La Nuova Sardegna

Coronavirus, nuovo scontro fra il ministro Boccia e il governatore Solinas

Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali
Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali

Il responsabile degli Affari regionali: noi stiamo con la Sardegna, ma stop alla propaganda, non esiste una "soluzione sarda" al Covid-19. Il presidente della giunta regionale:  l’ordinanza  non parla di alcun passaporto sanitario, è la propaganda di regime che cerca di mistificare il nostro modello per contrastarlo

13 settembre 2020
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ROMA. Continua lo scontro istituzionale tra il governo e la Regione Sardegna sulle misure per contenere la diffusione del coronavirus.

«Sulla Sardegna c'è tanta propaganda politica e le conseguenze rischiano di pagarle i cittadini sardi». Dopo aver annunciato ieri, sabato 12 settembre, l'apertura di un istruttoria sull'ordinanza del governatore Solinas,  il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia interviene oggi sottolineando che la Sardegna è «l'unica Regione italiana che ha avuto problemi con le linee guida nazionali approvate all'unanimità anche dalla stessa Sardegna. Le regole funzionano ovunque tranne in Sardegna o si fa propaganda sulla pelle dei sardi».

Immediata la replica del presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas: «Il ministro Boccia bene farebbe a chiarire come e perché i cittadini sardi siano discriminati in alcune regioni senza che il governo abbia detto una parola. Lazio, Campania e Puglia hanno adottato ordinanze che impongono a chi rientra dalla Sardegna il tampone e la quarantena. E’ di oggi la notizia di una famiglia sarda con bambini, che riconosciuta all’ingresso dello zoo di Roma per via della nostra lingua, è stata fermata e le è stato impedito l’accesso sulla base di disposizioni amministrative della Regione Lazio, per paura che potesse contagiare gli animali. E su questo il governo di Boccia, quello che si dichiara “vicino alla Sardegna” , non ha avviato nessuna istruttoria, nessuna verifica di legittimità costituzionale, non ha nemmeno sentito il bisogno di chiedere scusa».

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In merito ai test, sostiene Boccia, la Regione ha «rifiutato diverse volte di sottoscrivere un accordo con la Protezione civile e il ministero della Salute, rinviando senza motivi. Il governo è sempre a totale disposizione della comunità sarda ma fare propaganda su un passaporto che non c'è, che non può esistere, è molto grave».

Molto diversa la visione del governatore sardo: «Abbiamo subìto dalla metà di agosto un attacco politico e mediatico senza precedenti nei confronti della Sardegna da parte di Regioni del centrosinistra, che hanno creato un danno enorme all’immagine dell’Isola volendola rappresentare come epicentro della nuova ondata di Coronavirus. Ora  “stranamente” lo stesso leitmotiv viene ripreso dal ministro Boccia con una inaccettabile mistificazione della realtà. Basti vedere i numeri diffusi oggi dallo stesso governo per smentire le sue parole e comprendere chi stia facendo propaganda sulla pelle dei sardi: su 1.458 nuovi casi in Italia, solo 33 sono segnalati in Sardegna mentre il Lazio e l’Emilia sono a 143 e la Campania a 122. E il problema saremmo noi? Boccia addirittura afferma che solo in Sardegna i protocolli nazionali non funzionerebbero ma dimentica di sottolineare che nel resto d’Italia stanno funzionando talmente meglio che ci sono 37.105 casi attuali contro i nostri 1.404, la cui genesi epidemiologica è interamente riconducibile a casi d’importazione o di ritorno. L’indagine epidemiologica nazionale ha certificato che con il più basso indice di sieroprevalenza del Paese, pari a 0,3, fino a luglio la Sardegna non ha avuto circolazione virale. Avevamo chiesto di preservare questa situazione attraverso un sistema di controlli che il governo non ha voluto accettare ed in particolare il ministro Boccia ha osteggiato in qualsiasi modo a favore di una riapertura senza filtri della circolazione di persone in tutto il territorio nazionale e dall’estero. Risultato: i grandi flussi turistici registrati in Sardegna, con oltre 10 milioni di presenze, hanno riportato il virus e favorito la sua diffusione, che abbiamo comunque affrontato in maniera ordinata e tempestiva con il nostro servizio sanitario regionale».

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Il ministro per gli Affari regionali a sua volta sostiene che «abbiamo organizzato test ovunque e fornito a richiesta test d'ingresso ogni tipo in caso di esigenza a partire da quelli molecolari e assicurato anche attraverso la Protezione civile qualsiasi supporto; la Regione Sardegna  avrà sempre il nostro supporto ma deve chiarirsi le idee su cosa fare. Non esiste una "soluzione sarda" al coronavirus, ma azioni sinergiche tra Stato e Regioni per bloccare la diffusione del contagio». Il ministro ha infine ribadito che l'obiettivo del governo «è sempre e solo garantire la massima sicurezza. In questi mesi tra Stato e Regione abbiamo sempre lavorato per trovare accordi di varia natura sulle entrate, sui trasporti, sul federalismo fiscale, la Regione Sardegna ha avviato da marzo un'importante collaborazione con il ministero della Difesa e la sanità militare; arrivare allo scontro adesso su un'ordinanza in materia di Covid-19, dopo i mesi passati a lottare fianco a fianco  rischia soltanto di far strumentalizzare politicamente l'emergenza sanitaria».

Nella sua replica al ministro, Solinas ricorda che «la proposta di accordo con la sola Regione Lazio, che non abbiamo accettato, era a dir poco paradossale: proponeva i controlli ( che in quel caso sarebbero stati inspiegabilmente “costituzionali” ) solo lungo le rotte marittime tra porti sardi e Civitavecchia, lasciando che sul resto delle linee via mare ed in tutti gli aeroporti la gente potesse continuare ad entrare in Sardegna senza controllo».

«L’ordinanza - conclude il presidente della Regione Sardegna - non parla di alcun passaporto sanitario. Anche questa volta è la propaganda di regime che cerca di mistificare il nostro modello per contrastarlo, esattamente come ha fatto con i numeri dei positivi: abbiamo assistito ad annunci di positivi in un camping dati a reti unificate prima ancora che fossero effettuati i test di laboratorio, che hanno certificato l’esatto opposto. Si è creato un caso nazionale su un noto locale della Costa Smeralda, attribuendogli oltre 60 casi positivi mentre i dati ufficiali ci dicono che erano 32 e soprattutto lascia sgomenti come tutta la comunicazione si sia concentrata su questo mentre nelle stesse ore venivano registrati 133 casi positivi in una discoteca di Cervia. Stranezze di una propaganda geopoliticamente selettiva. I pasticci e la propaganda non appartengono certo all’operato della Regione Sardegna ma suggerisco cristianamente a chi rivolge queste accuse di indagare dentro il proprio occhio, perché ne trarrebbe nuove e più corrette consapevolezze».

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