La Nuova Sardegna

Pronto soccorso aperto, ma con i medici in affitto: succede a Ghilarza

di Giuseppe Centore
Pronto soccorso aperto, ma con i medici in affitto: succede a Ghilarza

L’Ats avvia le procedure per assegnare il reparto “chiavi in mano”

14 ottobre 2020
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ORISTANO. Un reparto chiavi in mano, affidato a una società esterna che fornisce, a un prezzo significativo, i medici necessari. Un contratto che durerà sei mesi, rinnovabili, a carico della Regione. Una procedura sperimentale per un sistema che non ha precedenti nell’isola e che non riceve, come era intuibile, gli elogi dei sindacati dei medici.

Non siamo in Lombardia, Formigoni regnante, quando l’intervento dei privati nella gestione della sanità sembrava la miglior medicina, ma nella più piccola e periferica Ghilarza, all’ospedale Delogu, nel reparto di Pronto Soccorso.

Quello che doveva essere aperto da mesi, pur ridotto in punto di primo soccorso, da pronto soccorso quale era, e che invece dopo un anno è ancora chiuso. Adesso si riapre, almeno secondo i voleri dell’Ats. Domani dovrebbe essere l’ultimo giorno di vita dell’Azienda per la Tutela della Salute in Sardegna.

Il commissario straordinario Steri lascerà il posto ai commissari delle rinate otto Asl. E come regalo, alla fine l’Ats ha proposto nuovamente il Pronto Soccorso a Ghilarza, ben più di quello che la stessa Ats aveva certificato nei suoi documenti: un punto di Primo Soccorso.

La delibera del commissario straordinario della Ats Steri non lascia molti dubbi, ma apre tanti interrogativi su chi effettivamente andrà a governare quel delicato reparto. Per adesso si autorizza solo «a contrarre una procedura di gara sperimentale per l’acquisizione del servizio di copertura turni del personale medico del pronto soccorso del Delogu».

Secondo l’Ats è impossibile procedere con assunzioni di personale medico con profilo di Medicina e Chirurgia d’Accettazione e Urgenza, e siccome altre Assl nazionali hanno usato la stessa procedura, si può fare anche qui, con una spesa di 350mila euro per sei mesi rinnovabili.

Insomma, si affida a una società esterna il reclutamento e l’inquadramento di questo personale medico, che «essendo sostitutivo della modalità ordinaria di reclutamento del personale medico cesserà nel momento in cui la Ats riuscirà ad assumere personale necessario alla copertura dei turni che con questa gara vengono affidati a un operatore economico esterno».

Naturalmente non mancano le modalità di aggiudicazione della gara che prevede come ripartizione del punteggio 70 punti per l’offerta tecnica e 30 per quella economica. Il disciplinare sarà invece pubblicato quando le imprese interessate presenteranno la propria offerta.

Insomma, per sei mesi, e sino a dodici, il pronto soccorso di Ghilarza potrebbe essere affidato a una società esterna, che chiaramente avrà tutte le copertura di natura giuridica e penale per il lavoro svolto dai suoi dipendenti, e potrà quindi funzionare a regime. Il costo ipotizzato, circa 700mila euro l’anno, corrisponde grosso modo al costo del lavoro di 7 giovani medici l’anno, ma probabilmente il numero di medici chiamati al Pronto soccorso di Ghilarza sarà inferiore.

Primo perchè così tanti non sarebbero usati al meglio, poi perchè se l’intera spesa andasse alle retribuzioni dei medici “affittati”, per la società di service non ci sarebbero margini di guadagno alla società che si aggiudicherà l’originale gara.

Sarebbe la prima volta che in Sardegna si affida un reparto a un service che fornisce i medici, naturalmente liberi professionisti e non certo dipendenti, al servizio pubblico.

Queste procedure sono state applicate tantissime volte per altre figure sanitarie come infermieri e Oss, con significativi corollari di polemiche e inchieste giudiziarie. Inchieste e polemiche che hanno visto negli anni scorsi proprio la Provincia di Oristano inopinatamente in prima fila.

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