«Sui progetti di valenza nazionale la decisione spetta allo Stato»
Intervista con Massimiliano Atelli, presidente della Commissione Via-Vas. «Sulle proposte che riguardano l’isola daremo un parere, poi ci sarà un decreto»
Cagliari. «Questi progetti sono di valenza nazionale e strategica. La sicurezza e l’indipendenza energetica sono il cuore della sovranità di uno Stato, come purtroppo questi mesi ci stanno dimostrando. Questo non vuol dire che non si abbia il diritto, e direi il dovere, di far sentire e conoscere il proprio parere, ma la decisione, come le procedure, sono nazionali». Massimiliano Atelli è il procuratore regionale della Val d’Aosta della Corte dei Conti. Esperto di diritto ambientale, di amministrazione pubblica e di giustizia contabile. È stato capo dell’ufficio legislativo al ministero dell’Ambiente, consulente giuridico della Presidenza del Consiglio. Da un anno e mezzo è presidente della Commissione Via-Vas, la commissione che dà il nulla osta ai progetti di impatto ambientale significativo. Da pochi mesi è anche a capo della altra Commissione, sempre del Ministero per la Transizione Ecologica, che valuta i progetti legati al Pnrr e al piano per l’energia e il clima. Sul suo tavolo transiteranno tutti i progetti presentati in questi mesi in Sardegna sull’eolico, a terra e a mare.
I progetti di grandi impianti eolici, off-shore, sono una novità per questo paese, a differenza di altre aree europee. Come pensate di muovervi?
«Ci siamo già occupati di eolico off-shore nel basso Adriatico concludendo una procedura preliminare di verifica di un progetto da 2,5 gigawatt al largo di Brindisi, dando raccomandazioni per il progetto definitivo. La Sardegna è la regione più ventosa del nostro paese e siccome il vento per sua natura non è democratico o costante, ma è presente solo in alcuni punti con certe caratteristiche, è chiaro che nelle aree dove c’è la possibilità di sfruttare questa risorsa non pulita ma pulitissima, ci sono più richieste. Direi che è un fatto, questo sì, naturale».
Da quali principi parte il vostro ragionamento alla base delle vostre scelte?
«Intanto una premessa, poi parlerò delle procedure. L’eolico off-shore ha caratteristiche diverse da quello a terra: ha impatto visivo meno evidente; a mare non vi sono interferenze di alcun tipo, non vi sono limiti fisici; necessita perciò di dimensioni molto grandi, con potenze in termini di gigawatt. Il corollario naturale è che più grande è la taglia di un progetto più è evidente che questo ha a che fare con interessi strategici nazionali, non solo locali. Avere in esercizio un impianto da 3 gigawatt o non averlo fa molta differenza per il Paese intero».
Premessa ricevuta. Ma qual è la procedura? Chi decide? Chi boccia o promuove un progetto?
«Non decidiamo solo noi, diamo il parere, motivato, compiuto e ponderato, ma è solo un parere. Successivamente c’è un decreto. Sino a ieri il decreto era del ministro dell’ambiente. Adesso è del direttore generale del Ministero per la Transizione Ecologica che può anche discostarsi dal parere della commissione. Nel caso della Valutazione di Impatto Ambientale nazionale il decreto è di due direttori generali del Mite e del Ministero della Cultura, che operano su parità e che devono trovare una sintesi. Quando la sintesi non la trovano in quel caso l’atto conclusivo non è nemmeno il decreto ma una delibera del Consiglio dei Ministri, esattamente come è accaduto per il via libera per il rinnovato parco eolico di Nulvi-Ploaghe ad aprile».
Ma che ruolo hanno gli enti locali in questi passaggi autorizzativi?
«Nel procedimento tutti hanno diritto a far sentire la loro voce sia i singoli che le comunità locali, per assumere la decisione migliore che, però, ripeto, viene comunque presa a livello statale. In ogni caso quando il progetto è di concorrente interesse nazionale e regionale ai 40 commissari si aggiunge un 41esimo commissario, con gli stessi diritti, designato dalla regione limitatamente a quel procedimento. Nessuno però ha diritto di veto. Sono capitate, non di rado situazioni dialettiche anche dentro agli ambiti regionali, ma non per la regione Sardegna. È successo che quando la procedura prevedesse un parere degli uffici regionali questo poi sia andato a confliggere col parere del rappresentante regionale».
E come avete risolto il problema?
«Si va avanti, rispettando i tempi di legge e facendo sintesi, visto che spesso poi i pareri vengono assunti all’unanimità. Di certo non mettiamo la parola fine sulla vicenda. Allo stesso modo è evidente che se diversi progetti ricadono su uno stesso specchio di mare e hanno una concentrazione esagerata, in assenza di punti di riferimento normativi chiari, siamo costretti a operare basandoci sul buon senso, collaborando con le Regioni, come gli esempi di Toscana, Puglia e Basilicata dimostrano».
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