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Vaticano

Becciu: “Mai un centesimo è finito in tasca a mio fratello”

Angelo Becciu alla presentazione del libro di Marco Minniti 'Sicurezza e libertà  Roma, 6 novembre 2018. ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Angelo Becciu alla presentazione del libro di Marco Minniti 'Sicurezza e libertà Roma, 6 novembre 2018. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

“Sono sicuro che emergerà la verità e così la mia assoluta innocenza”

14 ottobre 2022
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Città del Vaticano A proposito di quanto detto dal commissario della gendarmeria Stefano De Santis a proposito del suo interessamento presso la Cei per l'ottenimento di sussidi finiti alla Spes, Becciu ha detto che questa "è una prassi normale nella Chiesa, quella di aiutarsi reciprocamente. Ricordiamocelo: noi non siamo un'azienda e neppure un ufficio municipale, in cui ogni atto è regolato dalla norma. No! Nella Chiesa regna la legge dell'amore e del disinteresse, ove il legalismo non deve tarpare le ali dello spirito creativo". "Aiutare a creare opere di bene è il massimo che un cristiano, un sacerdote e ancor più un Vescovo deve fare", ha proseguito. E nel caso specifico, "avevo fatto tesoro del consiglio dell'allora Segretario della Cei, mons. Nunzio Galantino, il quale un giorno mi disse 'incoraggi il suo vescovo e altri vescovi a chiedere aiuti per opere sociali perché vi sono le somme a disposizione per tali finalità'". "Qui però - ha continuato Becciu - la domanda che penso ci dobbiamo porre è un'altra: ma i soldi ricevuti dalla Cei sono stati utilizzati nel rispetto della loro finalità istituzionale sì o no? Erano stati chiesti per un panificio: il panificio esiste? sta funzionando sì o no? Vi sono sedici impiegati: sì o no? I responsabili hanno rendicontato quanto ricevuto alla Cei, sì o no? Come mai dalla Cei i responsabili della Cooperativa non hanno mai ricevuto alcun sollecito e tantomeno un rimprovero? E questo a prescindere dal fatto che non sia io ad essermene mai occupato. In nessuna forma".

"Non so se posso sostituirmi ai miei Avvocati e fare una domanda al sig. De Santis - ha detto ancora -: sappiamo bene che avete fatto accertamenti sui vari conti bancari della diocesi di Ozieri e li avete fatti anche sui miei conti bancari, su quelli dei miei fratelli e soprattutto di mio fratello Antonino. Ci dica: ha mai trovato un'entrata irregolare in tutti questi conti? Perché non dice davanti a tutti quanti soldi ha trovato nel conto di mio fratello, Tonino? Lo dica! La autorizzo io a dirlo!". Secondo il porporato sardo, "è provato ampiamente che, malgrado tutto quello che si è detto sul cosiddetto conto promiscuo, la Cei e la Caritas Nazionale non hanno smesso di versare i loro sussidi su tale conto. Segno che quelli della Caritas di Ozieri hanno sempre rendicontato quanto hanno ricevuto fino all'ultimo centesimo e gli Organismi nazionali mai hanno avuto di che dire sul loro operare". Quel conto "era stato aperto dal direttore della Caritas su delega del vescovo del tempo e che gli altri vescovi succedutisi ne erano al corrente". E a proposito del direttore della Caritas, "non è mia colpa se egli è mio cugino e se egli fu nominato nel 2003, quando io ero Nunzio in Angola, ben lontano dunque dalle questioni della diocesi di Ozieri".

Becciu contesta anche l'uso di slide con una statistica dei sussidi dell'Obolo di San Pietro distribuiti a varie diocesi e da cui emerge che Buenos Aires o qualche altra grande diocesi avesse ricevuto meno della diocesi di Ozieri. "Quel riepilogo è errato nel metodo, è inattendibile: i sussidi erogati dalla Segreteria di Stato non erano destinati solamente alle Diocesi, ma a qualunque ente territoriale ritenuto meritevole di aiuto". Ecco perché "non ha senso scegliere, arbitrariamente, di comparare le sole Diocesi; si sarebbe dovuto comparare tutti gli Enti. Allora si sarebbe visto che i sussidi erogati sono stati, nel mio settennato quale Sostituto, molte decine di più di quelli mostrati, e che vi furono enti che ricevettero somme ben maggiori di centomila euro".

Sempre secondo Becciu, "a questo punto, è giusto chiedersi perché tanta attenzione da parte dell'autorità giudiziaria vaticana verso la Cooperativa della Caritas di Ozieri? Ieri è stata menzionata la Cooperativa "Simpatia" di Como ove lavora il padre di mons. Perlasca e che, a detta dello stesso monsignore, ha ricevuto la somma di 60 mila di euro dall'Obolo di San Pietro. Non penso che il finanziamento fatto avere a quell'ente sia passato tramite il vescovo o la Caritas, ma esso è stato inviato direttamente al responsabile dell'Ente, come si era soliti fare". "Mi chiedo - ha aggiunto -: sono stati fatti accertamenti su quel conto o sui tanti altri? Perché Ozieri è stata indagata e Como no? Perché Ozieri ha provocato tutto questo gran can mediatico?". "La ragione è risaputa - ha allora osservato -: si è sospettato che i miei familiari si fossero arricchiti e che io li abbia voluti arricchire, ma è stato dimostrato il contrario. La mia famiglia è stata messa al centro di un clamore negativo pesantissimo. E ci tengo a rimarcare e questo mi consola e mi incoraggia che gli unici ad essersi trovati bene dalle elargizioni della Cei sono stati i poveri, i disoccupati, gli emarginati".

"Ieri sono rimasto ancora più dispiaciuto nel sentire il Commissario De Santis riaffermare che l'incontro avuto con lui e il Comandante della Gendarmeria, il 3 ottobre 2020, nel mio appartamento, non era tutelato dall'impegno della massima riservatezza". Così inizia la lunga dichiarazione spontanea resa oggi in aula dal cardinale Angelo Becciu, nella 30/a udienza del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato.

"Confermo nel modo più assoluto - ha proseguito - che mi venne detto di tenere il segreto e io ho rispettato quell'impegno e proprio per quell'impegno anche nei momenti più difficili e tormentati non ho mai confidato a nessuno di quell'incontro."

"Se non fossi stato legato alla promessa del silenzio avrei mai taciuto frasi come le seguenti proferite proprio dal De Santis in quell'incontro?" Ecco cosa mi disse: 'Eminenza, Il Santo Padre le vuole bene, in Sardegna è ben voluto, senta il mio consiglio: rientri in Sardegna e viva tranquillo tra la sua gente. Non vorrà mica partecipare a un Processo? Lei sa bene quante cose negative potrebbero venire fuori in un processo!'".

"Lascio a voi l'interpretazione di tali frasi. Io è da due anni che mi chiedo il senso di quelle parole - ha aggiunto l'ex sostituto per gli Affari generali ed ex prefetto per le Cause dei santi -. Rimasi comunque allibito di fronte a tali espressioni e mi limitai a dire che speravo di non andare mai a processo e che in caso contrario avrei affrontato con dignità l'evenienza".

"Come vede Sig. Presidente, sono qui! - ha affermato quindi rivolto a Giuseppe Pignatone, presidente del Tribunale vaticano - Sto partecipando con regolarità alle sedute e cercherò di parteciparvi fino alla fine, a testa alta, sicuro che la verità emergerà e così la mia assoluta innocenza". (ANSA)

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