La Nuova Sardegna

No alla sospensiva ma la Fondazione può esporre le opere

di Mauro Lissia
No alla sospensiva ma la Fondazione può esporre le opere

Respinto il reclamo contro l’ordinanza del giudice civile Resta valido il divieto di sfruttamento commerciale

23 febbraio 2021
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CAGLIARI. L’ordinanza firmata lo scorso 19 gennaio dal giudice civile Bruno Malagoli resta valida in tutti i suoi punti: la Fondazione Stazione dell’Arte potrà continuare ad esporre le decine di opere dell’artista Maria Lai ma non potrà sfruttarle dal punto di vista commerciale, pubblicandone le immagini su libri o altri supporti di diffusione. Ma dovrà anche rispettare quanto stabilito dal giudice monocratico nel provvedimento cautelare, quindi far pubblicare l’ordinanza sui quotidiani sardi e su due testate nazionali, pagare 40 euro per ogni giorno di ritardo sulla pubblicazione e versare 4.454 euro di spese legali per la prima fase della causa. L’ha deciso il giudice Ignazio Tamponi, che ieri ha respinto il reclamo presentato dagli avvocati Giacomo Bonelli, Omar Cesana, Francesca Milani e Massimo Lai contro una parte del provvedimento col quale il giudice ha inibito la Fondazione dall’uso delle opere: i legali chiedevano che il provvedimento venisse sospeso nei tre punti che prevedono spese in attesa della trattazione, ma il giudice ha dato ancora una volta ragione alla difesa dell’erede universale delle opere, Maria Sofia Pisu, assistita dagli avvocati Giancarlo Mereu, Stefano Astorri e Maurizio Mandel affermando che la difesa della Fondazione non ha portato all’attenzione del tribunale alcun «fatto nuovo» successivo all’ordinanza. La decisione è interlocutoria e parziale, perché solo il prossimo 4 marzo la causa andrà in trattazione sotto tutti gli aspetti in vista di un primo giudizio sul merito. Le ultime memorie depositate dai difensori negli uffici dei magistrati contengono però elementi interessanti, forse utili per arrivare alla composizione di una controversia che nel frattempo ha assunto toni e livelli d’interesse pubblico imprevedibili.

Ribadito più volte nelle 17 pagine dell’atto che «la proprietà dell’opera d’arte attribuisce al proprietario solo il diritto di rivenderla, ma non anche quello di far pubblicare l’opera stessa, che resta in capo all’autore di quest’ultima» i legali dell’erede spiegano che «l’ordinanza (quella del giudice Malagoli, ndr) non pregiudica il futuro della Fondazione, non comporta in alcun modo la chiusura del museo e neppure reca impedimento alla vendita dei biglietti, così come all’organizzazione di convegni, rievocazioni e iniziative di studio» sulla figura di Maria Lai. Per la difesa dell’erede non ci saranno quindi «conseguenze nefaste» ma al contrario «la professoressa Pisu risulta animata da spirito di collaborazione con la Fondazione» e disponibile a «impostare un nuovo rapporto».

La condizione perché il nuovo rapporto si realizzi è che la Fondazione chieda di volta in volta «l’autorizzazione alla titolare dei diritti» a riprodurre le immagini delle opere «nel comune interesse di promuovere l’immagine artistica di Maria Lai». Quindi nessuna chiusura, a leggere la memoria dei legali della docente di Ulassai, purché la Fondazione si astenga «dal porre in essere ulteriori iniziative di pura contrapposizione e molestia nei confronti della titolare dei diritti».

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