La Nuova Sardegna

Attenzione alla truffa che viaggia in chat

di Federico Salvatore Maninchedda*
Attenzione alla truffa che viaggia in chat

Dietro un messaggio inviato su WhatsApp c’è un pirata informatico pronto a rubarci il profilo e tutto ciò che contiene

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Negli ultimi giorni del 2020 ha preso piede una truffa ribattezzata sin da subito “Truffa di Capodanno”. Gli utenti WhatsApp, vittime di questo raggiro, ricevono un messaggio contenente un codice di sei cifre. Un numero di serie unico e contrassegnante il profilo del malcapitato. Questo codice vien richiesto all’assistenza WhatsApp dall’hacker, che non può riceverlo direttamente poiché a recapitarlo può essere solo il vero proprietario. Il pirata informatico si fingerà dunque un suo conoscente e gli domanderà il codice in modo meschino affermando di averglielo inviato precedentemente per errore. Se lo sventurato dovesse abboccare all’amo, perderebbe il suo profilo e tutto ciò che c’è all’interno di esso. Oggigiorno le truffe online sono molteplici e questa è solo la punta dell’iceberg. Una fra le più recenti. Tante truffe hanno origine dalle catene di Sant’Antonio. Queste sono nate al principio del XX secolo e inducevano a recitare tre Ave Maria per l’omonimo santo. Da qui difatti il nome. Si sono così diffuse sempre più, nel XXI secolo, sotto forma di messaggi su social network come Facebook o applicazioni di messaggistica come WhatsApp. Invitano a condividere a più persone la stessa comunicazione. Pena per il mancato adempimento del compito prefissato dal messaggio: cader vittima di sfortuna, malocchio o altre sventure e disgrazie. Diventa una truffa vera e propria quando lo stesso sistema viene adottato nella vendita online di beni, specie negli ultimi tempi su siti web promossi da seguiti influencer. Esemplificativa è l’offerta di uno smartphone di ultimo modello, ampiamente scontato, che prevede però che l’acquirente, per ottenerlo, debba convincere altre persone all’acquisto dello stesso prodotto. Purtroppo se anche la transazione dovesse andare a buon fine, dovranno attuare lo stesso procedimento gli amici e i parenti che hanno contribuito all’acquisizione del telefono cellulare. Un altro caso potrebbe verificarsi nell’invio di catene, create precedentemente da un hacker, contenenti un link nel quale è inserito un virus, che permetterebbe all’autore dello stesso di carpire i dati personali all’interno del dispositivo elettronico nel quale è stato installato. Ma una sorta di catena di Sant’Antonio diffusissima, che attualmente infesta social e siti web come Instagram, Facebook e YouTube, è il marketing piramidale. Un moderno modello commerciale truffaldino che vede protagonisti falsi influencer che promettono grandi guadagni a prede credulone nel caso entrino nel loro giro d’affari, non sempre legale e non sempre molto chiaro.

La struttura piramidale di questo business nasce dallo schema Ponzi, ideato dal truffatore italiano Charles Ponzi. Da esempio può essere l’imbroglio dei corsi di network marketing, inutili a chi li riceve, utili ad arricchire chi comincia il ciclo della truffa. Poiché chi sta in cima alla piramide promette denaro e realizzazione ma l’unico segreto reale che svelerà all’acquirente del video corso, è che per lucrare dovrà a sua volta ideare un nuovo webinar da proporre sui social o tramite annuncio su YouTube per via di YouTube Ads. Molteplici sono le insidie sulla rete al giorno d’oggi. Occorre aver avvedutezza ed essere costantemente in allerta nonché ben informati.

*Federico Salvatore studia al Liceo Margherita di Castelvì di Sassari

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