La Nuova Sardegna

La proposta di Efisio Arbau: «Isola bio e distretti»

Michele Arbau, presidente del Distretto rurale Barbagia
Michele Arbau, presidente del Distretto rurale Barbagia

«Saremo competitivi solo se ci daremo un’identità agricola vera» 

09 febbraio 2022
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OLLOLAI. Il caro prezzi delle materie prime ha l’effetto di una pandemia economica per un’agricoltura sarda che ha assoluto bisogno di svoltare e il presidente del Distretto rurale Barbagia, Efisio Arbau, lancia l’idea: «Isola totalmente naturale, cioè biologica, e distrettualizzata». «“Efisio, stiamo pagando i tanti soldi dati per non produrre, lasciando i terreni incolti”, ma quella indicata dal mio amico pastore Tonino Siotto è solo una delle concause – spiega Arbau – importante è indicare la parte costruttiva che nel medio periodo possa portarci fuori dai guai. I territori, aggregando gli agricoltori e in generale gli attori del mondo rurale, enti locali compresi, si devono dare una strategia entro il 2030, coda sostanziale della programmazione di fondi comunitari 2023/2027».

Arbau parla di transizione, termine che va di moda, ma di quella «verso il naturale e biologico». Sì, ma come? «Preservando l'ambiente e garantendo i consumatori con prodotti genuini. Dandoci un’ identità agricola vera, riconoscibile e spendibile nel mercato. Non più a parole, ma documentando distrettualmente e senza burocrazia le coltivazioni naturali e gli allevamenti certificati al benessere animale. Dando valore aggiunto ai prodotti e quindi a chi li produce. Tagliando alla radice l'ambiguità di prodotti marchiati come sardi ma con materie prime di bassa qualità provenienti dagli allevamenti intensivi europei e continentali».

Nella visione di Arbau, «coloro che hanno progetti aziendali singoli, i capitani di impresa solitari, se la dovrebbero cavare da soli e senza sostegno pubblico, chi invece aderisce a un piano distrettuale vero e monitorato dovrebbe essere sostenuto in un progetto collettivo». La strategia – dice l’ex sindaco ed ex consigliere regionale – è «rendere comunque conveniente coltivare e produrre nell'ambito distrettuale. E quindi obbligare Gdo e agroindustria (che sarà spinta a trattare con chi garantisce qualità e auto-controllo) a a comprare i prodotti sardi a prezzi remunerativi per gli agricoltori».

Ma come si arriverebbe a realizzare quello che ora sembra un miraggio? «Con un piano di sviluppo rurale vero, discusso con gli agricoltori e con importanti risorse già stanziate e che possono essere integrate con fondi dedicati a distretti e filiere. Non siamo all'anno zero, ci sono già distretti operativi e tanti partenariati che si stanno formando. E, soprattutto, gli agricoltori sono obbligati a prendere in mano il proprio destino». (a.palmas)
 

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