La Nuova Sardegna

Vaccini e riaperture, solo così si può ripartire

di Edoardo Podda*
Vaccini e riaperture, solo così si può ripartire

Le nuove restrizioni danneggiano l’economia e nel nostro Paese è ancora difficile immaginare il ritorno alla normalità 

01 aprile 2021
3 MINUTI DI LETTURA





A circa un anno dalla Pasqua che nessuno di noi potrà dimenticare, di cose ne sono cambiate tante: ora vediamo l’incubo del Covid come vicino alla fine grazie ai vaccini recentemente impiegati su larga scala, conosciamo meglio il virus, i rischi e i rimedi e il Governo che era diventato l’emblema delle restrizioni è stato oramai sostituito. Dunque, se si prova ad illustrare queste premesse a qualcuno che non si informa da un anno ci sentiremo certamente rispondere che è cambiato tutto; se non si è ancora tornati alla normalità dev’essere certamente perché vi si è ad un passo. E invece non è così, perché un anno dopo sarà ancora una Pasqua rossa, segnata dalle chiure, dal lockdown.

Perché il tanto atteso miracolo della scienza, il vaccino, inventato per segnare la fine della pandemia, non è bastato? Dopotutto i principali paesi occidentali grazie ad esso si avvicinano a grandi passi alla normalità, mentre noi ancora arranchiamo. Magari adesso potremmo, ovviamente, invidiarli, ma si sa per certo che pagheranno cara la loro sciocca avventatezza; magari non adesso ma sicuramente tra alcuni mesi.

Con questo virus, infatti, le conseguenze si vedono dopo tanto tempo, e ogni concessione di libertà ai cittadini, anche in assenza di contagi, avrà come conseguenza una nuova ondata come accaduto all’Italia dopo l’estate. È quasi un anno che i fiori all’occhiello del nostro paese, i virologi specializzati in previsioni postume, cercano di spiegarcelo; e solo loro, in tutto il mondo, essendo probabilmente i più arguti, hanno colto il nesso tra lo svago degli italiani (dopo 3 mesi chiusi tra quattro mura) e l’aumento dei contagi a livello internazionale.

I vaccini quindi, almeno per il momento, non possono farci tornare alla normalità per molti motivi secondo questi esperti; gli immuni che rimangono contagiosi, le varianti inglesi, la sudafricana, la brasiliana e tanto altro ancora. L’Italia vive in questa situazione di ritardo mentre in altri paesi europei, grazie al vaccino si torna rapidamente alla vita.

Il tema divide: c’è chi si riteine fortunato e protetto, chi invece penalizzato. Ad ogni modo, nentre negli altri Stati pianificano e cominciano la rinascita, nel nostro Paese si stabiliscono nuove chiusure in nome della linea rigorista del Governo e del ministro della Salute. Quest’ultimo si è mantenuto sin dall’inizio coerente con il suo pugno di ferro e la sua rigidità. Al punto che la ragionevole paura del contagio è arrivata a un punto tanto estremo da colpire chi aveva un’attività propria per tutelare, invece, chi ha paura anche a mettere il naso fuori di casa.

Come si sa, infatti, la mia libertà finisce dove comincia la paura altrui. Dopo quindi un anno di sofferenze, attività di una vita costrette a chiudere, in alcuni casi per sempre, studenti abbandonati a se stessi e persino sbeffeggiati da alcuni politici per aver chiesto un’istruzione, un presente ed un futuro, questa Pasqua è un chiaro messaggio a tutti che niente è cambiato. E se grazie alla campagna vaccinale i casi gravi scenderanno notevolmente e i dati miglioreranno, sarà sufficiente cambiare i parametri per lasciare le restrizioni come sono ora, come d’altronde è stato fatto poche settimane fa. Insomma, le restrizioni (giuste) e le chiusure delle attività (paralizzanti per l’economia) continueranno. Mentre bisognerebbe procedere in altra direzione: vaccinare e aprire, vaccinare e ripartire. Serve un diverso modo di pensare, questa sarebbe la migliore cura.

*Edoardo frequenta il Liceo Scientifico Spano di Sassari

In Primo Piano

VIDEO

Il sindaco di Sassari Nanni Campus: «23 anni fa ho sbagliato clamorosamente. Il 25 aprile è la festa di tutti, della pace e della libertà»

L’intervista

L’antifascismo delle donne, la docente di Storia Valeria Deplano: «In 70mila contro l’oppressione»

di Massimo Sechi
Le nostre iniziative