La Nuova Sardegna

Luca Rossi (Arborea): «Con questi costi è impossibile pianificare»

Luca Rossi
Luca Rossi

L'allevatore di bovini: «Saliti persino i prezzi della paglia e della burocrazia»

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ARBOREA. «Quando lavori con gli animali come faccio io devi essere operativo 365 giorni all’anno, perché l’esigenza primaria è il loro benessere, e devi quindi rispettare i tempi richiesti: quelli della mungitura, del cibo, della gestione. E per far bene tutto questo devi poter pianificare». Luca Rossi, allevatore di bovini di Arborea, è uno di quei giovani di cui questo settore ha bisogno per crescere, ma che sono essi a dura prova dalla situazione di crisi legata all’aumento dei prezzi. Luca non nasconde la sua preoccupazione: «Se prima era possibile fare una previsione partendo da un budget di spesa conosciuto, ora non si può pianificare per porsi degli obiettivi, come avviene in qualunque attività. Ma nelle campagne in particolare è un’esigenza imprescindibile».

In questo momento cosa incide di più sui conti aziendali? «L’energia elettrica alle stelle. E l’aumento dei materiali base (mangimi, cereali). Pagavo la soia sino a 2-3 anni fa 33-34 euro al quintale, 37 a fine 2021, ora a contratto la pago anche 60. La farina di mais prima si pagava da 21 a 24, ora siamo oltre i 30. Stesso discorso per fieno e paglia (da 6-7 a 10-12 euro), così come qualsiasi foraggio per le lettiere». Agli occhi di un profano sembra strano che la paglia possa aumentare. Ecco il meccanismo: «Senza pioggia il grano non cresce – spiega Rossi – e hai quindi meno materiale in campagna, il poco che c’è il terzista deve raccoglierlo facendo anche lui quadrare i conti con gli aumenti dei costi del personale e del gasolio (da 0,60 a 1,10 euro). Così, se prima da 4 ettari produceva una quantità x di paglia, ora ne fa la metà».

L’aumento dei concimi è tra i più considerevoli: «Dovremo farci i conti da aprile in poi, quando raccoglieremo gli erbai autunno-vernini, poi dovremo procedere alla semina del mais e in quelle occasioni avremo a che fare con il costo maggiorato delle sementi, dell’acqua per l’irrigazione, dei concimi che utilizzeremo (dal 60-70% sino al 100% per alcuni tipi) e dei carburanti per i mezzi. Oggi è tutto più difficile». E poi ci si mette di mezzo anche la burocrazia, che ha i suoi costi: «Documentazioni, bolli, timbri, che magari costano pochi euro ma in un’azienda come la nostra che “fa molta carta” pesano parecchio».

«Tutto questo accade in un contesto – spiega Rossi – in cui il prezzo del latte nel mercato globale ha sempre una tendenza al ribasso». E Luca si chiede come mai non ci si ponga il problema di cosa accadrà a livello mondiale: «Che disponibilità avremo su certi materiali come cereali e combustibili tra 6 mesi, e a che prezzi, dato che grandi quantità se le sono già accaparrate Paesi concorrenti come la Cina?». A proposito di latte: il protocollo firmato col ministero che prevede 3 centesimi in più per litro di latte bovino non basta? «Ogni aiuto ben venga – risponde – ma le aziende hanno bisogno di essere competitive sempre, non di ricevere oggi e di avere di nuovo problemi tra 6 mesi. Occorrono strumenti per portare a casa quello che serve a prezzi ragionevoli, strategie per far fronte a periodi difficili ma in maniera continuativa. Solo così i giovani saranno invogliati a restare in azienda e lavorare in serenità, ciò che manca oggi». (a.palmas)

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