La Nuova Sardegna

Celeste e rosa la “prigione” dei colori

di Giada Elias
Celeste e rosa la “prigione” dei colori

Le rivoluzioni culturali a volte iniziano con piccoli ma significativi cambiamenti

10 dicembre 2020
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Abbiamo sempre avuto in mente l’idea che l’uomo sia il più forte, non deve mostrarsi debole e non deve piangere, perché lui è la roccia. E che è sempre tutto etichettato, perché questo è per il maschio e questo è per la femmina.

Quindi io vi chiedo, il rosa a chi lo assocereste? E il celeste?  Sin da bambini, cresciamo con il concetto che è la bambina quella che piange, che dev’essere sempre ordinata, con i capelli pettinati e messi bene. Con un vestitino, le ballerine e lo smalto, perché ovviamente è così che si deve vestire una femminuccia. Mentre il bambino, deve indossare i pantaloni lunghi, una bella felpa, le sneakers. Si mette a giocare con le macchinine, e poi si innamora del calcio.

Ma è davvero corretto fare questo distinzione? E se il bambino volesse giocare con le Barbie, truccarsi, mettersi lo smalto e ballare;perché non può farlo? E se lo fa perché lo etichettiamo subito come femminuccia?

Troviamo quindi un problema di fondo nella società, se voi osservate è tutto etichettato, tutto preimpostato.

Adesso molte celebrità stanno iniziando a mettersi lo smalto e questo però non significa che loro siano gay. Semplicemente gli piace metterselo, e allora perché la società, con i nostri pregiudizi, deve proibirglielo?

Recentemente ho visto un video dove un signore, andava a lavoro e a fare la spesa usando i tacchi e i tailleur con la gonna. Ha dovuto precisare di essere etero, essere sposato con due figli e che si veste così perché lo fa stare bene con se stesso, è solo il suo modo di esprimersi. Ed è pure vergognoso il fatto che lui abbia dovuto precisarlo. Possiamo inoltre osservare, quanto delle espressioni che usa la società quotidianamente, possano influenzare la persona. Come ad esempio: «Non piangere come una femminuccia» oppure «fai l’uomo», addirittura “non hai le palle”.

Ragioniamo sinceramente, e ditemi se non avete mai detto o sentito queste espressioni. Quindi per favore, vi chiedo di pensare insieme a me a quello che avete appena letto e cercare di fare dei passi, vanno bene anche piccoli.

Sono consapevole che è difficile attuare anche solo un leggero cambiamento, nonostante si cerchi di far aprire gli occhi alle persone. Facciamolo per far crescere i nostri figli, e tutte le generazioni future in una società migliore della nostra.

Giada frequenta l’istituto Ferraris di Iglesias

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