La Nuova Sardegna

controlli e norme 

Stretta sulle discoteche camuffate La normativa sui green pass non aiuta

Stretta sulle discoteche camuffate La normativa sui green pass non aiuta

SASSARI. Discoteche chiuse per irregolarità nella riviera romagnola e in tante altre parti d’Italia, modalità di controllo ancora da chiarire per ristoranti, bar e locali di intrattenimento,...

12 agosto 2021
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SASSARI. Discoteche chiuse per irregolarità nella riviera romagnola e in tante altre parti d’Italia, modalità di controllo ancora da chiarire per ristoranti, bar e locali di intrattenimento, esercenti disperati, cittadini rispettosi delle regole e poi furbetti o addirittura ribelli conclamati: la ripartenza è difficile e non solo perché il virus ancora non demorde, nonostante una campagna vaccinale che viaggia bene.

Il caso del Just Cavalli non è isolato: dopo gli stop a diversi locali e discoteche della riviera romagnola, nei giorni scorsi cè stata un’altra chiusura di una discoteca per inottemperanza delle normative anti-Covid. A Riccione la polizia riminese ha controllato tre locali per la verifica del rispetto delle misure anti contagio, fra cui il controllo dei green pass ai clienti, e ha trovato in un disco-dinner numerosi avventori senza mascherina e intenti a ballare: chiusura provvisoria del locale per cinque giorni.

Qualcuno fa il furbo, ma anche chi cerca di rispettare le regole a volte si può trovare in difficoltà. «È importante che la circolare del Ministero dell'Interno abbia evidenziato la distinzione tra la verifica da parte dell'esercente del possesso della certificazione verde per i soggetti che intendono accedere alle attività per cui essa è prescritta e la dimostrazione dell'identità del titolare della certificazione mediante l'esibizione di un documento di riconoscimento», scrive in una nota la Confcommercio in una nota. «Si precisa, infatti, che la verifica dell'identità “ha natura discrezionale ed è rivolta a garantire il legittimo possesso della certificazione medesima”, ma che diviene “necessaria” nei casi di abuso od elusione delle norme, come, ad esempio, quando appaia manifesta l'incongruenza con i dati anagrafici contenuti nella certificazione.

Confcommercio ribadisce, comunque, che «pur restando ferma la volontà di contribuire allo sviluppo della campagna delle vaccinazioni, gli esercenti non possono certo sostituirsi ai pubblici ufficiali».

E poi ci sono quelli che cercano di aggirare il problema andando a caccia di green pass falsi. Da marzo ad oggi è aumentato del 257% il numero di venditori che usano Telegram per pubblicizzare falsi green pass. Il costo d'acquisto dei certificati falsi di vaccinazione si è dimezzato, dai 200 dollari a testa di marzo ai soli 100 dollari di oggi. Sono gli ultimi dati globali della società di sicurezza informatica Check Point Software Technologies, a pochi giorni dal blitz in Italia della Polizia che ha portato al sequestro di 32 canali Telegram. Secondo gli esperti, su Telegram attualmente sono attivi 2500 gruppi, il seguito dei gruppi è aumentato del 566%, alcuni gruppi individuati contano una media di 100.000 follower ciascuno, con alcuni che superano addirittura i 450.000 follower. I paesi coinvolti nella domanda di carte di vaccinazione false si è allargata: a marzo erano soprattutto Stati Uniti, Regno Unito e Germania. Oggi anche l'Italia compare tra i venditori che commercializzano sulla darknet certificati falsi.

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