La Nuova Sardegna

La polizia alla Regione per acquisire gli atti

di Mauro Lissia
La polizia alla Regione per acquisire gli atti

Intervento della squadra mobile su incarico della Procura di Cagliari Forse già oggi i magistrati sentiranno i consiglieri Cocciu, Giagoni e Satta

12 novembre 2020
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CAGLIARI. I funzionari della Squadra mobile cagliaritana hanno acquisito gli atti del Consiglio regionale relativi al dibattito sull’apertura delle discoteche, avvenuto pochi giorni prima di Ferragosto. Gli agenti si sono fatti consegnare tutti i documenti, compresi quelli che riguardano il voto trasversale dell’assemblea sull’ordine del giorno proposto da dodici onorevoli di maggioranza e opposizione a favore dell’apertura dei locali. È stato questo il primo passo formale dell’inchiesta per epidemia colposa aperta dalla Procura cagliaritana dopo che alcuni consiglieri regionali hanno rivelato a Report quanto è accaduto nel travagliato periodo a cavallo di Ferragosto, quando le discoteche sarde sono finite al centro dell’attenzione prima per il timore che provocassero assembramenti pericolosi e dopo per i focolai di Covid-19 esplosi a Carloforte e al Billionaire di Porto Cervo. I funzionari incaricati dal pool di magistrati coordinato dal procuratore aggiunto Paolo De Angelis acquisiranno in queste ore anche l’ormai citatissimo parere del Comitato tecnico scientifico rimasto finora sconosciuto, mentre nei prossimi giorni saranno chiamati a testimoniare sulle vicende al centro dell’indagine Angelo Cocciu, Dario Giagoni e Giovanni Satta, i tre consiglieri regionali che hanno parlato con l’inviato di Report sul caso delle discoteche di Ferragosto rivelando dettagli inediti, tra cui la consapevolezza del rischio Covid che l’affollamento dei locali estivi avrebbe provocato.

La giornata di ieri è stata segnata da una nuova uscita giornalistica che potrebbe aver peso sulle indagini: Repubblica ha pubblicato un parere negativo («no al pericolo di nuovi assembramenti») firmato dal Comitato tecnico scientifico (Cts) il 6 agosto, indicandolo come il parere disatteso da Solinas con la sua decisione dell’11 agosto di aprire le discoteche. La Regione si è affrettata a smentire che fosse riferito all’ordinanza numero 38, quella che ha determinato il via libera ai locali dal 12 al 16 agosto: nel documento - stando all’ufficio stampa della presidenza - si faceva riferimento solo a una bozza di linee guida, rimasta inattuata. Quindi il parere positivo («sì all’apertura delle discoteche, ma con molte precauzioni») sarebbe un altro, contenuto in una o in due mail successive, arrivate a ridosso dell’11 agosto, quando dodici consiglieri hanno firmato l’ordine del giorno a favore dei locali d’intrattenimento ed è stato lo stesso Solinas a dichiarare nell’aula del consiglio di aver «sentito il parere del Comitato scientifico».

Comunque sia tutte le varie comunicazioni mail saranno consegnate in queste ore ai funzionari del dirigente Fabrizio Mustaro. Saranno poi i magistrati a verificarne l’ordine cronologico e il contenuto, elementi fondamentali per stabilire se il presidente Solinas abbia voluto fare di testa sua, con grande soddisfazione degli imprenditori del divertimento, o se al contrario la sua scelta di rischiare una proroga all’apertura - interrotta appena quattro giorni dopo da un decreto del ministro della salute Roberto Speranza - fosse basata su un supporto scientifico rigoroso, documentato dal parere del Cts. Nella stretta sostanza la partita giudiziaria si gioca qui, almeno in riferimento all’ipotesi di reato oggi iscritta contro ignoti. L’altro fronte sarebbe quello della corruzione, legato alle pressioni a favore delle discoteche di cui ha parlato il consigliere Giovanni Satta. Fronte interessante per la Procura, ma difficile da esplorare a tre mesi di distanza, in mancanza di attività d’indagine mirate e tempestive.

Intanto salta fuori che la mancata diffusione del citatissimo parere tecnico era stata segnalata dal leader del centrosinistra Massimo Zedda: il 12 agosto l’ex sindaco di Cagliari l’aveva richiesto agli uffici con un formale accesso agli atti, trascorsi invano i trenta giorni stabiliti dalla legge Zedda si è presentato alla Guardia di Finanza e ha segnalato la stranezza. Subito dopo ha raccontato la vicenda sul proprio profilo Facebook, a quanto pare senza alcun risultato. Zedda ha infine confermato la scomparsa del documento («a questo punto non sono sicuro che esista») il 28 settembre, quando è stato sentito dall’inviato di Report.

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