La Nuova Sardegna

Scandalo in Vaticano, Pattada fa quadrato e difende il suo cardinale

di Luigi Soriga
Scandalo in Vaticano, Pattada fa quadrato e difende il suo cardinale

Il sindaco Sini: «La Chiesa non è l’Anas, può affidare i lavori sulla fiducia»

26 settembre 2020
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INVIATO A PATTADA. «Un fulmine a ciel sereno», dicono tutti, ma sopra Pattada adesso c’è una lastra di ghisa, e nuvoloni scuri e pesanti da giorno del giudizio universale. Poche anime sfuggenti in mezzo alla pioggia e alla nebbia, sembra un paese disabitato.

Però le edicole sono prosciugate di quotidiani, la vita brulica eccome al calduccio, e se ci fosse un termoscanner che misura le chiacchiere, basterebbe accostarlo a qualsiasi parete domestica, a qualsiasi bancone di un bar, per constatare che la temperatura è febbrile. La litania è sempre uguale e fatta di un nome, monsignor Angelino Becciu. Lo scandalo è quello divampato sulle pagine dei giornali, consumate nell’intimità domestica e divorate in un sol boccone.

Il cardinale qui è come un santo, e vedere la sua effige raffigurata dall’Espresso a metà tra Gesù e Andreotti, suona come una bestemmia.

Dice la barista: «È sempre stato un uomo onesto, anche umile. Qualcuno ha voluto colpirlo. Chissà cosa succede nelle stanze del Vaticano».

E un avventore: «Lo avranno immischiato in cose più grandi di lui». E ancora: «Io non ci credo, sono tutte falsità. Queste inchieste, tempo due settimane, spariranno come una bolla di sapone. Scommettiamo?».

Congiura, complotto, cospirazione: tutti metterebbero la mano sul fuoco sull’anima immacolata del cardinale. Solo la drastica presa di posizione di Papa Bergoglio, e le dimissioni pesanti come un macigno, fanno un tantino vacillare la fede dei compaesani. «Eh, sulla decisione del Santo padre non saprei». Oppure: «L’avrà destituito in attesa che dimostri la sua innocenza». Insomma, i pattadesi lo difendono a spada tratta, e quelli che hanno qualche dubbio preferiscono coltivarlo nella prudente intimità.

Il sindaco Angelo Sini propone una singolare linea difensiva. Dice: «La Chiesa non è il Comune e nemmeno l’Anas. Quindi per lei non esiste un codice degli appalti da rispettare. Gli incarichi, da che mondo e mondo, sono fiduciari, e sono sempre stati così. Quando c’è da ristrutturare una chiesa o da fare dei lavori, nessuno impone a un vescovo di bandire una gara d’appalto. Si chiama la ditta o il professionista di fiducia. E questo ha fatto monsignor Becciu. Non ci trovo niente di strano e niente di illegale. Perché mai una ditta di Pattada non dovrebbe prestare servizio se è competente, se ha i requisiti e se ha sempre operato con serietà? Tirare in ballo poi il fratello che ha restaurato chiese a Cuba e in Angola, cioè vicende avvenute decenni fa, che tutti conoscono, per me non ha alcun senso. I familiari di monsignor Becciu non sono di certo facoltosi, nessuno di loro si è arricchito, e vivono dignitosamente del proprio lavoro».

Giacinto è un ex impiegato dell’Inps, ora in pensione. Franco gestiva una falegnameria, ma da qualche anno ha chiuso bottega. Mario è uno psicologo, docente ordinario con cattedra presso l’Università salesiana di Roma. E infine Tonino, presidente della Cooperativa Spes, braccio operativo della Caritas di Ozieri. Agli ultimi tre, secondo l’inchiesta dei giornalisti dell’Espresso, sarebbero andati favori e elargizioni poco trasparenti provenienti dalle elemosine, dall’Obolo di San Pietro e dalla Cei.

Il parroco di Pattada, don Gianfranco Pala, sarebbe pronto ad assolverlo sulla fiducia. Si conoscono da moltissimi anni, c’è un rapporto di stima e di amicizia: «Si tratta solo di macchinazioni, e io sono convinto che Monsignor Becciu non avrà difficoltà a difendersi e a dimostrare la sua estraneità alle accuse. La rettitudine che ha sempre orientato la sua azione al servizio della chiesa è fuori discussione».

Dice: «L’ultima volta che ci siamo visti è stato per la festa di Santa Sabina. Per quella ricorrenza non manca mai di rientrare a Pattada. Per tutta la sua permanenza celebra la messa, e non dimentica di far visita agli anziani della casa di riposo e ai malati. Lo fa in maniera discreta, perché è un uomo di grande intelligenza ma allo stesso tempo umile. È legatissimo al nostro paese e la comunità contraccambia dimostrandogli stima e affetto. E anche in questa circostanza gli sarà vicina».

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