La Nuova Sardegna

Energia

«Sui progetti di valenza nazionale la decisione spetta allo Stato»

Giuseppe Centore
«Sui progetti di valenza nazionale la decisione spetta allo Stato»

Intervista con Massimiliano Atelli, presidente della Commissione Via-Vas. «Sulle proposte che riguardano l’isola daremo un parere, poi ci sarà un decreto»

06 luglio 2022
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Cagliari. «Questi progetti sono di valenza nazionale e strategica. La sicurezza e l’indipendenza energetica sono il cuore della sovranità di uno Stato, come purtroppo questi mesi ci stanno dimostrando. Questo non vuol dire che non si abbia il diritto, e direi il dovere, di far sentire e conoscere il proprio parere, ma la decisione, come le procedure, sono nazionali». Massimiliano Atelli è il procuratore regionale della Val d’Aosta della Corte dei Conti. Esperto di diritto ambientale, di amministrazione pubblica e di giustizia contabile. È stato capo dell’ufficio legislativo al ministero dell’Ambiente, consulente giuridico della Presidenza del Consiglio. Da un anno e mezzo è presidente della Commissione Via-Vas, la commissione che dà il nulla osta ai progetti di impatto ambientale significativo. Da pochi mesi è anche a capo della altra Commissione, sempre del Ministero per la Transizione Ecologica, che valuta i progetti legati al Pnrr e al piano per l’energia e il clima. Sul suo tavolo transiteranno tutti i progetti presentati in questi mesi in Sardegna sull’eolico, a terra e a mare.

I progetti di grandi impianti eolici, off-shore, sono una novità per questo paese, a differenza di altre aree europee. Come pensate di muovervi?
«Ci siamo già occupati di eolico off-shore nel basso Adriatico concludendo una procedura preliminare di verifica di un progetto da 2,5 gigawatt al largo di Brindisi, dando raccomandazioni per il progetto definitivo. La Sardegna è la regione più ventosa del nostro paese e siccome il vento per sua natura non è democratico o costante, ma è presente solo in alcuni punti con certe caratteristiche, è chiaro che nelle aree dove c’è la possibilità di sfruttare questa risorsa non pulita ma pulitissima, ci sono più richieste. Direi che è un fatto, questo sì, naturale».

Da quali principi parte il vostro ragionamento alla base delle vostre scelte?
«Intanto una premessa, poi parlerò delle procedure. L’eolico off-shore ha caratteristiche diverse da quello a terra: ha impatto visivo meno evidente; a mare non vi sono interferenze di alcun tipo, non vi sono limiti fisici; necessita perciò di dimensioni molto grandi, con potenze in termini di gigawatt. Il corollario naturale è che più grande è la taglia di un progetto più è evidente che questo ha a che fare con interessi strategici nazionali, non solo locali. Avere in esercizio un impianto da 3 gigawatt o non averlo fa molta differenza per il Paese intero».

Premessa ricevuta. Ma qual è la procedura? Chi decide? Chi boccia o promuove un progetto?
«Non decidiamo solo noi, diamo il parere, motivato, compiuto e ponderato, ma è solo un parere. Successivamente c’è un decreto. Sino a ieri il decreto era del ministro dell’ambiente. Adesso è del direttore generale del Ministero per la Transizione Ecologica che può anche discostarsi dal parere della commissione. Nel caso della Valutazione di Impatto Ambientale nazionale il decreto è di due direttori generali del Mite e del Ministero della Cultura, che operano su parità e che devono trovare una sintesi. Quando la sintesi non la trovano in quel caso l’atto conclusivo non è nemmeno il decreto ma una delibera del Consiglio dei Ministri, esattamente come è accaduto per il via libera per il rinnovato parco eolico di Nulvi-Ploaghe ad aprile».

Ma che ruolo hanno gli enti locali in questi passaggi autorizzativi?
«Nel procedimento tutti hanno diritto a far sentire la loro voce sia i singoli che le comunità locali, per assumere la decisione migliore che, però, ripeto, viene comunque presa a livello statale. In ogni caso quando il progetto è di concorrente interesse nazionale e regionale ai 40 commissari si aggiunge un 41esimo commissario, con gli stessi diritti, designato dalla regione limitatamente a quel procedimento. Nessuno però ha diritto di veto. Sono capitate, non di rado situazioni dialettiche anche dentro agli ambiti regionali, ma non per la regione Sardegna. È successo che quando la procedura prevedesse un parere degli uffici regionali questo poi sia andato a confliggere col parere del rappresentante regionale».

E come avete risolto il problema?
«Si va avanti, rispettando i tempi di legge e facendo sintesi, visto che spesso poi i pareri vengono assunti all’unanimità. Di certo non mettiamo la parola fine sulla vicenda. Allo stesso modo è evidente che se diversi progetti ricadono su uno stesso specchio di mare e hanno una concentrazione esagerata, in assenza di punti di riferimento normativi chiari, siamo costretti a operare basandoci sul buon senso, collaborando con le Regioni, come gli esempi di Toscana, Puglia e Basilicata dimostrano».

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