanti senza intoppi e nel novembre del 2007 la bambina ha chiuso il ciclo di chemioterapia. Oggi Marta ha 14 anni, è una ragazza sana che pratica sport e conduce una vita normale».

Mamma Fabrizia non ha dubbi: «È grazie ai progetti di ricerca sostenuti dall’associazione Neuroblastoma se Marta è ancora qui con noi». Intanto lei ha ripreso a lavorare nel suo centro estetico di Uri, ma non ha mai dimenticato quel periodo drammatico e oggi si adopera affinché sempre meno bambini e famiglie debbano soffrire come è capitato a loro.

Le foto di Marta sono quelle davanti alla torta di compleanno quando ha solo 4 anni, o mentre saluta con la manina. Oppure seduta sulla sabbia, con la fascia sui capelli. Passo dopo passo. Sono il simbolo di un percorso fatto combattendo ogni giorno, anno dopo anno. Oggi però niente foto. La bambina di Uri è cresciuta, è “portatrice di speranza”, quella certificata anche dai numeri che dicono che sono stati fatti grandi passi avanti nella comprensione di questa malattia e - grazie anche alla genetica - è possibile identificare i bambini che possono guarire con poca terapia, senza gli effetti collaterali della chemio e della radioterapia.

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