La Nuova Sardegna

Il rapporto Inps

Un terzo dei sardi vive di pensione, sussidi per 66mila famiglie

<usng-titolo>Un terzo dei sardi vive di pensione, sussidi per 66mila famiglie</usng-titolo>

L’importo medio dell’assegno mensile non supera i 1.100 euro. Gli aiuti per chi non ha un introito: 5mila in più rispetto al 2020

28 ottobre 2022
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Cagliari Un terzo dei sardi, per l’esattezza 548.068, vive di pensione. Il 50 per cento sono maschi, l’età media è appena superiore ai sessant’anni, sfiora invece i settanta quella delle donne, e l’assegno mensile in media non va oltre i 1.100 euro, per crollare sotto i 500 se la pensione è sociale. È lo spaccato disegnato dalla direzione regionale dell’Inps, nel biennio 2020-2021. Da una fotografia all’altra: 65.748 famiglie, oltre 128mila le persone coinvolte, hanno percepito il reddito di cittadinanza, sono state 5mila in più rispetto al 2020, con un importo mensile di 515 euro, 50 in meno rispetto alla media nazionale. Ancora: la pandemia, nel 2020, ha fatto schizzare fino a 55milioni le ore di cassa integrazione, con una leggera flessione (37milioni) nel 2021. In buona sostanza, secondo Piero Angius, presidente del Comitato regionale, e Alessandro Tombolini, direttore della sede centrale di Cagliari «in Sardegna gran parte della popolazione adulta ha che fare, in un modo o nell’altro, con l’Istituto previdenziale nazionale».

Conti in rosso La Sardegna versa in tutto contributi per un miliardo e 830 milioni, con un leggero aumento nel confronto 2020-2021, più altri 15 milioni recuperati attraverso ispezioni e indagini varie su lavoratori in nero o irregolari. Però, sempre secondo le tabelle, il distacco è stato ancora più netto (sono 232 milioni in meno) rispetto al 2019. Il motivo è sempre lo stesso: i contraccolpi del Covid, con un saldo negativo di 1.253 chiusure in due anni. Da 43.641 a 42.388, col commercio, la ristorazione e l’alberghiero che hanno pagato il prezzo più pesante: oltre il 50 per cento dell’intera differenza 2019-2020, intesa come mortalità aziendale. Di contro, in un anno, l’Inps ha pagato oltre 5 miliardi e 107 milioni fra pensioni, integrazioni salariali e altri sussidi, con un incremento di 33 milioni da un anno all’altro.

Rdc, Naspi e Cig Nel 2019, primo anno del Reddito di cittadinanza, sono state 46.946 le famiglie che hanno ricevuto l’assegno mensile per contrastare povertà e disoccupazione, 60.578 l’anno successivo e 65.748 nel 2021. Però, allo stesso tempo, sono state 14mila le revoche o la perdita del diritto: i controlli sono stati effettuati soprattutto nel 2021, 10mila in quello precedente e appena 3mila nel 2019. Per quanto riguarda la Naspi (Nuova assicurazione per l’impiego) sono state presentate 82mila domande e oltre 75mila accolte. La cassa integrazione ha avuto un boom nel 2020, è stato l’anno peggiore della pandemia, fino a toccare il record di 55milioni/ore, erano state 3 milioni nel 2019, per scendere sotto le 38mila nel 2021. È la conferma che qualche debole segnale di ripresa c’è stato e continua a esserci, anche se la crisi economica continua a pesare eccome sulla Sardegna.

Maternità e famiglia Nel 2021 sono state oltre 10mila le domande accolte per il bonus mamma, conteggiato dal settimo mese di gravidanza in poi, e circa 13mila i bonus per gli asili nido. Sono stati poi soprattutto i lavoratori dipendenti, quasi 33mila, a chiedere e ottenere l’indennità per congedo di martenità/parternità o parentale. È un paracadute sociale che, sempre negli anni della pandemia, ha evitato il tracollo di molte famiglie.

La struttura In Sardegna il personale dell’Istituto, articolato in una sede regionale, quattro provinciali, 13 agenzie territoriali, più quattro punti informazioni – è sottodimensionato. Dai 678 dipendenti del 2019 è agli attuali 670. L’obiettivo è colmare gli evidenti vuoti in organico con la mobilità interna e il concorso nazionale per l’assunzione di 1.858 funzionari. Nonostante il «buco», in Sardegna, l’Istituto – sostengono i vertici – ha ottenuto una buona qualità nei servizi con gli utenti. Ad esempio ha funzionato lo «Sportello mobile», mentre sono stati oltre 60mila gli accessi fisici agli uffici e oltre 200mila le richieste alla «Linea Inps». Il tempo di risposta è stato intorno ai 10 giorni. Ma sulla produttività i margini di miglioramento sarebbero ancora alti.

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